"Oggi abbiamo portato al vicinanza della città e della Cgil alle famiglie delle vittime, che non saranno dimenticate. Un anno dopo la strage sul lavori di via Mariti, sulla lotta alla sicurezza sul lavoro non è cambiato nulla, c'è ancora molto da fare, è arrivata la patente a punti ma non sta funzionando, si sta continuando a non voler fare leggi e norme a tutela della sicurezza sul lavoro, per questo la sicurezza sul lavoro è un tema al centro dei referendum che abbiamo promosso". Così Giancarla Casini della segreteria Cgil Firenze, che ha partecipato alla commemorazione delle vittime del cantiere di via Mariti, ad un anno dalla tragedia, insieme ad Elena Aiazzi.
"La prassi degli appalti e subappalti, soprattutto se al massimo ribasso, spesso ricade sulla pelle di lavoratrici e lavoratrici - sottolinea Aiazzi in una nota -. Il Testo sugli appalti dovrebbe essere reso più stringente, con più controlli, ma purtroppo il Governo tende ad allargare le norme".
Per Mirko Lami, dipartimento sicurezza sul lavoro Cgil Toscana, "quante volte abbiamo sentito di parlare di formazione continua a partire dalle scuole. Cosa buona e giusta ma non sufficiente perché i ragazzi nelle scuole imparino velocemente cosa significhi applicare le norme di sicurezza nei luoghi di lavoro; una volta cresciuti ed entrati nel mondo del lavoro, devono fare i conti con la realtà di tutti i giorni. Quella realtà che ti mette di fronte al mercato e di conseguenza al profitto, e quindi tutto quello che hanno imparato a scuola viene messo da una parte perché l'azienda deve rispettare i tempi di consegna, perché se non stai al passo, via, tanto fuori c'è la fila di chi vuol lavorare, tanto fuori ci sono lavoratori che l'azienda può sfruttare. Una realtà che non si corregge lavandosi le mani dicendo che si deve partire dalle scuole, dobbiamo creare un sistema che prosegua dopo l'istruzione. Sistemi che già ci sarebbero ma che non vengono applicati perché i tagli del risparmio portano ad avere pochissimi ispettori, portano a contratti in subappalto, portano a chiedere giornate di lavoro in nero, tanto i controlli chissà se verranno e poi al limite si pagherà una multa. Il profitto non deve venire prima della tutela de lavoro".
Oltre un centinaio di personeha partecipato alla manifestazione a Firenze, con un presidio e poi un corteo intorno al cantiere di via Mariti, dove esattamente un anno fa cinque lavoratori morirono per il crollo di una trave.
Ad organizzarla l'Assemblea 16 febbraio nell'anniversario della tragedia. In apertura dell'iniziativa è stato tenuto un minuto di silenzio per le vittime, "uccisi dalla mancanza di sicurezza" è stato detto, e ne sono stati ricordati i nomi. Poi un lungo applauso da parte dei presenti.
Esposti anche due striscioni con scritto 'Basta supermercati basta cemento' e 'Le nostre vite valgono meno dei vostri profitti', con la richiesta che l'area del cantiere diventi un giardino pubblico. Molti manifestanti indossano infatti al collo una sorta di fazzoletto con scritto 'facciamoci un parco'.
Presenti rappresentanti dei sindacati di base Usb, Cub e Cobas, di Medicina democratica e dell'Assemblea 29 giugno legata alla strage di Viareggio. Presente, tra gli altri, anche Simona Mattolini, vedova di Luigi Coclite, una delle cinque vittime del crollo, che ha esortato i manifestanti: "Andate avanti, questa deve diventare un'area per tutti".
"La prassi degli appalti e subappalti, soprattutto se al massimo ribasso, spesso ricade sulla pelle di lavoratrici e lavoratrici - sottolinea Aiazzi in una nota -. Il Testo sugli appalti dovrebbe essere reso più stringente, con più controlli, ma purtroppo il Governo tende ad allargare le norme".
Per Mirko Lami, dipartimento sicurezza sul lavoro Cgil Toscana, "quante volte abbiamo sentito di parlare di formazione continua a partire dalle scuole. Cosa buona e giusta ma non sufficiente perché i ragazzi nelle scuole imparino velocemente cosa significhi applicare le norme di sicurezza nei luoghi di lavoro; una volta cresciuti ed entrati nel mondo del lavoro, devono fare i conti con la realtà di tutti i giorni. Quella realtà che ti mette di fronte al mercato e di conseguenza al profitto, e quindi tutto quello che hanno imparato a scuola viene messo da una parte perché l'azienda deve rispettare i tempi di consegna, perché se non stai al passo, via, tanto fuori c'è la fila di chi vuol lavorare, tanto fuori ci sono lavoratori che l'azienda può sfruttare. Una realtà che non si corregge lavandosi le mani dicendo che si deve partire dalle scuole, dobbiamo creare un sistema che prosegua dopo l'istruzione. Sistemi che già ci sarebbero ma che non vengono applicati perché i tagli del risparmio portano ad avere pochissimi ispettori, portano a contratti in subappalto, portano a chiedere giornate di lavoro in nero, tanto i controlli chissà se verranno e poi al limite si pagherà una multa. Il profitto non deve venire prima della tutela de lavoro".
Oltre un centinaio di personeha partecipato alla manifestazione a Firenze, con un presidio e poi un corteo intorno al cantiere di via Mariti, dove esattamente un anno fa cinque lavoratori morirono per il crollo di una trave.
Ad organizzarla l'Assemblea 16 febbraio nell'anniversario della tragedia. In apertura dell'iniziativa è stato tenuto un minuto di silenzio per le vittime, "uccisi dalla mancanza di sicurezza" è stato detto, e ne sono stati ricordati i nomi. Poi un lungo applauso da parte dei presenti.
Esposti anche due striscioni con scritto 'Basta supermercati basta cemento' e 'Le nostre vite valgono meno dei vostri profitti', con la richiesta che l'area del cantiere diventi un giardino pubblico. Molti manifestanti indossano infatti al collo una sorta di fazzoletto con scritto 'facciamoci un parco'.
Presenti rappresentanti dei sindacati di base Usb, Cub e Cobas, di Medicina democratica e dell'Assemblea 29 giugno legata alla strage di Viareggio. Presente, tra gli altri, anche Simona Mattolini, vedova di Luigi Coclite, una delle cinque vittime del crollo, che ha esortato i manifestanti: "Andate avanti, questa deve diventare un'area per tutti".
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