Se molti, o quasi tutti, i tifosi viola si ricordano cosa stessero facendo il giorno in cui Osvaldo segnò il 3 a 2 alla Juve nel marzo del 2008 o ancora hanno i brividi nell’ascoltare o vedere la tripletta di Pepito Rossi nell’ottobre del 2013, un motivo ci dovrà pur essere.
Che sia (probabile) provincialismo o una ricerca di vendetta per i molti torti non importa: resta il fatto che la partita contro la Juve non potrà mai essere “normale” e quella di domani non fa eccezione.
Sarebbe interessante andare a rivedere i motivi che ogni volta la rendono unica: la prima volta di Baggio o quella di Vlahovic, e chiedo scusa per l’accostamento blasfemo, le pedate di Biraghi a Chiesa, la lotta per lo scudetto rubato nel 1982 o la Coppa Uefa sgraffignata nel 1990 e tanto altro ancora, ma alla fine il comune denominatore è sempre lo stesso, si sta parlando della Juventus.
Firenze è il Piave viola della Toscana, peraltro molto bianconera, difficile passare indenni agli sberleffi e all’isolamento calcistico se, essendo nati nella città di Dante e Mario Ciuffi, si ha questa passione abbastanza curiosa.
Per questi e cento altri motivi, che ognuno potrà trovare da solo, Juventus-Fiorentina non è e non sarà mai una partita come le altre.
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