Con tanta sofferenza la Fiorentina si qualifica in Conference

La Fiorentina va in Europa, evviva la Fiorentina. Ma che sofferenza. Contro una squadra sconosciuta, da un valore economico 25/30 volte inferiore a quello dei viola, solo un De Gea straordinario e un Kean che ha messo dentro uno dei pochi se non l’unico pallone giocabile hanno evitato la disfatta in Ungheria.
 
E ora sotto col mercato, sperando che Raffaele Palladino riesca ad incidere in maniera importante e positiva su una squadra che in 4 partite giocate fin qui non ha mai meritato di vincere.

Anzi, il paradosso sta qui: tra la sfida col Parma, le due col Puskas e quella col Venezia la Fiorentina non ha mai perso ma ottenuto tutti pareggi, riuscendo a strappare con le unghie e coi denti l’accesso alla fase a gironi di Conference League. Quasi sempre il migliore in campo dei viola è stato il portiere, che sia stato Terracciano (a Parma) o De Gea in Ungheria. Gli avversari hanno avuto occasioni su occasioni (tranne il Venezia, che comunque nel secondo tempo ha avuto un paio di chance), mentre la Fiorentina ha creato poco e nulla.
 
Poi c’è il modo di giocare di questa squadra, quasi mai in grado di sviluppare trame offensive, troppo spesso in balia degli avversari di turno e quasi sempre imbarazzante dietro. Il modulo adottato non sembra dare grandi garanzie, soprattutto per come gli interpreti difensivi hanno giocato le prime 4 gare ufficiali.
Le scelte di formazione, inoltre, sono state più che discutibili, tra un Ikoné col Puskas e un turnover eccessivo nella sfida del Franchi con gli ungheresi. Ma tant’è. Come detto, La Fiorentina va in Europa, evviva la Fiorentina.
 
Fortuna? Difficile da dire dove sia la linea di confine tra buona sorte, meriti e/o demeriti dell’avversario. Ma una cosa è certa: già in fase di sorteggio Palladino ha potuto sorridere rispetto al suo predecessore, che al playoff pescò Twente e Rapid Vienna, due squadre che con questa Fiorentina avrebbero probabilmente stravinto.

Dell’epilogo di queste prime 4 gare ufficiali con Palladino in panchina abbiamo detto, chissà che questa stagione iniziata in maniera così preoccupante per quanto visto sul campo, al netto di mille alibi, non possa confermare quel vecchio pensiero di Napoleone, per cui è meglio avere generali fortunati che generali bravi.
E visto come Italiano e la Fiorentina avevano perso sul più bello quel trofeo, al 120’ ad Atene e al 90’ a Praga, un po’ di sano ‘fattore c’ male non farebbe di certo.

Anche se…è necessario fare di più e meglio. Per quanto tu possa avere dalla tua la buona sorte, infatti, non si può sperare di andare lontano affidandosi solo a quella, o San Pietro o san De Gea. Con gli innesti delle ultime ore di mercato, il rientro di Gudmundsson, la crescita di condizione di Colpani e una mediana che sarà rifatta con gli innesti delle ultime ore di mercato, il lavoro di Palladino dovrebbe divenire più facile. O almeno questa è la speranza.
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