Domani, all’Assemblea annuale di CNA Firenze Metropolitana tutte le sfide socioeconomiche che attendono il territorio

La Città Metropolitana di Firenze sta affrontando una crisi demografica e imprenditoriale significativa. Tra il 2012 e il 2023, la popolazione è diminuita dello 0,4%. La riduzione delle nascite è forte: -27% tra il 2012 e il 2022. Parallelamente, molti giovani tra i 18 e i 39 anni hanno scelto di emigrare all’estero (da 307 nel 2013 a 808 nel 2023), mentre la popolazione anziana (over 65) ora costituisce il 27% del totale. La crescita degli stranieri residenti, invece, è stata del 5% dal 2019 al 2024 (dato inferiore alla media nazionale).

È da questa realtà, che influisce pesantemente sul nostro tessuto imprenditoriale, rendendo difficile anche il ricambio generazionale e il reperimento di manodopera, che prenderà il via domani, 27 giugno, “Articolo 45: le proposte per la tutela e lo sviluppo dell’artigianato e della piccola e media impresa”, la parte pubblica dell’Assemblea annuale di CNA Firenze Metropolitana (ore 18:00, Istituto degli Innocenti, piazza Santissima Annunziata, Firenze).

Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana, insieme a Dario Costantini, presidente nazionale di CNA, e con la moderazione della giornalista Lisa Ciardi, daranno vita al dibattito che partirà ricordando le basi poste dai Padri costituenti per il settore artigiano: l’importanza del comparto cui la carta dedica un articolo a sé stante (il n° 45), la necessità della sua protezione e quella del sostegno normativo al suo sviluppo. Principi che oggi sembrano sembrano dimenticati.

I dati economici recenti lo confermano: tra il 2013 e il 2023, Firenze ha perso il 5% delle sue imprese attive e l’11% delle attività artigianali.

Una contrazione del tessuto imprenditoriale che richiede riforme strutturali urgenti. Tra le proposte di CNA, c’è la revisione della Legge Quadro sull’artigianato del 1985. “Questa legge non rispecchia più il settore artigianale e va aggiornata - spiega Cioni - Ad esempio, è fondamentale rivedere i limiti dimensionali, ormai anacronistici, relativi al numero massimo di dipendenti che un'impresa artigiana può avere che, anziché facilitare la lotta alla microimprenditorialità, come spesso auspicato dal sistema politico ed economico, la ostacolano”.

Cioni sottolinea anche l’importanza di proteggere adeguatamente la denominazione “artigiano”, di ridefinire le categorie incluse nel comparto e di avviare un confronto sul ruolo delle Regioni, a cui la legge quadro attuale dà enormi spazi di manovra. “La mancanza di un efficace coordinamento tra Stato centrale e Regioni ha spesso portato a una frammentazione della normativa, creando disparità territoriali e un surplus di burocrazia, penalizzando sia le attività artigiane che i consumatori. Il decentramento amministrativo e l’autonomia territoriale non sono positivi o negativi in senso assoluto. Sono utili se semplificano la vita a cittadini e imprese e valorizzano le specificità del territorio, sono dannosi se creano complicazioni e nuova burocrazia inutile”.

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