Il presidente Giacomo Cioni: “Più siamo, più saremo efficaci”

CNA Firenze Metropolitana, l’associazione che dal 1945 dà voce e tutela l’artigianato e la piccola e media impresa, sta per compiere 80 anni. Un traguardo sicuramente importante, di cui parla il presidente proprio di CNA Firenze Metropolitana, Giacomo Cioni:Era il 12 luglio 1945 quando un piccolo gruppo di artigiani fondò CNA Firenze. Oggi – racconta – con circa 8.000 associati, CNA Firenze Metropolitana è la principale associazione di rappresentanza dell’artigianato e della piccola e media impresa della provincia di Firenze. I motivi che videro la nascita di questa associazione sono validi tutt’oggi, anzi… La necessità di un soggetto promosso e portato avanti da piccoli imprenditori artigiani è sempre crescente e resta l’unico strumento di intermediazione e confronto con la politica nazionale, regionale e territoriale. L’unico soggetto dentro il quale gli imprenditori si ritrovano, suddivisi per mestieri e territori, per confrontarsi su tematiche legate allo sviluppo, alle crisi settoriali o strutturali che il paese, di volta in volta, attraversa. E dove creare risposte di sistema alle esigenze burocratiche e amministrative ed adempimenti di legge, dove trovare tutele”.

Quanti sono stati gli obiettivi raggiunti e quelli ancora da raggiungere in questi 80 anni di storia?

Gli obiettivi raggiunti in questi 80 anni a tutela e vantaggio della piccola e piccolissima impresa sono innumerevoli. È troppo complicato stilarne un elenco in poco tempo, rammento comunque obiettivi raggiunti nel modello di calcolo pensionistico, nelle norme che hanno promosso aiuti tramite detrazioni fiscali per l’epicentamento energetico e che hanno garantito un grande sviluppo per le nostre aziende che operano nel settore. La continua interlocuzione dove riportiamo al legislatore la reale dimensione delle imprese italiane, le loro caratteristiche e la necessità di interpretare e calare nel modo appropriato leggi europee pensate per un target di più grande dimensione d’impresa. Ci adoperiamo nel ricercare trend veritieri della nostra economia. Come abbiamo constatato, in un paese che sostanzialmente non cresce da oltre vent’anni, è difficile promuovere l’imprenditoria e tantomeno il passaggio generazionale, sempre più in crisi, che viene invece naturale in un paese che cresce e che può contare su politiche a sostegno della trasmissione d’impresa”.

Ecco, presidente, essendo in un periodo storico in cui sempre più imprese medio-piccole sono costrette a fare un passo indietro, le chiedo qual è lo stato dell’imprenditoria locale?

Le imprese del nostro territorio stanno attraversando un momento di particolare crisi che è frutto di una sommatoria di criticità che sono iniziate sicuramente nel 2020 col problema del Covid19, ma che comunque scontano anche difficoltà che arrivano da lontano, dal 2008 in poi, la crisi americana che si è riversata sul nostro continente e in particolare sull’Italia. Ebbene, l’economia, negli ultimi quattro anni, ha avuto degli shock e degli stress test particolarissimi. Ricordo la chiusura per codice ATECO legata a problematiche relative al Covid19, penso a una stagione inflazionistica che ha messo a dura prova tutta l’imprenditoria italiana, penso alla difficoltà che stiamo registrando in settori strategici e importanti per il nostro territorio quali l’abbigliamento, la pelletteria e la parte di imprese della metalmeccanica che sostanzialmente sono in filiera con questi settori. Ebbene, il modello di impresa della piccola e piccolissima imprenditoria ha sì delle criticità maggiori ed è meno strutturata per sostenere questi momenti di crisi, ma è anche vero che è la più duttile e capace di rinnovamento per aderire a cambiamenti e a nuovi processi produttivi che vengono richiesti di volta in volta. Imprese piccole ma più duttili, imprese piene di sapienza imprenditoriale, di capacità artigianale, del saper fare, che riescono ad andare avanti nonostante le difficoltà. In questo caso, l’associazione di categoria deve in tutti i modi richiamare l’attenzione su queste imprese, su questo target di imprese che a livello italiano rappresenta oltre il 90% delle imprese complessive, e quindi andare a mirare degli aiuti, laddove necessari, per poter attraversare questi momenti di crisi. Io reputo, tra l’altro – e questo è un consiglio al legislatore nazionale e regionale – sia utile promuovere un nuovo framework dove poter sviluppare delle azioni in contrasto a questa crisi che in questo momento sono vietate dalle regole europee. Ebbene, un temporary framework che potrebbe servire ad uscire da un impasse particolare, da una congiuntura particolare, che non è solo frutto di un momento storico come quello accorso negli ultimi dodici mesi, ma è la sommatoria di problematiche che si sono stratificate nel tempo e che è difficile risolvere con strumenti convenzionali, ma occorrono strumenti eccezionali ad una eccezionalità di difficoltà economica”.

Quanto sono importanti, per le piccole e medie imprese, le associazioni datoriali?

Le associazioni di categoria sono uno strumento utilissimo per le piccole e piccolissime imprese. Infatti, grazie alla loro lungimiranza, tanti piccoli imprenditori hanno deciso di riunirsi, sottoforma di associazione, per discutere e promuovere azioni a favore del loro modello d’impresa, della loro dimensione di impresa, e per tutelarsi, diciamo tutti insieme, di fronte a temi che era difficile affrontare singolarmente. Oggi noi portiamo avanti delle rivendicazioni particolarmente critiche e importanti a tutti i livelli: a livello nazionale, a livello regionale, a livello territoriale. Sì, questi sono i tre livelli di cui si compone anche il nostro sistema CNA: abbiamo una rappresentanza territoriale, abbiamo un soggetto a livello regionale e chiaramente uno a livello nazionale. All’interno dell’associazione si può intraprendere qualunque tipo di percorso possa portare un vantaggio alla piccola e piccolissima impresa. Noi siamo artigiani, a dire la verità siamo intersettoriali, ci sono diverse tipologie di impresa all’interno della nostra associazione e, nel tempo, ci siamo organizzati e abbiamo dato vita anche a degli strumenti per superare delle difficoltà. Penso al mondo del credito dove, tantissimi anni fa, gli imprenditori, sottoforma mutualistica, misero in piedi dei Consorzi Fidi per aiutare all’accesso al credito le imprese di più piccole dimensioni. Penso a tutta quella rete di informazioni che vengono recepite dalle strutture di CNA, vengono tradotte, sezionate, declinate per ogni singolo mestiere, per fare arrivare informazioni puntuali più aderenti alle necessità delle singole realtà e anche un supporto continuo di confronto per essere spiegate e per essere messe a terra. Penso anche all’importanza che i servizi resi da un’associazione di categoria hanno rappresentato nel corso di questi decenni. Penso a tutto il settore che dà risposte in ambito di sicurezza sul lavoro. Ma se dovessi fare una sintesi dell’importanza delle associazioni datoriali per le piccole e piccolissime imprese, resta su tutto il fatto che l’associazione è un ambito dove ci si ritrova. Dove ci si confronta. Dove si prendono spunti. Dove si fa rete. Dove si incontrano clienti e fornitori. Dove si può, insieme, disegnare un futuro diverso da quello che la politica di turno ci sta propinando. Occorre aprire gli occhi (spesso) di fronte a fatti che solo chi opera nel mondo del lavoro può avere, e può farlo in maniera più specifica laddove si entra a parlare delle singole categorie, dei singoli mestieri. Io credo che il legislatore stesso, i politici che partono dai territori ricordiamocelo, se hanno avuto modo di stare a fianco delle associazioni di categoria, se si sono confrontati con loro, ebbene questi politici salgono ai livelli superiori, quelli regionali e nazionali, portandosi dietro un bagaglio culturale di informazione legato al tessuto produttivo del territorio di cui provengono, ma sanno anche di avere a disposizione un interlocutore che può raccontargli lo stato dell’arte del periodo storico e può stimolarli sulla necessità del settore produttivo – nel nostro caso, conoscere bene le tipicità che sono molteplici per settore dell’artigianato. Ebbene, questo è uno strumento efficace e virtuoso per poter prendere le giuste decisioni, per poter rappresentare al meglio il proprio territorio per impiegare bene le risorse pubbliche”.

Chiudo con una domanda sulla campagna associativa per il 2025. Le chiedo modalità, costo ed eventuali novità?

Come campagna associativa 2025 noi portiamo avanti, reiteriamo quello che è il messaggio che annualmente portiamo all’interno dei nostri associati, ma specialmente a chi associato non è. Associarsi, a qualunque di associazione – meglio chiaramente alla CNA – è un atto etico e di responsabilità, perché è un po’ lavorare per un bene comune che poi torna sicuramente indietro anche come opportunità personale. Quel bene comune che, in questo caso, rappresenta uno strumento utile a tanti. Uno strumento che può portare un beneficio. E guardate, quando un’associazione di categoria porta un beneficio perché ha vinto una battaglia in un confronto legislativo, in un confronto dove si pianificano scelte e leggi che hanno a che fare col mondo del lavoro, con la piccola e piccolissima impresa, ebbene quando noi portiamo a casa un risultato positivo, lo portiamo a casa per tutti. Per gli associati e per chi non è associato. E proprio per questa grande eticità che sta nell’operato degli imprenditori che si associano alle associazioni datoriali, questo richiamo, questa responsabilità dovrebbe essere di tutti. E sapendo che nella rappresentanza occorre sì essere bravi, quello che spesso conta è essere in molti, avere un peso specifico per cui essere percepiti come un soggetto dal quale non si può esimere il confronto, per esempio, politico. Quell’importanza che ti viene dai numeri, oltre che dalle idee che uno promuove. Ebbene, la campagna associativa punterà su questo. Sul dire che stare insieme il più numerosi possibili ci rende sicuramente più efficaci. Stare insieme è l’unica opportunità che abbiamo di mettere in campo un’azione propedeutica a portare vantaggi al nostro target di imprese. I costi, poi, tralasciamoli, sono veramente esigui rispetto al grande lavoro che le associazioni fanno. Inutile dire che con poco più di 200 euro una ditta individuale si può tranquillamente associare alla nostra associazione CNA Firenze. Quello che più mi preme, però, non è tanto l’aspetto monetario, ma io spero che, chi si associa, riesca a trovare momenti da dedicare al confronto, all’azione che spesso mettiamo in campo nelle nostre riunioni. È inutile continuare a lamentarsi delle cose che non vanno senza mettersi alla prova, senza dare il proprio contributo. E guardate, quel contributo può essere veramente piccolo in termini di tempo, ma il fatto di farsi vedere, di rendersi disponibile è già un collante incredibile per tutti coloro che si dedicano all’associazione di categoria. Inoltre, ormai è stato appurato il fatto che i corpi intermedi non solo sono necessari, ma forse sono anche l’unico strumento per tenere insieme un paese che sembra sempre più avere una scollatura tra la parte politica che governa, i cittadini e in particolare le piccole e piccolissime imprese. Perché ribatto sulle piccole e piccolissime imprese? Non solo perché sono il target della mia associazione, ma perché la grande impresa ha regole completamente diverse, regole di mercato completamente diverse. Ha la possibilità di portare il lavoro laddove è più conveniente. Oltre i confini italiani. Oltre i confini europei. La piccola e piccolissima impresa lavora laddove è nata, rimane ancorata al territorio, dà posti di lavoro e dignitosi. Chi lavora nelle imprese spesso sono i nostri migliori amici, i figli dei nostri migliori amici, magari i nostri parenti. E vogliamo far bella figura e vogliamo prosperare. E normalmente è più facile prosperare dove viene rispettata dignità nei salari, nei trattamenti, nelle attenzioni che riguardano la sicurezza – altro tema molto caro alle associazioni di categoria, perché all’interno dei luoghi di lavoro, al fianco dei dipendenti ci sono gli imprenditori. Ebbene, tutti questi aspetti noi li raccontiamo nella nostra campagna associativa che non ha mai fine. Non è che inizia a gennaio e finisce a marzo… Noi ci raccontiamo e proponiamo a tutti gli imprenditori di aderire alle associazioni di categoria. È uno strumento efficace e forte tanto più forte è l’adesione a questo modello particolare che è l’associazione di categoria. Io invito tutti coloro che hanno delle domande, sono curiosi, che vogliono capire e conoscere qual è l’azione, quali sono le prospettive e le particolarità di un’associazione di categoria, di venire a trovarci e scambiare due parole. Poi, parliamoci chiaro, gli imprenditori che hanno un ruolo nella nostra associazione, quando gli parli li riconosci, e spesso affascinano gli altri imprenditori, perché sentono una forza viva, sentono un ardore che è proprio di chi fa attività sindacale. Un’attività sindacale che serve. Come serve quella per i dipendenti, serve anche per gli imprenditori. E non è detto che le due rappresentanze non debbano andare insieme su alcuni temi che stanno a cuore a entrambe le realtà”.
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