La Procura di Prato ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a sei indagati per le due persone morte e una terza rimasta ferita nell'incendio al poligono di Prato del 26 luglio 2024. Sono i membri del Consiglio direttivo della sezione pratese dell'Unione italiana di Tiro a segno e sono accusati di aver causato, per loro colpa, l'incendio scaturito dalla presenza di polveri da sparo incombuste vicino a una postazione di tiro, la numero 4.
La Procura ha ricostruito che i lapilli incandescenti usciti da una pistola a ricarica automatica usata da un tiratore, il quale morì, fecero esplodere le polveri da sparo nelle vicinanze. Poi le fiamme si propagarono nella struttura e all'esterno, bruciando la vegetazione di un bosco.
I sei indagati sono accusati di omicidio plurimo colposo, incendio colposo e incendio boschivo. Secondo gli inquirenti, spiega il procuratore Luca Tescaroli, gli indagati non hanno effettuato correttamente la manutenzione ordinaria della linea di tiro da 50 metri, e hanno tenuto la struttura accessibile all'attività sportiva nonostante fosse priva di agibilità, inoltre "non hanno ottemperato alle prescrizioni della sicurezza antincendio e non hanno dotato il poligono della Scia antincendio".
Dalle perizie risulta la presenza diffusa di polveri da sparo su materiali combustibili, in particolare nei box di tiro e su arredi in legno e pannelli fonoassorbenti lungo la linea di tiro, che si incendiarono.
Nell'incendio al Poligono di tiro di Galceti, lo scorso 26 luglio, morirono il direttore di tiro, Gabriele Paoli, 67 anni, e Alessio Lascialfari, 65, mentre un secondo istruttore, 46enne, rimase gravemente ferito.
Le polveri da sparo, afferma la Procura di Prato, erano presenti nel poligono "in quantità significative", "a seguito di una mancata adozione di approfondite attività di pulizia" mentre invece sono richieste dalle "norme tecniche che regolamentano la sicurezza nei poligoni di tiro a cielo aperto". Le fiamme causarono inoltre danni ad una vastissima porzione di bosco del Monteferrato, un'area protetta. Il lavoro dei consulenti della procura ha inoltre individuato il punto in cui è nato l'incendio "all'altezza del terreno, immediatamente davanti alla postazione di tiro numero 4, dove una delle due vittime stava sparando con una pistola utilizzando munizioni ricaricate autonomamente". L'utilizzo di queste munizioni "si caratterizza - spiega la Procura di Prato - per la produzione di lapilli incandescenti in quantità superiori rispetto al munizionamento confezionato".
I lapilli, entrati in contatto con le polveri da sparo presenti a terra "hanno creato l'innesco che si è propagato velocemente ad altre porzioni di polvere da sparo incombuste".
I sei indagati sono anche accusati di non avere rispettato quanto previsto per la sicurezza dei lavoratori e delle persone che frequentavano il poligono in base al decreto legislativo 81/2008. Alle ricostruzioni tecniche hanno contribuito un consulente tecnico, e personale dei vigili del fuoco, della Asl e dei carabinieri.
La Procura ha ricostruito che i lapilli incandescenti usciti da una pistola a ricarica automatica usata da un tiratore, il quale morì, fecero esplodere le polveri da sparo nelle vicinanze. Poi le fiamme si propagarono nella struttura e all'esterno, bruciando la vegetazione di un bosco.
I sei indagati sono accusati di omicidio plurimo colposo, incendio colposo e incendio boschivo. Secondo gli inquirenti, spiega il procuratore Luca Tescaroli, gli indagati non hanno effettuato correttamente la manutenzione ordinaria della linea di tiro da 50 metri, e hanno tenuto la struttura accessibile all'attività sportiva nonostante fosse priva di agibilità, inoltre "non hanno ottemperato alle prescrizioni della sicurezza antincendio e non hanno dotato il poligono della Scia antincendio".
Dalle perizie risulta la presenza diffusa di polveri da sparo su materiali combustibili, in particolare nei box di tiro e su arredi in legno e pannelli fonoassorbenti lungo la linea di tiro, che si incendiarono.
Nell'incendio al Poligono di tiro di Galceti, lo scorso 26 luglio, morirono il direttore di tiro, Gabriele Paoli, 67 anni, e Alessio Lascialfari, 65, mentre un secondo istruttore, 46enne, rimase gravemente ferito.
Le polveri da sparo, afferma la Procura di Prato, erano presenti nel poligono "in quantità significative", "a seguito di una mancata adozione di approfondite attività di pulizia" mentre invece sono richieste dalle "norme tecniche che regolamentano la sicurezza nei poligoni di tiro a cielo aperto". Le fiamme causarono inoltre danni ad una vastissima porzione di bosco del Monteferrato, un'area protetta. Il lavoro dei consulenti della procura ha inoltre individuato il punto in cui è nato l'incendio "all'altezza del terreno, immediatamente davanti alla postazione di tiro numero 4, dove una delle due vittime stava sparando con una pistola utilizzando munizioni ricaricate autonomamente". L'utilizzo di queste munizioni "si caratterizza - spiega la Procura di Prato - per la produzione di lapilli incandescenti in quantità superiori rispetto al munizionamento confezionato".
I lapilli, entrati in contatto con le polveri da sparo presenti a terra "hanno creato l'innesco che si è propagato velocemente ad altre porzioni di polvere da sparo incombuste".
I sei indagati sono anche accusati di non avere rispettato quanto previsto per la sicurezza dei lavoratori e delle persone che frequentavano il poligono in base al decreto legislativo 81/2008. Alle ricostruzioni tecniche hanno contribuito un consulente tecnico, e personale dei vigili del fuoco, della Asl e dei carabinieri.
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)
Attiva i cookies
Attiva i cookies