È il quinto procedimento disciplinare che il professore affronta in cinque anni. Ma stavolta a prendere le parti di un professore di italiano del liceo Michelangelo sono direttamente gli studenti e i loro genitori che, come racconta questa mattina il Corriere Fiorentino, hanno scritto una lettera aperta indirizzata al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara per difendere l’operato del docente e chiedere che possa tornare il prima possibile a svolgere il suo apprezzato lavoro in classe.
Secondo quanto riferisce il quotidiano, contro il docente sarebbe in corso un procedimento disciplinare a causa di una presunta aggressione verbale ad una studentessa e per non aver rispettato un piano didattico personalizzato: sarebbe questo solo l’ultimo di una serie di procedimenti contro il professore, che al quotidiano ha preferito non approfondire il caso ma comunque spendersi in difesa del suo lavoro, rivendicando l’impegno e la professionalità profusi in questi ventidue anni di esercizio e lamentando di sentirsi un “perseguitato” per i cinque procedimenti negli ultimi cinque anni.
E dalla sua parte si sono schierati anche gli studenti, e le loro famiglie, che nero su bianco hanno scritto di apprezzare molto il metodo didattico del docente, improntato alla partecipazione e al coinvolgimento degli studenti, la sua passione per il lavoro che svolge e la voglia di trasmettere agli studenti le sue conoscenze.
“La classe rischia di perdere il suo professore e con lui tutti i benefici culturali e umani che sa attivare. Tra i ragazzi è tanta l’amarezza di interrompere così ingiustamente un percorso costruito assieme” recita una parte della lettera inviata al ministero.
Secondo quanto riferisce il quotidiano, contro il docente sarebbe in corso un procedimento disciplinare a causa di una presunta aggressione verbale ad una studentessa e per non aver rispettato un piano didattico personalizzato: sarebbe questo solo l’ultimo di una serie di procedimenti contro il professore, che al quotidiano ha preferito non approfondire il caso ma comunque spendersi in difesa del suo lavoro, rivendicando l’impegno e la professionalità profusi in questi ventidue anni di esercizio e lamentando di sentirsi un “perseguitato” per i cinque procedimenti negli ultimi cinque anni.
E dalla sua parte si sono schierati anche gli studenti, e le loro famiglie, che nero su bianco hanno scritto di apprezzare molto il metodo didattico del docente, improntato alla partecipazione e al coinvolgimento degli studenti, la sua passione per il lavoro che svolge e la voglia di trasmettere agli studenti le sue conoscenze.
“La classe rischia di perdere il suo professore e con lui tutti i benefici culturali e umani che sa attivare. Tra i ragazzi è tanta l’amarezza di interrompere così ingiustamente un percorso costruito assieme” recita una parte della lettera inviata al ministero.
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