Continuano le indagini per ricostruire la catena di responsabilità che ha portato al tragico incidente nel deposito Eni di Calenzano, avvenuto lo scorso 9 dicembre e costato la vita a cinque persone.
Secondo quanto riporta questa mattina La Repubblica Firenze, gli investigatori coordinati dal procuratore di Prato Luca Tescaroli hanno compiuto una nuova perquisizione, questa volta presso la Dg impianti industriali, con sede a Milano.
Il quotidiano spiega che la procura è risalita alla Dg dopo aver individuato una mail nella quale era stato allegato un preventivo per alcuni lavori da fare alla stessa linea poi coinvolta nell’incidente del 9 dicembre: la perquisizione è scattata per acquisire ulteriore materiale utile a capire se nell’organizzazione del lavori di manutenzione in corso al momento dell’esplosione ci sia stata sottovalutazione dei rischi.
Intanto, ricorda il quotidiano, il 14 febbraio verranno consegnati i risultati della maxi-perizia disposta all’avvio delle indagini ed affidata ad una squadra di esperti per cercare di ricostruire minuziosamente cosa possa essere accaduto il giorno dell’esplosione: con il deposito della perizia potrebbero scattare le prime iscrizioni nel registro degli indagati.
Il quotidiano parla di “un quadro di allarmi inascoltati e inadeguate valutazioni dei rischi”: ad esempio la linea sulla quale erano in corso i lavori, spiega Repubblica, non risultava dismessa come invece inizialmente ipotizzato, circostanza che nelle settimane scorse aveva portato alle perquisizioni nelle sedi di Eni e di Sergen.
Per il momento, ricorda infine Repubblica, le indagini sono in corso ipotizzando i reati di omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Secondo quanto riporta questa mattina La Repubblica Firenze, gli investigatori coordinati dal procuratore di Prato Luca Tescaroli hanno compiuto una nuova perquisizione, questa volta presso la Dg impianti industriali, con sede a Milano.
Il quotidiano spiega che la procura è risalita alla Dg dopo aver individuato una mail nella quale era stato allegato un preventivo per alcuni lavori da fare alla stessa linea poi coinvolta nell’incidente del 9 dicembre: la perquisizione è scattata per acquisire ulteriore materiale utile a capire se nell’organizzazione del lavori di manutenzione in corso al momento dell’esplosione ci sia stata sottovalutazione dei rischi.
Intanto, ricorda il quotidiano, il 14 febbraio verranno consegnati i risultati della maxi-perizia disposta all’avvio delle indagini ed affidata ad una squadra di esperti per cercare di ricostruire minuziosamente cosa possa essere accaduto il giorno dell’esplosione: con il deposito della perizia potrebbero scattare le prime iscrizioni nel registro degli indagati.
Il quotidiano parla di “un quadro di allarmi inascoltati e inadeguate valutazioni dei rischi”: ad esempio la linea sulla quale erano in corso i lavori, spiega Repubblica, non risultava dismessa come invece inizialmente ipotizzato, circostanza che nelle settimane scorse aveva portato alle perquisizioni nelle sedi di Eni e di Sergen.
Per il momento, ricorda infine Repubblica, le indagini sono in corso ipotizzando i reati di omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro.
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