La storia di chi ha avuto il coraggio di chiedere aiuto e di fuggire da un amore finto

La violenza non è solo quella fisica, non è solo lo schiaffo o il pugno.

Non è solo l’indifferenza.

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un importante momento di riflessione per un impegno che deve essere costate tutto l’anno, è bene ricordare che quella fisica è la forma più immediatamente visibile di violenza, ma non è l’unica.

La vulnerabilità economia espone moltissime donne alla violenza, le rende vittime di un controllo che sfocia nella denigrazione e nella sudditanza.

Una storia, raccontata questa mattina da La Repubblica Firenze, mette bene in luce quanto le disuguaglianze economiche possano mettere in pericolo le donne.

Una storia che è, purtroppo, come quella di tante altre, costrette a subire le prepotenze degli uomini perché non autosufficienti, perché controllate, perché impaurite: una storia nella quale è un bambino, con i suoi occhi innocenti, che fa capire che quello che c’è fra la donna e il suo compagno (e padre proprio del bambino) non è certo amore, ma solo controllo, solo sopraffazione.

Da qui la scelta di rivolgersi all’associazione Artemisia, presente a Firenze da oltre trent’anni, e di fuggire da una vita di umiliazioni e sopraffazioni per costruirne una nuova, libera e sicura.

In occasione del 25 novembre è bene fermarsi a riflettere sul fatto che la violenza non è solo l’aggressione, ma è tutti quei momenti e quei comportamenti nei quali, per qualunque motivo, una donna è costretta a subire la decisione di un uomo.

Una situazione che oggi deve far riflettere, ma sulla quale si deve rimanere vigili tutto l’anno.
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