Allacciate le cinture, si vola per due settimane

Il momento più bello dell’era Commisso

Viene in mente la Fiorentina di nove anni fa, nettamente più forte di questa, ma con Kalinic invece di Kean.Bravo, per carità, ma non all’altezza di questo centravanti strepitoso che ci è quasi esploso tra l’erba del Franchi e di altri stadi, più o meno nobili.Catalogato con un secondo Balotelli per via di diverse bischerate del passato e comunque mai al livello (nelle bischerate) dell’originale è stato quasi svenduto dalla Juve e in tanti, compreso chi scrive, erano molto perplessi sull’operazione di Pradé.Recitato il doveroso mea culpa, sarà bene sottolineare come la vittoria di ieri sia stata il primo passaggio verso il sentiero che porta a sogni mostruosamente proibiti, tanto per citare l’immenso Paolo Villaggio.Se pensi davvero alla Champions, non sei troppo lontano dal sole accecante di qualcosa che fa paura solo a scriverlo, ma con sei vittorie consecutive la Fiorentina meriterebbe la copertina del calcio italiano.Forse però, per ora, è meglio se parlano di Inter, Napoli e Juve, se non ci vedono arrivare, vedi alla voce Giorgia Meloni, poi non sanno come fare per scansarci.

Una sconfitta che farà bene a tutti, se verrà capita

Una differenza troppo alta tra riserve e titolari

Perdere contro una squadra cipriota ti condanna ad entrare nella storia dalla parte sbagliata e la prestazione di ieri non ha scusanti: squadra prevedibile, senza grinta, anche quando sono entrati in campo i titolari, o almeno alcuni di loro.Perché può fare bene? Intanto per prendere consapevolezza che nessuno sta vivendo un sogno e che la realtà è invece un libro abbastanza duro, da scrivere partita dopo partita.Poi c’è da capire come mai sia così ampio lo scarto tra quella che sarebbe la Fiorentina A e quella B, con buona pace di Palladino, che fa il suo lavoro di motivatore e nega l’evidenza.Senza cadere nel più banale dei populismi sarà però opportuno sottolineare come la differenza di ingaggi tra titolari e riserve sia minimo e, facendo bene i conti, non è neppure detto che esista.E comunque è vero che i soldi non vanno mai in campo, altrimenti l’Inter di Moratti avrebbe vinto dieci scudetti l’Atalanta non sarebbe mai andata in Champions, ma una spiegazione alla quasi inarrestabile involuzione dei vari Kouame, Kayode, Parisi, Biraghi, Quarta e mio fermo qui andrà pure trovata per poi giungere il prima possibile ad una soluzione.

Il diritto di sognare dei tifosi

Ognuno faccia la sua parte, squadra concentrata e popolo viola in volo

Da ragazzo ad ogni vigilia di campionato pensavo che Desolati avrebbe vinto la classifica dei cannonieri e che Antognoni, l’unico e immenso Antognoni, ci avrebbe trascinato all’agognato terzo scudetto, che poi forse avremmo pure vinto nel 1982 senza le ruberie juventine, ma con altri giocatori.Ero un tifoso sofferente della Curva Ferrovia, aspettavo la sera Dribbling per accertarmi che Giancarlo fosse sempre in testa alla classifica degli assist e sognavo rimonte impossibili, mai purtroppo verificatisi.Ecco perché, dopo la quinta vittoria consecutiva in campionato, la terza in trasferta, divento il sindacalista dei tifosi a cui deve essere concesso il diritto/dovere di immaginare l’inimmaginabile.Non è loro compito stare coi piedi per terra e neanche essere delusi se poi non dovessimo entrare in Champions, si ama la propria squadra per motivi irrazionali e lo scudetto alla Fiorentina è l’utopia calcistica più bella che ci possa essere.Starà a Palladino, alla società e soprattutto alla squadra pensare solo alla prossima partita, poi, nella propria cameretta, che volino alto anche loro.

Meglio che con la Roma

Tre punti d’oro e la Juve è dietro

Viene in mente la Fiorentina di oltre quarant’anni fa, quella che avrebbe vinto lo scudetto senza il furto perpetrato sull’asse Cagliari-Catanzaro: pochi tiri in porta, difesa di ferro e via andare con gli uno a zero.Nessuno sogna di superare il Napoli o l’Inter, meglio stare tranquilli, ma vincere ieri in quel modo sporco a Genova è ossigeno puro per le ambizioni di grandezza che al momento sono indefinite.Quelli che sono i difetti della squadra lo sappiamo, sta invece diventando interessante scoprire i pregi di organico e allenatore perché ci stiamo felicemente inerpicando su vette nemmeno immaginabili la scorsa estate.E, ieri, senza i tre colpi più costosi e importanti dell’estate.

Giocare a calcio, con chi sa giocare

Certo, la Roma ha avuto il 61% di possesso palla…

Nel calcio non esiste la vittoria ai punti, come nel pugilato, e da oltre 120 anni la regola è che bisogna segnare un gol in più degli avversari.Male che vada, se non segni pareggi e ti porti a casa un punto.Di solito vince a calcio chi sbaglia meno e questo vale anche per i giudizi su quello che si vede e ho ormai perso il conto di quante volte ho preso delle fittonate, ma su una cosa credo proprio di aver ragione: ci vuole qualità.Nel senso che anche senza essere Antognoni, Baggio e Batistuta, per citare i numi titolari della Fiorentina degli ultimi cinquant’anni, devono andare uomini che sanno sempre cosa fare col pallone, meglio ancora se verticalizzano e saltano l’avversario.La Fiorentina ne ha presi quattro in un colpo solo, più Kean, su cui mi sono sbagliato, ed ecco sgorgare il gioco, con molti meriti a Palladino che ha avuto l’intelligenza di cambiare in corsa.Adesso si può sognare? E chi lo sa, intanto proverei a sentire in giro se c’è un vice Kean da far arrivare il 2 gennaio.

Se i migliori sono Ikone e Sottil

Le meravigliose contraddizioni del calcio

Dopo trenta minuti i fucili erano puntati sui soliti obiettivi, loro due: Ikone e Sottil, che non ne avevano azzeccata una.Poi, improvvisamente, Sottil si accende ed è il migliore nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo. Può bastare? Certamente no, ma aspettiamo di vedere cosa succede nella ripresa.L’altro invece non ti aspetti neanche di rivederlo in campo e invece c’è e già pensi se dargli 4,5 o 5, tante volte ne imbroccasse una.Il finale è noto: Ikone il migliore in campo, Sottil che ha continuato a sprintare e giocare bene: e poi dicono che il calcio è facile da capire…

Delusi e dimenticati

La vergognosa vicenda della GKN

Cominciammo ad occuparcene nell’estate 2021, quando sembrava incredibile che un’eccellenza come la GKN dovesse cessare di esistere, portandosi dietro i drammi di centinaia di famiglie.Da allora abbiamo visto di tutto, adesioni importanti alla lotta dei lavoratori, presidi dolorosi e continuati, proprietà farlocche, ma soprattutto abbiamo assistito ad un vergognoso rimbalzo di responsabilità tra le istituzioni come si era visto poche volte in Italia.Ora, a distanza di oltre mille giorni da quando tutto è iniziato, arriva la notizia “che il tavolo dei colloqui tra la proprietà ei sindacati è stato aggiornato in Regione tra due settimane” e allora immaginiamo i salti di gioia di chi è ancora intrappolato nel “sistema GKN” e da mesi non riceve né stipendi né sussidi.Intanto però Tavares, ad di Stellantis, il principale committente della fu GKN, chiede aiuti di Stato per vendere più macchine, possibilmente elettriche…

Anche troppo....

Una domenica che entra nella storia

Nella formazione di Lecce c’erano otto giocatori su undici provenienti dal mercato estivo, i soli “sopravvissuti” all’era Italiano erano Comuzzo, Ranieri e Dodo.Il primo era una riserva fissa, il secondo due anni fa non fu neanche portato in ritiro e messo fuori rosa, il terzo sembrava essere retrocesso a riserva di Kayode: si può timidamente affermare che la campagna acquisti, peraltro discutibile nei tempi, sta funzionando alla grande?Si è visto il gioco, ma soprattutto si vedono uomini tecnicamente di livello ed è cresciuta la qualità media complessiva, finalmente si va in verticale, si prova a saltare l’uomo, con questa mentalità si può fare a meno anche del più bravo, Gudmudsson, che comunque farà molto comodo.Una domenica così non se l’aspettava nessuno e sarà ricordata nelle statistiche viola, intanto va goduta fino in fondo.

È la svolta?

Una partita che ricorderemo a lungo

Ecco il calcio, finalmente.Una serie continua di emozioni: segni, ti fai rimontare, rischi il tracollo e vinci in contropiede, soprattutto batti una grande del campionato in una ridda di stati d’animo alternati che sfociano poi nelle statistiche dei rigori sbagliati.Hanno ragione Fonseca e Palladino, adesso si fischia troppo facilmente in area, è divertente, ma diventa un calcio un po’ drogato e alla fine indigesto.Il tecnico ha messo in campo la formazione più forte, aspettando a lungo il Milan per evitare di concedere spazi e questa potrebbe essere davvero la svolta della stagione, poi contano gli uomini.Ferruccio Valcareggi, grande saggio del pallone, voleva soprattutto un portiere e un attaccante sopra la media, al resto avrebbe pensato lui.De Gea e Kean gli stanno dando ragione.

C'è un cuore che batte in questa città

Fuori binario continuerà a vivere, grazie alla Fondazione CR Firenze

Siamo cinici, corrosivi, per molti insopportabili per via della nostra pretesa grandezza, perché Firenze è la città più bella del mondo e noi i più ganzi, tanto per dirla a modo nostro.Abbiamo però un cuore, perché la tendenza di questa città, da La Pira in poi è sempre stata quella di tentare di non lasciare indietro nessuno, di fare squadra nei momenti di grande difficoltà e la spiegava benissimo un fiorentino adottato come Cesare Prandelli.Raccontava di aver visto un documentario dei giorni post alluvione del 1966: si contestava l’arrivo del Presidente della Repubblica Saragat, che veniva in visita ufficiale.Berci alla fiorentina, ironia amara, fino a quando l’auto presidenziale si blocca nel fango e allora cosa fanno i fiorentini? Si immergono nella melma e tirano fuori l’auto blu e da dentro esce Saragat, abbastanza stupito.E lo stesso è successo ieri con Fuori Binario, una realtà a cui Firenzedintorni.it tiene molto, e che grazie alla Fondazione CR Firenze che ha pagato tutti i debiti pregressi continuerà a vivere.Inoltre, altra ottima notizia, il Comune non aumenterà l’affitto.Ricordo che chi “lavora” a Fuori Binario lo fa a titolo assolutamente gratuito, a cominciare dal direttore Cristiano Lucchi e dal presidente dell’Associazione della rivista Francesco Cuccuini.Il prossimo passo, dopo aver incrociato i volontari che lo distribuiscono, sarebbe provare a leggerlo più di adesso.

La terra di nessuno

Perché nel calcio è permesso (quasi) tutto?

Quanti falsi stupori nel leggere e ascoltare il sistema criminale che accompagna da anni le squadre di Milano e quanto facile moralismo nel giudicare situazioni che infestano tutto il calcio italiano.Firenze ovviamente non è esclusa: anche dalle nostre parti si intimidisce e qui mi fermo in assenza di prove certe, ma non sarei certo sorpreso se venissero fuori tentativi simili ai fatti milanesi.Fino a una quindicina di anni fa a Firenze c’era l’assenza totale della politica in curva, poi le maglie si sono allargate e qualcuno ci ha provato ad instillare odi razziali, concetti suprematisti e altre schifezze del genere, mi pare con esiti scarsi, anche se non ci facciamo mancare niente, dai buu ai giocatori di colore all’appellativo di zingari fino alla vergogna del coro dell’Heysel.Il problema è generale, perché è come se il sistema Italia avesse deciso da decenni che il calcio, quarta industria nazionale del Paese, sia una sorta di terra di nessuno, dove tutto, o quasi tutto, è permesso.Allo stadio si può offendere, si possono alzare striscioni infamanti contro chiunque, si può serenamente fare a cazzotti e magari darsi pure un paio di coltellate.Certo, se si esagera e ci scappa il morto allora ci indigniamo tutti e chiediamo misure severe, severissime.Fino alla partita successiva, quando si urlerà “devi morire” al giocatore avversario steso a terra per infortunio.

In attesa del gioco

Manca la mano di Palladino

Non si è ancora capito come giochi la Fiorentina e questo è un problema. Palla a Kean, che la tiene benissimo, e poi si starà a vedere: mancano le sovrapposizioni, mancano le idee e non è un problema di giocatori, ma di schemi. A Palladino va concessa tutta la fiducia possibile, ma la Fiorentina non può vivere solo sulla strapotenza fisica di Kean, che prima o poi calerà di condizione o sarà assente, o sull’estro di Gudmudsson, chiaramente fuori condizione fisica e anche questo è un po’ misterioso. Manca insomma la mano dell’allenatore, e cominciano anche a mancare diversi punti in classifica, che temo peseranno a fine stagione.

Se fosse arrivato Baroni...

Nemo profeta in patria, a Firenze ancora meno

Sono affezionato a Marco Baroni: l’ho visto esordire in una di quelle due, tre giornate in cui la Fiorentina perse lo scudetto, a Milano con l’Inter, quando Casagrande sbagliò almeno due gol facilissimi e pareggiammo la partita.Ero contento quando nel 1991, dopo aver segnato il gol decisivo del secondo scudetto del Napoli, stava per arrivare a Firenze, prima di quella vergognosa caccia alle streghe di cui fece le spese il grande Moreno Roggi.Sempre gentile, mai sopra le righe, ha sempre sofferto di quella che si potrebbe chiamare “sindrome della modestia” e infatti non è mai stato considerato possibile per la panchina viola.Qualche mese fa Sandro Mencucci, che ormai dopo oltre vent’anni di calcio, si intende di allenatori me lo aveva indicato come “molto bravo e anche adatto a Firenze”.Peccato che sia fiorentino, che abbia sempre tifato per la squadra della sua città e che appunto…sia Baroni: se fosse venuto in estate: in quanti si sarebbero arrabbiati se domani si fosse seduto al posto di Palladino?.

Fuori binario, ma dentro la città

Perché siamo al fianco del giornale degli ultimi

Da otto mesi parliamo di Firenze e con Firenze, non abbiamo nessuna appartenenza politica, diamo voce a tutti, anche a chi non la pensa come noi, ed è per questo che siamo accanto a Fuori Binario nella battaglia per la sopravvivenza di un giornale che è da trent’anni una meravigliosa utopia editoriale in un mondo dove chiudono le edicole.Fuori Binario, racconta storie urticanti, degli ultimi e di quelli che vengono dopo gli ultimi, lo trovate fuori dai centri commerciali, qualche volta agli angoli delle strade, si regge sul volontariato di tutti, da chi scrive a chi ci lavora e cerca di trovare una fonte di sussistenza a quei volti che spesso facciamo finta di non vedere quando chiedono uno spiccioloFuori binario sta combattendo per la propria sopravvivenza e noi vi diamo l’iban per una donazione che serve molto più di altre spese di cui potremmo fare tranquillamente a meno: IT08G0760102800000020267506

Realtà rovesciata

Le lunari dichiarazioni del tecnico viola

Che partita ha visto Palladino per dirsi soddisfatto della difesa viola che nel secondo tempo ha concesso cinque nitide occasioni da gol all’Atalanta?Se davvero crede in quello che ha detto, e non è un modo per tenere alto il morale della truppa viola, c’è davvero da preoccuparsi.Perché in difesa si fa acqua da tutte le parti, non esiste un giocatore che abbia una media sufficiente dall’inizio della stagione, con l’eccezione dei portieri e forse Quarta, se si considera la fase offensiva, ma anche a Bergamo è andato vicino all’ennesima “quartata”.L’altro aspetto preoccupante è che la squadra è durata solo un tempo, giocato certamente bene, ma che non basta a fare quei punti in classifica, che oggi sono veramente pochi.

In viaggio con la Rari

Firenzedintorni.it insieme alla storia sportiva di Firenze

Non esiste qualcosa di più anticamente sportivo e fiorentino della Rari Nantes Florentia.L’amatissima Fiorentina, per fare un esempio, è nata 22 anni dopo e (purtroppo) ha vinto “solo” due scudetti contro i nove della Rari, dal 1980 a caccia del fatidico successo della stellaLa società guidata dall’entusiasta e combattivo Andrea Pieri è però molto di più per la città, è l’eccellenza in vasca, a tutti i livelli e ha resistito ad un tentativo di demolizione, in tutti i sensi, finito, per fortuna, in una bolla di saponeProprio perché ci riconosciamo nei valori nella Rari, abbiamo deciso di dedicarle quello spazio che troppo spesso le viene negato e da oggi apriamo una nuova sezione in cui la potrete seguire passo per passoBuona lettura

Manca la fantasia

Sperando in Colpani e Gudmudsson…

Bisogna fare un bel salto in avanti nell'inventiva, nelle giocate spiazzanti, in qualcosa che non sia uno schema per quanto efficace. E' una delle tre cose difficili del calcio, insieme al dribbling, parente stretto della fantasia, e all'istinto del gol che ce l'hai o non ce l'hai, salvo casi rarissimi, vedi Massaro al Milan. Nella rosa precedente c'erano teoricamente tre giocatori in grado di dare il quid che cambia le partite: Nico, Bonaventura e Castrovilli, più Ikone, ma molto è sempre dipeso da come si svegliava la mattina e le giornate con la luna buona sono state davvero poche. Ora abbiamo, Colpani (forse) e Gudmudsson, più il solito Ikoné, che alla fine è rimasto, sperando in un'improbabile crescita di Sottil, che è rimasto al livello di tre anni fa: basteranno?

Aspettando il gioco

Fiorentina troppo brutta per essere vera

Non la penso come Bucchioni, questa non è una rosa da Champions, ma che valga più di quella dell'anno scorso, sì.Ora tocca quindi a Palladino far giocare la Fiorentina in modo degno e non il niente, o quasi, visto nelle prime cinque partite, dove in quanto a fortuna c'è andata benissimo in Conference e benino in campionato.Si gioca talmente male che c'è molta confusione sotto il cielo viola per capire chi va bene e chi no, certo Colpani non è mai arrivato a Firenze e Kean mi sta smentendo, ma fino a quando la squadra non avrà un'identità definita si naviga a vista e perfino Ikone ogni tanto dà segnali di vita.Se a Bergamo tra due settimane continueremo a non vedere niente, allora ci sarà veramente da preoccuparsi.

Il fattore C

Solo fortuna e De Gea nel passaggio del turno

Napoleone voleva che i suoi generali fossero più fortunati che bravi e magari aveva pure ragione: consoliamoci così pensando al vuoto assoluto visto nelle prime quattro partite della stagione. Siamo incapaci di costruire gioco, in difesa si balla che è una bellezza e  se non altro stiamo dando ragione ai vecchi saggi, vedi ad esempio Valcareggi, quando affermavano che le fortune di una squadra dipendono dal portiere, dal regista e dalla punta. Il portiere, anzi i portieri, li abbiamo e De Gea è stato monumentale, a lui e solo a lui dobbiamo il passaggio del turno, l’attaccante forse e certamente siamo messi meglio della passata stagione. Il resto, regista compreso, manca in modo clamoroso e comunque la rosa messa a disposizione di Palladino, per quanto criticabile, non giustifica il niente ungherese, quindi anche il tecnico ha le sue grosse responsabilità. Lui chiede tempo e ha pure ragione, ma intanto le partite scorrono e ci si chiede sempre più preoccupati in che razza di vuoto assoluto sia mai caduta la Fiorentina

C'è molto da lavorare

Per ora bisogna accontentarsi

E' un pareggio robusto per come è stato ottenuto e giustamente il Parma recrimina per le molte occasioni fallite, quindi alla fine si può essere soddisfatti di come sia finitaNon si è visto quasi niente del nuovo gioco di Palladino, anche perché nessuno saltava l'uomo, a cominciare da Colpani, che pareva un ragazzo della Primavera all'esordio in serie A, mentre invece Kean ha dimostrato di essere un'altra cosa rispetto a Nzola, Cabral e l'ultimo Belotti: con lui il pallone è in cassaforte, se poi arrivasse anche qualche assist potremmo misurarlo come uomo-golSenza la prodezza di Biraghi, avremmo perso, per questo per me è stato il migliore, perché nel calcio contano moltissimo gli episodi, così come si valuta l'impegno di chi va in campo e qui arriviamo ad AmrabatNon so se lui pensi davvero di essere un centrocampista a livello mondiale, oppure se glielo hanno fatto credere, fatto sta che personalmente non ne posso più di vederlo in campo con la maglia viola in quel modo, come se ci facesse un piacere a giocare, a volte sembra il decimo chiamato da casa all'ultimo momento per le partite di calcettoC'è molto da lavorare e credo lo sappiano benissimo Palladino e la società, intanto, aspettando Gudmundsson, accontentiamoci

Se oggi possiamo parlare liberamente...

Il dovere di ricordare, ottant’anni dopo

Se da otto decenni possiamo dire e scrivere quello che vogliamo è perché ottant’anni fa a Firenze, l’11 agosto 1944, ci siamo liberati di quel cancro chiamato fascismo, diventato con l’occupazione nazista metastasi dopo l’8 settembre del 43.Non dobbiamo relegare la democrazia a concetto astratto e pur senza farlo diventare un’ossessione, o un’arma dialettica da tirare fuori ogni volta che mancano argomenti non possiamo accettare in alcun modo il concetto di fascismoEssere antifascista è un dovere di tutti, a cominciare proprio da che ha valori di destra come Patria, Famiglia, Merito, valori che meritano rispetto, ma che nulla hanno a che fare con ciò che il fascismo ha rappresentato per 23 anni in Italia e nella nostra cittàE’ giusto celebrare la liberazione di Firenze, è giusto ricordare da dove veniamo, ringraziando almeno una volta l’anno chi è morto o è stato torturato per essere oggi uomini e donne liberi e libere

C'è un cuore (viola) che batte

Il difficile mix tra diritti ed emozione

Trecento persone ad accogliere nell'inferno della calura fiorentina un portiere di 34 anni, fermo da una stagione e allora ci si pone delle domande. Perché sono sempre stato garantista, nel senso della tutela della proprietà privata, e poiché la Fiorentina è una normale Società per Azioni, chi detiene il pacchetto di maggioranza, e ha sborsato una valanga di soldi per acquistarlo, ha tutto il diritto di amministrare qualcosa di suo come meglio crede, spendendo o non spendendo e, se ci riesce, magari pure guadagnandoci, come accade ad alcuni scaltri presidenti.Una squadra di calcio però non è un'azienda come le altre, è qualcosa di unico, un'industria che vive essenzialmente sulle emozioni che sa rinverdire o suscitare nell'utilizzatore finale, che poi in questo caso sarebbe il milione abbondante di tifosi viola e di conseguenza i diciassettemila abbonati nell'anno della C2 o i trecento meravigliosi e sudatissimi ammiratori di De Gea.La Fiorentina non è dei tifosi, ma di Commisso, però solo i tifosi la tengono in vita, perché qui non si producono scarpe o generi alimentari, ma sensazioni, speranze, gioie e delusioni: senza di quelle finisce tutto.E bisogna essere molto, ma molto bravi per adeguarsi a questa giostra impazzita che si chiama calcio-

Transenne e globalizzazione

I piccoli-grandi problemi di una città meravigliosa

Il compito che ci siamo imposti con firenzedintorni.it è quello di informare su cosa succede a Firenze, ma anche di quello che non succede e che invece dovrebbe succedere.Per farlo bisogna andare sul posto, scarpinare, non aspettare che lo facciano altri o, peggio, che non lo faccia proprio nessuno.E’ quello che accade ogni settimana con Giovanni Zecchi, che racconta dei cantieri, che a Firenze sono come gli esami: non finiscono mai.Oppure il vergognoso abbandono delle Mulina, un tempo neanche troppo lontano vanto del polmone verde delle oggi degradatissime Cascine, o ancora la chiusura di realtà vitali per la popolazione più anziana, vedi alla voce Albereta.Raccontava Matteo Renzi, abbandonando lo scranno di Palazzo Vecchio per diventare il più giovane premier italiano, che ricoprire la carica di sindaco di Firenze è il mestiere più bello del mondo e siamo perfettamente d’accordo.A patto però che si guardi un po’ meno ai massimi sistemi italiani, europei e mondiale e si pensi piuttosto a riordinare questa meravigliosa città come se fosse casa nostra, cominciando proprio da quelle cose che sembrano minime e che invece per chi ci abita contano tantissimo.

Passarella: “Ho Firenze nel cuore. Nico? Nella mia Fiorentina i giocatori forti rimanevano”

“Antognoni? Lo sento sempre. Dispiace non sia dentro la Fiorentina”

Daniel Passarella storico difensore della Fiorentina, ha parlato in esclusiva a Firenzedintorni.it: “Firenze resta sempre nel mio cuore, in questa città ho passato dei momenti bellissimi. Sono qui per vedere Antognoni e altri amici. La nostra Fiorentina (1983/1984) fu la prima squadra a giocare con il 3-5-2 nel calcio italiano, quella è stata una delle squadre più belle in cui ho giocato, ma oggi quel modulo è usato poco. Prima di andare all’Inter pensavo addirittura di smettere di giocare. Poi i giocatori nerazzurri mi hanno chiamato e mi hanno covinto ad andare a Milano, Trapattoni mi voleva in tutti i modi. I Pontello mi hanno fatto un'offerta per rimanere, ma già allora stavo pensando di smettere di giocare.".  "Se Quarta mi somiglia? Non l’ho visto giocare molto, ma tante persone parlano di una somiglianza con me. Nico Gonzalez? É un buon giocatore, ma la Fiorentina di oggi l’ho vista poco. Su una sua possibile cessione? Nella mia Fiorentina i giocatori forti rimanevano, non venivano ceduti. Sul rapporto tra gli argentini e Firenze? Tutti i mie connazionali che hanno giocato nella Fiorentina, hanno sempre fatto bene. Le voci sulle mie condizioni di salute? Sto benissimo, non vedi? (ndr ride)". "Firenze? Io amo tutti i tifosi della Fiorentina, mi hanno dato un amore incredibile e mi hanno trattato benissimo. 2 o 3 mesi fa sono stato allo stadio con la famiglia, credo di tornare anche in futuro. Io parlo spesso con Antognoni, ci sentiamo al telefono. Lui ha dato il cuoreper la Fiorentina e per Firenze. Credo che Giancarlo dovrebbe essere dentro la Fiorentina”.

Firenzedintorni.it, il racconto di Firenze

I nostri primi sei mesi, tra storie ed esclusive

Oggi Firenzedintorni.it compie sei mesi, pochissimi per il percorso che vogliamo compiere, ma comunque abbastanza per confermare quello che insieme ad un gruppo di giovani innamorati della città avevamo in testa quando è iniziato il viaggio: raccontare Firenze, velocemente, con inchieste ed esclusive, facendo parlare tutti, senza invasioni pubblicitarie di alcun genere.Aprite il giornale e non dovete andarlo a cercare in mezzo ad una selva oscura di pop-up, è un tratto distintivo di firenzedintorni.it e non cambierà mai perché tutti i nostri sponsor sono accuratamente selezionati.In questi sei mesi vi siete moltiplicati, regalandoci fiducia e motivazioni per fare sempre meglio: grazie e buona lettura.

Nico, cartina tornasole

Se viene venduto, c’è davvero da preoccuparsi

Che senso avrebbe vendere Nico?Dal punto di vista tecnico nessuno, è il miglior giocatore della Fiorentina, ha vinto due volte la Coppa America e avrebbe pure conquistato il Mondiale se non si fosse infortunato, la differenza con gli altri è quasi imbarazzante.Discontinuo? Sì, ma il tanto celebrato Leao che stagione ha fatto? Chi prensiamo al suo posto avendo già gente fortissima come Sottil, Ikone, Kouame? Callejon gioca ancora?Ci dobbiamo rinforzare e dopo aver rinunciato a due centrocampisti molto tecnici come Bonaventura e Castrovilli perdiamo il miglior talento? Non discuto sullo scambio in difesa tra Pogracic e Milenkovic perché credo e spero che sia stata una scelta tecnica, certamente corroborata dal risparmio sull'ingaggio, ma immagino si volesse  cambiare qualcosa dopo una stagione pessima del serbo.Ma Nico? Se va via, allora comincio a preoccuparmi davvero, fermo restando che i dubbi sulla costruzione della nuova Fiorentina restano tutti, specialmente in attacco, ma magari Kean mi smentirà clamorosamente.

Do you remember Italiano?

La rimozione veloce dall’universo viola dell’allenatore del Bologna

Questione di feeling, che non è mai scattato davvero, perché il calcio è molta emozione e ben poca razionalità.È passato poco più di un mese dal divorzio tra la Fiorentina e Italiano e non si avverte nessuna mancanza particolare, come se questi ultimi tre anni, con altrettante finali perse, siano passati come acqua fresca nel cuore dei tifosi viola.Viene in mente Terim, grande istrione, che lasciò una Fiorentina in piena caduta libera, anche se in finale di Coppa Italia, poi vinta da Mancini: nell’immaginario di tanti è ancora ricordato con un sospiro di rimpianto, eppure quando abbandonò la nave di Cecchi Gori, perché si era già accordato col Milan, aveva perso tre gare di seguito e pareggiato in casa col Brescia.Italiano non ha mai capito Firenze e si potrebbe dire tranquillamente anche il contrario, ma l’onere della prova, spiace dirlo, è sempre sulle spalle di chi viene ad allenare da queste parti diventando così la seconda persona più importante della città dopo il sindaco, salvo superandolo in certi particolari frangenti.Prandelli, ad esempio, lo ha compreso benissimo, Montella molto meno, Italiano per niente.

Perimetrale...non è che noi fiorentini siamo un po' esagerati?

Forse parliamo troppo, anche prima delle partite

Cosa sia il calcio perimetrale non lo ha capito nessuno, ma suonava così bene che tutti ce ne siamo un po’ invaghiti e lo abbiamo fatto nostroIl calcio perimetrale del quasi fiorentino Spalletti, raccontato insieme a diverse altre affabulazioni linguistiche di alto profilo, assomiglia alle convergenze parallele di Aldo Moro di fine anni sessanta, anche quelle non significavano niente, ma avevano un bell’effettoNel vedere la più brutta Nazionale degli cinquant’anni, ho pensato alla nostra eccessiva bulimia linguistica e un po’ anche al bombardamento tattico a cui Italiano ha sottoposto la Fiorentina, specialmente nell’ultima stagioneConosco un po’ Spalletti, mi ci sono scontrato qualche volta, e lo ammiro per come allena e anche per come sa sempre tenere la scena, con lui non ci si annoia mai, è uno dei nostri: le galline del Cioni, la testa battuta sul bancone della sala stampa, i polpastrelli di Hugo e molto altro ancora.Ho però l’impressione che pensasse di allenare ancora una squadra di club e non la Nazionale, dove devi fare bene e in fretta, non sciorinare tutto il tuo sapere calcistico, lo sapevano benissimo Bearzot, Valcareggi e Lippi, molto pragmatici, e anche il massimo filosofo del pallone, Arrigo Sacchi, deve solo ringraziare il divino e detestato Baggio se non è finito a casa contro la NigeriaAbbiamo visto una squadra penosa, che dava l’impressione di cercare mandare a memoria schemi frettolosamente provati in poche settimane, in cui la fantasia era bandita, un po’ come è accaduto spesso nell’ultima stagione viola: tieni le distanze, fai quella sovrapposizione, se parte tizio te devi essere pronto a fare la diagonale, insomma un bel calcio perimetraleE credo che a tutto questo gigantesco equivoco abbia dato un discreto aiuto la nostra incontenibile incontinenza verbale: per una battuta noi fiorentini e toscani ci giochiamo le amicizie, ma il calcio è molto più semplice di quanto vogliano farci credere gli scienziati del pallone e  il già citato Sacchi, se al posto di Tassotti, Baresi, Costacurta, Maldini, Donadoni, Gullit, Van Basten avesse avuto Dodo, Milenkovic, Quarta, Biraghi, Ikone, Barak e Nzola forse avrebbe vinto un po’ meno, anche con gli schemi più geniali del mondo

Se non sono grulli, non si vogliono

E perché non Balotelli?

Nessuno si senta offeso dal titolo, ma fatico molto a capire perché si parli così tanto di Kean e di Zaniolo, non esattamente due esempi di maturità, visto che sono ormai ad un bel punto della loro carriera.Al di là delle loro continue dimostrazioni di immaturità, ci sono poi le prestazioni, che non paiono proprio essere così esaltanti, specialmente per l’attaccante juventino e allora perché dovrebbero vestire la maglia viola.Se la Fiorentina deve diventare una specie di Cepu calcistico, per la rieducazione di presunti talenti, allora tanto vale fare le cose in grande e sentire se anche Balotelli avesse voglia di venire da queste parti, dando ovviamente un colpo di telefono a Cassano per il ruolo di mental coach.

Cambiare nella continuità

Una donna seria, capace di sorridere

Che Firenze sarà con Sara Funaro?Certamente una città che non lascerà indietro nessuno e molto  “Inclusiva”, come piace dire a lei, che è molto coscienziosa nel proprio lavoro, ma niente affatto seriosa come invece può sembrare a chi non la conosce bene.Vedremo quanto durerà il suo viaggio di nozze con i fiorentini e comunque non ci saranno problemi di adattamento perché Sara Funaro conosce benissimo la macchina amministrativa e non è detto che non sappia già dove mettere le mani per farla funzionare meglio.Sa benissimo quali siano i problemi da risolvere, non ha ricette magiche e a volte è sembrata fin troppo didascalica nella sua campagna elettorale, tanto da perdersi nel lungo elenco delle cose proposte, però non ha mai mollato.Ha detto di aver sempre dormito benissimo in questi lunghi mesi, e le crediamo sulla parola: chissà come riposerà come si sveglierà domattina pensando di succedere sessant’anni dopo a cotanto nonno, quel Piero Bargellini che è stato il più amato residente a Palazzo Vecchio dopo Giorgio La Pira.Essere sindaco di Firenze è il più bel mestiere del mondo, ha detto e confermato Matteo Renzi, ed è una delle poche idee su cui Sara Funaro sarà d’accordo con lui.

Invasione di idee

Le troppe proposte dei due candidati

Ogni giorno arrivano in redazione proposte e controproposte di Sara Funaro ed Eike Schmidt: è un fluire di idee apprezzabile, ma forse eccessivo.Facciamo fatica noi a tenere il conto di quello che pensano di fare una volta eletti, figuriamoci chi andrà a votare, anche perché Firenze non è una città scivolata nei bassifondi del vivere civile: da queste parti si sta bene, non è detto però che si possa stare meglio.I temi sono quelli: sicurezza, turismo da regolare, un freno all’affitto selvaggio, viabilità, aeroporto e in ultima analisi lo stadio, molto di moda nelle ultime oreMolto altro non c’è e credo che alla fine si voterà più di pancia, cioè in base al credo politico e alla simpatia verso i candidati, che di testa, cioè provando a ricordare quello che hanno detto.E noi di FirenzeDintorni ci saremo anche dopo, a controllare cosa verrà o non verrà fatto di quanto promesso.

Il dovere di un diritto

Perché è sbagliato non andare a votare

Ottanta anni fa, in questi giorni, a Firenze si ammazzava e si torturava per provare a fermare la democrazia, basta farsi un giro a Villa Triste e rileggersi la storia di quel posto per essere scossi da un fremito libertario: andateci, se avete un po’ di tempo.Sono morti, sono stati torturati dalla feccia nazifascista per noi, che siamo figli e nipoti di quei martiri, perché due anni dopo si potesse essere liberi di scegliere chi dovesse guidarci politicamente, ma non è solo quello.Chi non va a votare, sbaglia, a prescindere; puoi votare contro o a favore oppure mettere la scheda bianca, ma astenersi non ha il minimo senso, non è una forma di protesta, piuttosto di ignavia, di delega ad altri di decidere della nostra vita quotidiana.E tutto questo non ha il minimo senso.

Ci vuole equilibrio

E se Bonaventura o Kouame avessero segnato?

Sliding doors: Ranieri non si fa fregare, si va ai rigori e vinciamo la Conferenze, oppure Bonaventura o Kouame non ripetono Baggio nel 1990 o Mandragora l’anno scorso e segnano, che succede?Pullman scoperto in giro per la città, fuochi d’artificio, Commisso osannato, Italiano rimpianto e non è male neanche quel Pradé…Ora invece siamo ai processi sommari, alle scuse per me assurde della squadra dopo la vittoria di Bergamo, ma scuse per cosa?Perché hai perso la finale?Sembra che si sia andati in serie B e allora ci vuole equilibrio e anche un minimo di coerenza: le presunte malefatte dirigenziali sarebbero state le stesse anche in caso di vittoria ad Atene, perché non si azzecca un centravanti da due anni e mezzo e altre cose sono state sbagliate, esattamente come quasi tutte le squadre di serie A, con l’eccezione di Inter, Atalanta e Bologna.E poi è assurdo continuare a considerare la parte più calda della tifoseria, genericamente definita come Curva Fiesole, come la sola depositaria della verità del tifo: loro ci mettono il cuore, sono dappertutto, fanno cose egregie ed altre criticabili, ma contano esattamente come tutti gli altri e trovo molto triste questo doversi andare a giustificarsi dopo una partita a favore di telecamera.Nessuno rappresenta nessuno e tutti contano alla stessa maniera e comunque qui c’è da ripartire e non trasformare Firenze in una Norimberga calcistica.

Può succedere di tutto

La stagione viola è stata la peggiore delle tre di Italiano, ma non così fallimentare

Sono discretamente preoccupato per gli sviluppi post-Atene: il comunicato della Fiesole mi è sinceramente sembrato eccessivo, un po’ come la contestazione con il Siviglia di nove anni fa. La stagione viola è stata la peggiore delle tre di Italiano, ma non così fallimentare come sembrerebbe uscire dalle righe della parte più calda della tifoseria. Non si arriva in finale per grazia ricevuta, e alla fine siamo in testa alla classifica della normalità, che parte appunto dall’ottavo posto. Non capisco poi perché salvare solo Italiano dal presunto Titanic viola, lui è il comandante e Commisso l’armatore, possibile che abbiano sbagliato solo gli altri?. Capisco la rabbia e la delusione, ma non è così che si costruisce con Commisso, se ho imparato a conoscerlo e semmai avrei sottolineato il l’agghiacciante silenzio post sconfitta, con tanto di mancato ringraziamento a chi era ad Atene, al Franchi e al Viola Park. Adesso può davvero succedere di tutto e, dico la verità, la cosa mi piace pochissimo.  

Delusione atroce, bisogna rialzarsi

Adesso una rivoluzione profonda, senza sentimentalismi

Come si dice dalle nostre parti: il problema non è il bere, ma il ribere e fra tutti gli scenari possibili la ripetizione della beffa dello scorso anno sarebbe stato il peggiore.Invece è accaduto: il difensore che entra al posto di quello che non si regge più in piedi (perché Ranieri e non Parisi, non si sa) e si prende il gol quando ormai sono tutti sintonizzati sul pareggio, ma qui il problema è soprattutto uno e gigantesco: gli attaccanti.Non esiste che si debbano rimpiangere, e a ragione, Jovic e Cabral, non esiste snaturare Beltran, pagato una fortuna e ignobilmente trasformato in un centrocampista tuttofare, neanche fosse Barella.Sette gol in due in 58 partite, roba da matti, cifre che impongono ai vari Casarsa, Desolati, Sella e perfino Pagliari e Speggiorin una causa per risarcimento danni.Colpa di Italiano? Boh.Sono loro scarsi? E chi lo sa, e comunque chi scrive avrebbe speso due anni fa una quarantina di milioni per Belotti, tanto per dire quanto sia difficile il calcio.Una botta del genere è veramente atroce e abbiamo una media da pianto…greco nelle finali europee: una vittoria e cinque sconfitte, molto peggio della Juve, che abbiamo sbeffeggiato per anni.Adesso tocca a Commisso, deciderà lui come e con chi ripartire: che il popolo viola ami incondizionatamente la Fiorentina credo che se ne sia abbondantemente accorto.

La finale si vince in questi giorni

Non alzare troppo la pressione: difficile, ma non impossibile

Il Napoli perse uno scudetto in albergo, davanti alla televisione, quando Higuain segnò il 3 a 2 all’Inter: vennero a Firenze ed erano fuori giri per la troppa pressione, lo stesso successe proprio alla Juve e proprio ad Atene 41 anni fa. Tutti sovraeccitati e convinti di vincere la prima Coppa dei Campioni della storia, vanno in campo, prendo un gol del meraviglioso Magath e non combinano niente, pur avendo Platini, Boniek, Rossi, Tardelli e altri Campioni del Mondo.Tutte queste reminiscenze storiche per avvertire che converrebbe stare abbastanza tranquilli prima delle 21 di mercoledì, un po’ perché non porta bene essere troppo fiduciosi e molto per via della pressione che i giocatori avvertono un po’ ovunque.Nella testa di moltissimi c’è il gol al novantesimo di Praga e quella è stata una straordinaria spinta emotiva per arrivare ad Atene, ora però ci vuole la testa fredda per vincerla questa finale: sul cuore caldo siamo già abbondantemente a posto.

Applausi, invidia e speranza

Chissà se tra una settimana…

Entusiasmante, sorprendente, da applausi: l’Atalanta di ieri sera ha annichilito la più forte squadra tedesca giocando una partita meravigliosa, non sbagliando niente e anche chi non sopporta (fuori dal campo) Gasperini non poteva negare il capolavoro bergamasco.Nel vedere le scene finali di giusto trionfo credo di non essere stato l’unico a chiedermi se tra una settimana ad Atene saremmo stati noi a festeggiare, magari non giocando novanta minuti così perché immagino che basti anche qualcosa meno.Li ho sinceramente e sportivamente invidiati: perché loro? L’Atalanta, non il Milan, la Juve o l’Inter: un progetto che dura da otto anni e rimane sempre in quota, con un bilancio ottimo, non sbagliando quasi niente.Poi ho anche pensato che comunque siamo gli unici insieme a loro a giocarci una finale europea e sono andato a dormire un po’ meno di malumore.

Tutto molto bello, ma che tristezza la corsa all'ottavo posto

La Fiesole che cambia e una storia da rispettare

Giusto il tributo alla Curva viola perché oltre novanta anni di storia meritano solo applausi.Una storia sana, senza delinquenza, con degli eccessi verbali che potevano essere evitati, ma senza velenose contaminazioni politiche che si sono viste in altri stadi.Poi c’è la storia della Fiorentina, che dovrebbe essere riletta un po’ più spesso, perché è vero che non siamo il Real Madrid e neanche chi ha vinto decine di scudetti, ma neanche una squadra che saluta con questo entusiasmo l’ottavo posto.Sinceramente: la corsa al posticino in Conference è un po’ triste, ricordo stagioni si contestava per un sesto posto, per non parlare dei mugugni per essere arrivati quarti con la coppia Prandelli-Corvino.La vittoria ad Atene cambierebbe molte cose, ma il campionato resta deludente, comunque la si voglia mettere ed essere contenti per essere arrivati ottavi mi pare eccessivo.

Ebrei fiorentini e Israele

Perché non posso tacere

Da mesi sto urlando alla luna e alla fine mi chiedo: possibile che sia l’unico ebreo fiorentino che vive con angoscia quello che sta accadendo a Gaza?Sono cresciuto con una generazione di ragazzi e ragazze, oggi uomini e donne che stanno per entrare nella terza età, che discutevano di tutto, che andavano in profondità nelle varie situazioni che avevamo davanti agli occhi.Non avere i social aiutava, disporre di un cervello pensante ancora di più, l’aggiunta di sentimento e senso morale faceva il resto.Certo, di sciocchezze ne abbiano dette tante, abbiamo preso cantonate memorabili e non so se, per dirla alla Gaber, la nostra generazione abbia perso, però quello che sta accadendo a Gaza non lo avremmo accettato, se però fosse andato in scena in qualsiasi altra parte del mondo.Su Gaza invece gli ebrei fiorentini tacciono, quelli in là con gli anni come me, e quelli più giovani, come se il senso di appartenenza con Israele fosse fondamentale per decidere se parlare o tacere.E tutto questo è di una tristezza infinita.

I dubbi di un genitore

Se fosse stata mia figlia…

Cosa avrei detto alla fanciulla se “Juve m….” lanciato in scala nazionale non fosse stato preparato a tavolino dai genitori?Se cioè fosse stato un moto spontaneo della pargola, che sapeva di essere inquadrata: come mi sarei comportato una volta arrivati a casa?L’odiosissimo politicamente corretto e l’ancora più insopportabile buonismo imporrebbe un rimprovero, perché coì non si fa, perché le parolacce non si dicono, meno che mai davanti ad una telecamera.E invece no, lo confesso: sarei stato orgoglioso di lei, perché Firenze è così e soprattutto perché la Juve è la Juve, al netto della vergogna dei cori sull’Heysel e di altre nefandezze da terzo mondo civile.Al nuovo nascituro fiorentino si insegna, se la famiglia è calcisticamente sana, tra le prime certezze della vita che la Juve da queste parti non si può vedere e quindi bene così: brava Matilde.

Adesso vinciamola, dopo 23 anni di digiuno

Quanto è bello essere incoerenti

Il calcio è uno sport straordinario, quello che consente con maggiori possibilità di ogni altra disciplina di vedere la squadra più debole battere la più forte e questo è una delle spiegazioni per cui piace così tanto.Nel calcio poi si può essere felicemente incoerenti, dire tutto la domenica sera e il contrario di tutto il mercoledì notte, ad esempio dopo una qualificazione in una finale europea.In quanti tra i duecento che hanno fatto le due di notte per acclamare Italiano a Peretola domenica sera, dopo Verona, lo avrebbero esonerato seduta stante?Nel calcio molto è concesso, basta non strabordare nelle offese e vivere la passione entro limiti consentiti, da superare solo in pochi casi, come potrebbe essere il prossimo 29 maggio ad Atene.Non sarebbe male lasciarla nell’album dei bei ricordi la Conference e scalare di una categoria, vivendo una notte di passione viola.

È davvero un giochista?

Analisi di una regressione tattica e tecnica

A Firenze si dice: fatti un nome, fai la pipì a letto e diranno che hai sudato.Dopo decine di partite di una noiosità senza limiti è quello che mi è venuto in mente ieri al trentesimo passaggio verso l’improvvido Christensen, a Verona tra i peggiori.Davvero Italiano va annoverato tra i tecnici giochisti, cioè quelli che regalano emozioni per come manovra le squadre che allenano?C’è stata una vertiginosa discesa dal divertimento delle prime uscite dal 2021 della Fiorentina guidata dal tecnico viola, nel senso che le partite giocate veramente bene sono diventate sempre meno, ma potrebbe anche andare bene così se il tutto venisse compensato dai risultati, che, per carità, sono buoni, ma non eccezionali.Sto parlando solo del gioco, che non si capisce più bene quale sia, se non quello di uno sterile possesso palla, con l’estenuante giro palla in orizzontale e, appunto, all’indietro.Leggo e sento di richieste a Italiano perché ci ripensi, perché resti ancora a Firenze e fatico a crederci per il semplice fatto che è ormai chiaro che si sia a fine corsa, con un bilancio finale positivo, ma non così entusiasmante: ha fatto bene, ma si poteva chiedere e vedere di più.

Finire con grande dignità

L’esempio di Montella nel 2015

Sogno un finale di stagione come quello di maggio 2015, dopo l’eliminazione dal Siviglia: si sapeva che Montella se ne sarebbe andato, diversi giocatori erano alla conclusione della loro esperienza in viola, ma con uno sprint grandioso la squadra centrò un magnifico quarto posto a 64 punti.La vittoria di ieri, molto divertente, è propedeutica a tutto questo, anche se non sarà facile, perché questa Fiorentina è tecnicamente inferiore a quella di nove anni fa, soprattutto a centrocampo.Molto fece lo spirito di gruppo, l’orgoglio di chi andò in campo e altrettanto va chiesto a chi giocherà da giovedì in poi.Ci si può lasciare in tanti modi, cerchiamo di scegliere quello per farsi ricordare con il sorriso e, perché no, anche con un pizzico di rimpianto.

L'ammissione viola di debolezza

Atalanta nettamente più forte e dura da otto anni

Inutile girarci intorno: l'Atalanta si qualifica meritatamente perché gioca meglio della Fiorentina e nessuno degli attaccanti viola troverebbe posto con Gasperini, nemmeno a partita in corso.Ormai siamo a fine ciclo, lasciando ai mesi che verranno la valutazione sul triennio di Italiano, molto poco amato e abbastanza sconcertante nell'affermazione per cui, visto che bisognava giocare altri trenta minuti, tanto valeva tentare di pareggiare al quinto di recupero.Scusi mister, ma pareggiare con chi? Con quali giocatori? Con Bonaventura e Nico ben oltre la riserva e gli altri che segnano come quelli cambiati, cioè mai, ma che senso ha tutto questo?Si prova a difendere il possibile e a rubare la qualificazione ai rigori, perché da sempre il calcio è questo, non siamo mica Pantani che scattava in salita per abbreviare l'agonia della fatica.Resta l'amarezza di una finale sfumata, ma converrà interrogarsi a fondo sul miracolo Atalanta, da otto anni ai vertici nazionali e molto avanti in Europa: l'Atalanta, non Juve, Inter o Milan.

Un mese di tregua viola

Una moratoria alle polemiche per vincere qualcosa

Ieri sera, dopo la partita, i primi tre messaggi alla radio se la prendevano con Sottil, il quarto con Sottil e Ikone, il quinto con Sottil, Ikone e Biraghi, che non aveva messo piede in campo.Poi c’è chi si è arrabbiato per la posizione in classifica, come se la gara di Salerno potesse dare non tre, ma otto punti, in modo da lanciarci in piena zona Champions.A seguire, naturalmente, sono arrivati i tifosi che se la prendevano con chi se la prendeva con la squadra, società, Sottil, Ikone, naturalmente Biraghi, e compagnia cantante.Mi guardo indietro e non trovo nel glorioso passato viola una situazione del genere, come se vincere non contasse niente, come se ognuno stesse fermo sulle proprie posizioni, nel senso che pur di confermare quello che penso preferisco che la Fiorentina vada male.Anche a me è capitato di essere in piena rottura con chi era alla Fiorentina: Malesani, Corvino, addirittura Batistuta e altri, ma quando giocava la squadra prevaleva il cuore e il senso di appartenenza: dove sono finiti?Prendiamoci un mese di sospensione e vediamo come va a finire.

Che noia il politicamente corretto

Il presunto bacio di Vincenzo Italiano a Vanessa Leonardi

Ventidue anni fa eravamo più ironici e meno noiosi, anche e soprattutto nel calcio. Successe che Nervo del Bologna segnasse un gol importante e nell’impeto dei festeggiamenti sfiorasse le labbra del suo compagno Bellucci che negli spogliatoi, molto divertito, dichiarò che forse aveva sbagliato… Bellucci: lui non era Monica.Due giorni dopo non ne parlava più nessuno, ieri invece la Fiorentina è stata costretta a far uscire un comunicato ufficiale per sottolineare come Italiano non avesse baciato Vanessa Leonardi dopo la rete di Nico Gonzalez: e se anche l’avesse fatto?Nel 2009 Prandelli a Liverpool stampò un bacio ad Alessia Tarquini e la cosa finì lì, forse perché eravamo tutti più sani mentalmente.Il passaggio alle semifinali di Conference sullo stesso piano di qualcosa che forse c’è stato e forse no e che comunque conta zero: ridatemi il calcio di una volta e insieme a quello la possibilità di avere un minimo di intelligenza per considerare cosa è davvero scorretto perché ci circonda un’ipocrisia e un buonismo senza fine.

Che noia, che barba...

Sandra e Raimondo in salsa viola

Tranne qualche pregevole eccezione la Fiorentina è diventata una squadra noiosa, in partite in cui non succede quasi niente.Palla da destra a sinistra, da sinistra a destra, qualche volta indietro, quasi mai in avanti, pressoché bandito il dribbling negli ultimi venti metri, lo spettacolo quasi mai.Le prospettive sono le stesse di ieri alle 18.44, nel senso che il passaggio del turno è più che possibile, ma perché non riuscire a vedere qualcosa in più in attacco.Non arrivano palloni giocabili alle punte, o sedicenti tale, perché credo che mai ci sia stata una media così bassa nella storia viola tra minuti giocati e gol fatti, roba che la poco premiata ditta Sella-Pagliari meriterebbe una lettera di scuse.Non ci resta che aspettare i risultati, per il gioco meglio rimandare alla prossima stagione.

Il fortino viola alla prova europea

La diversa comunicazione viola, diretta e senza intermediari

Quanto manca Joe Barone alla Fiorentina oggi, dopo che è passata l’ondata emotiva che ha coinvolto un po’ tutti, anche a chi aveva litigato con lui.Dall’esterno verrebbe da dire moltissimo, abituati come eravamo alle sue consuete esternazioni pre-partite, e personalmente a confronti duri, ma sempre nei limiti della reciproca correttezza, nella sua difesa ad ogni costo del fortino viola.Ecco, il fortino.Non piace la comunicazione diversa della Fiorentina, non piace a noi che operiamo nei media perché ci piace il confronto, per spiegare, magari provocare, insomma avere il ruolo che abbiamo sempre avutoJoe Barone e Rocco Commisso hanno deciso diversamente: comunichiamo noi direttamente, perché siamo convinti che molte cose che scrivete e dite non sono vere, ve lo abbiamo detto, ci siamo scontrati, ma non è servito a niente, ecco perché facciamo (quasi sempre) da soli Barone.L’impressione è che il fortino ci sia anche senza Barone, anzi forse si è rinforzato nel ricordo di chi si è immolato alla causa viola in tutto e per tutto e forse questo potrebbe essere il segreto per vincere finalmente qualcosa.

Gatti e Miretti, che tristezza...

I gol dei comprimari e zero punti

Una volta si perdeva con le reti di Anastasi, Bettega, Del Piero, Vialli, non che la cosa facesse meno male, ma almeno erano grandi giocatori che facevano valere i diritti della classe.Adesso no, la Juve si porta a casa sei punti su sei, giocando sempre in difesa e con due reti di Miretti a Firenze e Gatti a Torino e questo induce ad una grande tristezza perché rimane nell’aria l’idea che  Fiorentina-Juventus sia diventata una partita quasi normale, che viene sopravvalutata da noi diversamente giovani, che magari eravamo a Cagliari e Avellino.Non credo che sarà mai così, ma forse sono un illuso.Siamo stati tutta la settimana a pontificare sull’astinenza di reti e assist del duo 130 milioni Chiesa-Vlahovic, manteniamo il record e poi perdiamo lo stesso, sai che soddisfazione…

Troppo forti per questa Fiorentina

Alla fine conta solo il campo

La squadra più bella vista a Firenze, almeno sul piano del gioco, con la sola vicinanza del Bologna, che però ha interpreti di caratura inferiore.Meglio dell’Inter, sicuramente, della Roma di De Rossi, senza parlare della Juve, che rinunciò a giocare e vinse immeritatamente la partita.Bellissima la coreografia, toccanti i video e la poltroncina vuota di Barone, ma alla fine si gioca a calcio e il Milan è tutta un’altra cosa rispetto al Benevento di oltre sei anni fa.Hanno vinto meritatamente, più che all’andata, perché sono più forti, perché hanno Leao e noi Ikone, Pulisic in panchina e noi Kouame titolare, hanno vinto semplicemente perché sono più forti e spesso il calcio regala sentenze che tengono conto dei valori in campo.

Matteo e Dario, anche meno

Eutanasia di un’amicizia

Maggio 2014, Dario Nardella ha appena vinto le elezioni a sindaco e il suo predecessore, da Presidente del Consiglio, si avvia a trionfare nelle imminenti elezioni europee, con la stratosferica percentuale del 40%.Si cercano, si stimano, si vogliono bene.È stato Matteo a volere Dario assessore allo sport, uno è brillante, spregiudicato, emergente, l’altro più riflessivo, attento, con una visione più antica della politica.Insieme sono una coppia vincente.Anzi sarebbero, perché poi succede qualcosa che forse qualcuno conosce o forse non è successo proprio niente, potrebbe anche darsi che sia stato il no di Nardella a seguire Renzi nella nuova avventura di Italia Viva a cominciare a scavare il solcato che li divide.Comunque sia, comincia una stagione di sussurri velenosi, sorrisi stentati, frasi smozzicate ed è sempre Matteo ad accendere la miccia.Dario non risponde, incassa e mette in conto.Poi la situazione esplode in guerra aperta fino all’ultima polemica gratuita di ieri con Renzi che accusa Nardella di essere andato oltre il ridicolo per la triste vicende del libro non presentato.Domanda di chi come il sottoscritto li conosce entrambi piuttosto bene: era proprio impossibile fermare questa deriva che è molto poco edificante?Per loro e per Firenze.

Ricominciare, con la testa al presente

Sarebbe sbagliato ripensare al dramma di Astori

È vero che spesso la storia si ripete, ma i corsi e ricorsi così cari a Vico con il calcio hanno poco a che fare, perché lo sport ha regole che sfuggono a qualsiasi valutazione casistica o statistica.Capisco che sia facile, e in fondo anche giusto, ripensare al marzo del 2018 e quindi più o meno inconsciamente immaginare una botta adrenalinica che portò la Fiorentina a vincere consecutivamente sei partite, ma era tutta un’altra storia e anche altri uomini, a parte Milenkovic e Biraghi.La tragedia di Davide, uno di loro, il capitano, è stato un pugno nello stomaco diretto, da cui ci si poteva anche non riprendere e non verrà mai ricordata abbastanza l’opera meravigliosa di Stefano Pioli, che divenne il padre di quei ragazzi smarriti.La straziante agonia di Joe Barone è diversa, non era uno di loro, ma un riferimento che non c’è più e comunque i questi casi la reazione è individuale e quindi imprevedibile.Ci vuole forza, tenacia e coesione: buon viaggio Fiorentina.

Soprattutto un uomo di 58 anni

Il mio saluto a Joe Barone

Nessuno sapeva, ipotizzo, quanti anni avesse Giuseppe Barone, diventato Joe per tutti, perché quando si arrabbiava, e succedeva spesso, aveva la tempra del trentenne che si vuole affermare, mentre nelle dichiarazioni pre e post gara pareva che fosse nel calcio da decenni.In qualche modo posso dire di averlo conosciuto abbastanza bene.Non amava i giornalisti, alcuni proprio li detestava, ma evidentemente lui e Commisso avevano un’idea diversa del sottoscritto per via delle diramazioni imprenditoriali che hanno portato alla costruzione del Pentasport.Un giorno mi chiese di raccontargli com’era nato il nome e di divertì molto a sentire le varie vicissitudini capitate in oltre 45 anni di radio.Ha costruito il Viola Park e basterà rivedere lo speciale di DAZN per comprendere l’orgoglio con cui mostrava le meraviglie di qualcosa che è veramente unicoE’ stato lui a togliere i diritti a Radio Bruno, ma è stata una scelta aziendale, che ho sempre amaramente rispettato, spostando poi tra noi l’attenzione su altri temi, rintuzzando attacchi e avendo sempre un rapporto basato sul reciproco rispetto.Facile ora parlarne bene, troppo facile: aveva i suoi difetti e i suoi pregi, come tutti noi, ma soprattutto aveva solo 58 anni.Aveva una moglie e quattro figli, che quando l’onda mediatica si sarà fermata rimarranno disperatamente soli.Ciao Joe!

Non c'è ipocrisia

Firenze è questa, in tutti i sensi

Sei ore di diretta e oltre 450 messaggi mi hanno regalato una posizione privilegiata per “ascoltare” il sentimento comune legato al dramma che sta vivendo Joe Barone e la sua famiglia.Non esiste ipocrisia nelle mozioni di affetto di tutto o quasi il popolo viola e di Firenze in particolare.Firenze è questa: rude, abrasiva, ma sincera, soprattutto nei momenti difficili.Non c’è l’insopportabile buonismo che avvolge tutto in circostanze come queste, ma la vera preoccupazione per le sorti di un uomo di 58 anni, con quattro figli e dopo viene la Fiorentina.Poi verrà il resto, cosa succederà in società, se e come Commisso reagirà a questa botta e tutto quello che impone l’incedere quotidiano.

È andata bene

Qualificazione, sorteggio e meno problemi del previsto col Maccabi

In tutti i sensi, per la qualificazione, che era prevista, ma non scontata, e anche per gli strascichi extra calcio, assolutamente prevedibili, anche se dispiace che la Fiesole non sia fuori da ogni contesa politica.E comunque ognuno pensa con la propria testa e quindi, così come quando si parla genericamente di “popolo viola” è sbagliato generalizzare, chi voleva contestare lo ha fatto senza andare oltre le parole e le bandiere.In campo è stata una partita fiacca, ma non spettava certo alla Fiorentina attizzare il fuoco e in mezzo a Roma e Atalanta era da immaginare che non ci fosse un gioco spumeggiante.Siamo ai quarti, con la concreta possibilità di arrivare in fondo grazie ad un sorteggio benevolo, in semifinale in Coppa Italia e non lontani da dall’Europa migliore in campionato, e siamo come l’anno scorso in pieno marzo ancora in pieno furore agonistico: non male. 

Rigori maledetti

De Gregori va bene, ma fino ad un certo punto

Non aver paura di tirare un calcio di rigore, sì, ma mettilo dentro, soprattutto se giochi in serie A.Con buona pace del maestro De Gregori, ci sono rigori e rigori: quelli sbagliati dalla Fiorentina sono costati nel 2024 quattro punti in classifica e la possibilità di giocare la finale di Supercoppa, un po’ troppo per non essere preoccupati.Poi c’è pure la mancata espulsione di Paredes, inspiegabile sotto ogni punto di vista, anche se non esiste la controprova che la Roma non avrebbe pareggiato in dieci. Una partita monumentale nel primo tempo e buono nella ripresa, meritavamo di vincere e siamo giustamente arrabbiati.Il calcio però è fatto di tiri in porta, compresi quelli dagli undici metri.

Non siamo il Real Madrid

Niente voli pindarici, ma concretezza

 La battuta del titolo mi fu regalata da Alessandro Lucarelli nell’anno della B, quando gli elencavo i vari errori difensivi della squadra.Ecco, appunto, non siamo il Real Madrid, e neanche il Bayern o il Manchester City, siamo semplicemente la Fiorentina, una buona squadra, che se va bene tutto arriva quinta, e se le cose non funzionano non centra l’Europa.Con queste prospettive, che molti non hanno ben chiare, è abbastanza normale fluttuare tra prestazioni ottime contro la Lazio e scialbe come contro il Torino, o anche a Budapest, dove comunque si è visto un gran carattere.Poi si guardano i risultati e allora, pur non essendo il Real Madrid, si potrebbe anche evitare di giocare al tanto peggio tanto meglio, sempre che si metta la Fiorentina davanti alle varie antipatie verso Commisso, Barone, Pradè, Italiano, Biraghi e via andare.

Finanza creativa e difficoltà di comprensione

Appaiono e spariscono, lo strano caso dei soldi per il Franchi

Colpa mia, ma giuro di essermi applicato, come quando avevo l’interrogazione di tedesco il giorno dopo: non sono riuscito a capire se alla fine i 55 milioni aggiuntivi per il Franchi ci saranno oppure no.L’aggravante è che ho pure rapporti privilegiati con tutti gli attori in commedia e quindi chiedo, mi informo, ma non c’è niente da fare: non lo so.Voto 4 e rischio di essere rimandato a settembre.Nel frattempo, memore di diverse sanguinose ristrutturazioni di case, ho però ben chiaro che ci vorranno molti più soldi rispetto agli ormai famosi 55 milioni, ma intanto se ci fossero quelli si potrebbe cominciare a chiamare il muratore e l’elettricista.Torno a studiare e chissà che alla fine riesca a farmi un’idea un po’ più precisa.

Un pareggio piccolo piccolo

Contro il Torino si poteva e doveva fare di più

Ci avessero detto quattro punti tra Lazio e Torino avremmo firmato immediatamente, così invece rimane un sapore amarognolo, motivato da una prestazione piuttosto deludente sul piano del gioco. Si è rivista la vecchia Fiorentina, cioè quella di gennaio e quasi tutto febbraio, lenta e ripetitiva e comunque non si scappa: se non giocano da 7 almeno due tra Arthur, Nico e Bonaventura siamo una squadra banale e spesso noiosa. E ieri, per svariati motivi, tutti e tre hanno fatto il minimo sindacale, non andando oltre il 6. Se poi si aggiunge la giornata negativa di Belotti (sembrava Nzola, con un pizzico in più di cattiveria) e la dispersione tecnica di Beltran, che rimane un attaccante, ecco che non si trovano validi motivi per cui avremmo dovuto vincere, anche con un uomo in più per un tempo. Siamo lì, a metà del guado, ancora in corsa su tre fronti, ma senza sapere se abbiamo abbastanza fiato per arrivare vincenti, o almeno piazzati, al traguardo.

Guccini riceve il premio Francovich: “A Firenze e Pistoia ho tanti amici”

Francesco Guccini, intervistato in esclusiva da Firenze e Dintorni, ha parlato di diversi temi

Il cantautore Francesco Guccini ha ricevuto il premio Francovich “per aver cantato il mondo medievale accompagnandoci dall’antica Bisanzio fino ai mistici orizzonti di Marco Polo e Cristoforo Colombo”. La cerimonia di premiazione si è svolta durante la giornata di apertura della decima edizione di TourismA, a Firenze. Intervistato in esclusiva da "Firenze e Dintorni", Guccini ha parlato di diversi temi. Queste alcune parole del Maestro: PREMIO FRANCOVICH - “Questo è un premio come autore di canzoni, è stato un piacere riceverlo”. BOLOGNA - “Non vivo più a Bologna dal 2000, la città mi spaventa, con il traffico e il caos”. L'AMORE PER LE CARTE - “Il più grande giocatore di carte delle osterie? A carte si vince e si perde... anche se oggi non è come una volta, si gioca meno rispetto al passato. Il mio gioco preferito a carte? Tutti i giochi italiani, ma non ho mai scommesso neanche un caffè, giocavo solo per il piacere di giocare. A Bologna si giocava a "Tarocco" / "Tarocchino", era un gioco rinascimentale diffuso anche a Firenze con il nome di "Le minchiate fiorentine”. FIRENZE - “Il mio rapporto con Firenze? Ho sempre avuto un ottimo pubblico lì. Ho tanti amici a Firenze e Pistoia, uno per esempio è scomparso poco fa, Sergio Staino, aveva 6 giorni più di me, siamo nati nei giorni della dichiarazione della guerra. Il prossimo album? No, basta. Adesso solo libri”. 

Aveva ragione lui

L’azzardo di Italiano ha pagato

Al netto dei mea culpa generali per aver scosso sconsolatamente la testa al momento delle formazioni, va sottolineato un aspetto spesso sottovalutato: noi non vediamo gli allenamenti.E anche se li vedessimo, dubito che saremmo in grado di capire se un giocatore è in condizione oppure no, perché facciamo un altro mestiere.E comunque non li vediamo, e quindi non potevamo sapere come stessero Bonaventura e Arthur, due dei tre più bravi, che sembravano ben oltre la riserva e quindi non in grado di reggere novanta minuti.Italiano invece, che gli allenamenti li vede e li dirige, ha creduto alla riconversione dinamica della coppia e l’ha piazzata in mezzo al campo, vincendo così la partita con una prestazione collettiva magistrale.Complimenti a lui e noi tutti, o quasi, sui ceci a meditare sui nostri giudizi. 

Fiorentina, troppo presto per i processi

Avviso ai naviganti: la stagione è ancora lunga, saranno i tre mesi più importanti della stagione

C’è qualcos’altro che nuoce alla Fiorentina quasi come la mancanza di un esterno degno di tale nome o di un attaccante che la butti dentro regolarmente. Stiamo parlando del clima da resa dei conti che si respira intorno alla squadra e ancora di più alla società. C’è in giro una gran voglia di farsi giustizia da soli, che sia da parte di Commisso per le critiche ricevute, o dei giornalisti-opinionisti non abituati a questo sistema comunicativo molto “muscolare”. Si attribuiscono colpe e si emettono sentenze nel nome del popolo viola (che nessuno rappresenta veramente, perché ogni tifoso ha il sacrosanto diritto di pensarla come vuole) dimenticandosi che l’unico giudice abilitato è il campo. E siccome mancano ancora tre mesi, i più importanti, alla fine della stagione, e la Fiorentina non ha ancora compromesso niente, inviterei tutti a darsi una bella regolata.

Intollerabile

La violenza deve essere fermata

Quello che è accaduto ieri a Firenze e Pisa non è accettabile, indipendentemente dalla propria appartenenza politica, perché la destra è un’altra cosa rispetto allo squadrismo fascista.Le vergognose immagini di ieri devono, o dovrebbero, essere il punto di non ritorno di una deriva che vede bruciare i manichini raffiguranti Giorgia Meloni e la polizia assaltare gruppi di ragazzi, certamente senza autorizzazione per la manifestazione, ma che andavano contenuti e non certo presi a manganellatePerché tanta violenza?E perché tanta attenzione per l’ordine pubblico non viene applicata dentro e fuori gli stadi, da sempre considerati posti dove si può dire di tutto e fare spesso cose intollerabili nel vivere civile?

Partite diverse

Una visione originale di Empoli-Fiorentina

Italiano a fine partita dichiara che la Fiorentina non è in difficoltà e io mi chiedo cosa debba ancora succedere per dichiarare lo stato di allerta.Perché alla fine non è neanche un problema di punti, che comunque cominciano a scarseggiare, ma di gioco, che manca da troppo tempo, se si eccettua la vendemmia contro il Frosinone.Non esiste un solo responsabile, lo sono tutti, ed è inutile esercitarsi a quel gioco del tanto peggio tanto meglio che piace così tanto da queste parti.Preoccupa Belotti inesistente, Arthur che regge al massimo mezz’ora, Bonaventura svaporato, Nico alla ricerca della forma perduta: senza di loro siamo una squadra piccola, che gioca alla pari con l’Empoli e col Lecce e non è sinceramente il massimo della vita.

Evitare lo scaricabarile

Le colpe sono collettive

La partita della Fiorentina è finita dopo venti minuti, in pratica dopo il gol di Orsolini, già annunciato da un'azione-fotocopia poco prima.Sono effettivamente un po' pochi e non è il caso di infierire, ma Milenkovic che afferma di aver visto la squadra giocare bene è sinceramente un fatto che ha dell'incredibile.Il Bologna ha giocato un calcio essenziale e verticale, la Fiorentina, con i suoi tre migliori appannati, è sembrata una normale squadra da centro classifica, di quelle che sono ora a destra e ora nella tanto auspicata sinistra della classifica.Non esiste un solo responsabile in questo grigiore, peraltro molto scuro, perché lo sono tutti e la cosa più preoccupante è che non si abbia la minima idea sul come venirne fuori, ma eviterei in tutti i modi la soluzione più calcistica e molto, molto italiana: lo scaricabarile.

Se fosse stato mio (o vostro) nonno

Gli incomprensibili attacchi a Sara Funaro

Piero Bargellini, mitico sindaco dell’Alluvione fiorentina del 1966, era il nonno di Sara Funaro, una circostanza casuale della politica, tipo il fatto che Francesco Cossiga ed Enrico Berlinguer fossero cugini.Stamani arriva a ricordarlo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e credo che sia il massimo nella vita pubblica e un’enorme soddisfazione per la famiglia.Purtroppo però la nipote, per l’appunto Sara Funaro, non parteciperà a questo momento speciale “per evitare speculazioni politiche”, vista la sua candidatura a sindaco.Sarà anche stato, come ha dichiarato Dario Nardella, “un grande atto di civiltà”, ma io trovo tutto questo sconfortante e in qualche modo umiliante.Non ci sono più avversari politici, ma nemici da abbattere, con qualsiasi mezzo, meglio ancora se con i social.Una deriva che dovrebbe far riflettere e che invece passerà inosservata, come troppe cose del nostro vivere quotidiano.

Il ricordo di Itala Meucci

Casa Itala e Casa Accoglienza Tommasino

Che accoppiata formidabile, Itala Meucci e Tommasino Bacciotti, la bontà e la saggezza di una donna straordinaria e l’innocenza meravigliosa di un bambino a cui tutta Firenze ha imparato da anni a voler bene.Se Tommasino fosse ancora con noi, si sarebbero certamente incontrati e chissà cosa sarebbe successo.A volte però la generosità (di Itala) e il coraggio instancabile (dei genitori di Tommasino) riescono là dove il destino ha chiuso le porte.E così oggi è stata inaugurata la ventiseiesima Casa Accoglienza Tommasino, che sarebbe poi l’abitazione di Itala, in via Pier Capponi 49 a Firenze 49, in ricordo di Itala, che aveva donato l’appartamento all’ente ecclesiastico con il desiderio che venisse destinato all’accoglienza di famiglie di bambini seguiti dall’ospedale Meyer.Hanno contribuito concretamente all’iniziativa la Fondazione Fiorenzo Fratini, il Four Seasons Hotel di Firenze e Stosa Cucine, da sempre al fianco della Fondazione Tommasino Bacciotti nella progettazione e realizzazione delle cucine per le Case Accoglienza.NON hanno contribuito al ricordo di Itala i condomini di via Pier Capponi 49, che si sono opposti alla targa che ricordasse Itala Meucci.Lei da lassù avrà scosso la testa sorridendo e tutto sommato contenta di essersi allontanata da un mondo senza anima.

È scomparso Kurt Hamrin

Un gigante gentile in maglia viola

Parto, e mi scuserà chi legge, da un ricordo personale. Estate 1967, avevo appena finito la prima elementare e sento in televisione che la Fiorentina ha venduto Hamrin al Milan. Non ci credo, chiedo conferma e piango, perché Hamrin era il più forte, il migliore per noi bambini e non solo per noi. Un gigante in maglia viola, superato per i gol in campionato solo da Batistuta, un’ala imprendibile che riuscì in qualche modo a far dimenticare l’immenso Julinho, a cui dette il cambio. Ha vinto tanto con la Fiorentina, tutto col Milan, ma con il cuore è sempre rimasto qui, zona Coverciano. Moglie svedese, anche lei fiorentina di adozione, quattro figli, e l’amore per la città e la squadra. Se ne va a quasi 90 anni, ha trascorso una vita bellissima, ma a chi ama la maglia viola oggi viene lo stesso da piangere

Ci vuole davvero il Maalox

Jovic continua a segnare…

E alla fine, come Fantozzi quando trovava il pane anche dentro i comodini, il tifoso viola venne colto da un leggerissimo sospetto: non è che per caso era il gioco di Italiano a non adattarsi a Jovic?Nel dubbio, si rosica con tristezza...

Rose e spine

Dal frigo alla serra

Siamo usciti di casa, oltre che dall’Europa, nel senso che ora non siamo più in cucina a controllare il frigo, che sarà stato pure piano, ma con un bel po’ di cibi scaduti.Adesso si va in giardino, a controllare come va con la rosa consegnata a luglio a Italiano e scarsamente rinforzata a gennaio.Non sarà bella e rigogliosa come quella data a Inzaghi, Allegri, Pioli, Gasperini, Mourinho (e poi De Rossi), Sarri, Garcia (e poi Mazzarri), ma è possibile che sia peggiore di quella del Lecce?Se D’Aversa si girava verso la panchina, chi trovava?E allora va buttato dentro anche l’allenatore nel fritto misto amaro di questa discesa nella mediocrità: che qualcuno provveda a dare un po’ di sapore ad un piatto che sta diventando indigesto.

Chissà che ne pensa di Belotti

A quando l’esternazione sul nuovo acquisto viola?

La domenica un giudizio sullo stadio, completamente opposto a quello di quattro anni fa, ma sono dettagli.Il lunedì la rinuncia alla candidatura europea in polemica con la Meloni, il martedì qualcosa sul Milan da buon vecchio ultrà, il mercoledì le tristi esternazioni su Ilaria Salis e per oggi aspettiamo fiduciosi.Matteo Salvini è uno e trino, e arrotondiamo per difetto, perché in effetti sarebbe quadruplo, quintuplo e anche di più: esterna su tutto, e se stamani a Milano l’inviato di firenzedintorni.it lo incrociasse per la strada potremmo avere un suo giudizio sul mercato viola e sull’acquisto di Belotti.Per poi passare nel pomeriggio a Putin, nell’ora dell’aperitivo al Ponte di Messina, finendo in serata con lo stadio di San Siro.Fantastico.Un eclettismo senza eguali, che merita applausi a scienza aperta, non fosse altro che per l’impegno profuso.Un po’ come Nzola e Beltran in questa stagione….

Qualcuno era comunista...

Il come eravamo di una generazione speciale. I “ragazzi” di sinistra cinquanta anni dopo

Ho conosciuto Massimo Gramigni nel giugno del 1979, lui era l’organizzatore con Radio Centofiori dell’eccezionale concerto allo stadio di Dalla e De Gregori, io un ragazzo che voleva fare a tutti i costi il giornalista e che si era messo in testa di intervistare “quelli importanti”, non importa per quale radio, comunque concorrente alla sua.Non ci fu niente da fare, arrivai ad un passo da De Gregori, ma poi arrivò Massimo e l’intervista svanì.C’è voluto del tempo per farmi sbollire la rabbia, un tempo passato ad ammirare tutto quello che stava costruendo, qualcosa di unico nel frastagliato e litigioso mondo fiorentino, ancora più frammentato quando si parla di organizzazione di eventi e spettacoli.Oggi Massimo è un gigante del suo mondo insieme al suo socio da sempre Claudio Bertini, anche se non vuole sentirselo dire, ma oltre mezzo secolo fa era uno di quelli che credeva che si potesse vivere in un mondo migliore e si dava molto da fare.Aveva quel “senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita”.E con lui migliaia di ragazzi che io vedevo muoversi sicuri e che oggi sono nonni, chissà quanto disillusi.Tra pochi giorni questa generazione che non credo abbia perso, nonostante quello che pensa l’immenso Gaber, si ritrova a casa di Massimo, al Tuscany Hall e per questo gli ho chiesto di raccontarmi com’erano loro negli anni settanta e cosa è lui oggi. E lo ringrazio di averlo fatto per firenzedintorni.itDavid GuettaHo partecipato a quattro incontri di preparazione all’evento del 10 febbraio, di cui due al Tuscany Hall nel ridotto, ritrovando molti compagni che dal 1972 giorno della mia iscrizione al PCI, mi hanno educato.Scrissi a suo tempo che grazie a quella scelta (la più bella della mia vita)  oggi sono un sessantaseienne fortunato perché  faccio un mestiere che amo da 45 anni e lo faccio con un socio al 50% dal 1981.In più, sono sposato dal 1986 con Caterina, credo insomma di essere sempre stato fedele ai miei principi. Penso che la nostra militanza abbia seminato un orto, in cui ci sono ancora semi fertili. E allora ritroviamoci per consegnare questo orto si nostri figli e nipoti perché se lo meritano. Quando alla fine “bene o male faremo due conti” scopriremo che questo orto vale più della bilancia che misura le nostre diversità sull’ oggi e sul futuro.La Festa dell’ Unità nazionale del 1975 mi ha insegnato cosa fosse il lavoro di gruppo per un ragazzo che allora aveva appena diciotto anni.I tre articoli di Enrico Berlinguer sul compromesso storico usciti su Rinascita mi hanno insegnato a leggere (stupidamente la scuola è stata distante da me e io da lei).Affiggere tantissimi manifesti vota PCI mi ha insegnato ad essere bravo a fare la colla.Ho un permanente senso di riconoscenza verso chi mi ha permesso di imparare ed essere, proprio grazie a queste esperienze, socio in 10 imprese di spettacolo, con 60 dipendenti.Ai miei figli avrò dato poca presenza come padre, però sono consapevoli che a 15 anni ho scelto da che parte stare del mondo, quella giusta, almeno secondo me.Massimo Gramigni

(S)fascisti su (Campo di) Marte

L’eterno problema dello stadio

Lo volete lo stadio finalmente coperto, dopo mezzo secolo di polemiche e soprattutto piogge per chi non può permettersi la tribuna?Volete che la Fiorentina non si sposti da Firenze per i prossimi due campionati?Se la risposta è sì, cambiate tranquillamente articolo: ce ne sono così tanti su firenzedintorni.it che avete solo l’imbarazzo della scelta.Se invece sbarrate la casella del no, allora siete coerenti con lo sfascismo imperante in questi giorni in città, il giochino molto fiorentino del tanto peggio, tanto meglio.Perché qualcuno dovrebbe spiegarci cosa ci sia di così sbagliato, o addirittura catastrofico, nel futuristico annuncio nardelliano di ieri.Rimane sospesa la domanda delle cento pistole: dove diavolo si trovano gli altri imprecisati milioni per arrivare sani e salvi al traguardo? Ma sono dettagli…

Ci vorrebbe Nanni Moretti

Puttane e protettrici

La scena (memorabile) di Palombella Rossa si conclude con uno schiaffo e, per carità, che mai sia usata violenza fisica, anche quando c’è quella verbale.Il pallanuotista Nanni Moretti si arrabbia con la giornalista che per intervistarlo usa una serie terrificante di luoghi comuni.La signora Cecilie Hollberg, tedesca di 57 anni da nove direttrice della Galleria dell’Accademia, ha accusato Firenze di essere diventata meretrice, che in un linguaggio più terra terra vorrebbe dire puttana.In che senso?Perché si è venduta al turismo, afferma teutonicamente convinta, come se da secoli questa città non fosse un centro di attrazione per tutto il mondoSiamo bottegai, polemici, autoreferenziali, generosi quando ce n’è bisogno, ma puttani e puttane proprio no.E comunque, gentile signora Hollberg, gli incassi di quella che lei ha definito una casa di appuntamenti servono a pagare ogni mese il suo stipendio di 6500 euro lordi al mese.Se Firenze è una città meretrice, bisogna anche pensare a chi vanno i soldi di ogni serata di lavoro.Tutti protettori e protettrici?

Il falso problema del mercato

Non esistono miracoli

Se davvero si voleva dare una sterzata alla qualità della rosa, bisognava pensarci a novembre, massimo dicembre, per poi partire all’inizio di gennaio con qualche innesto di qualità.Dove? In attacco, certamente, perché i sei gol complessivi in ventuno partite di campionato tra Nzola e Beltran, ieri nettamente peggio del compagno, sono uno scempio calcistico che a Firenze ha pochi precedenti.Ora è troppo tardi e comunque da comprare in giro c’era poco, pochissimo, anche sul fronte esterni e non c’è niente da fare: bisogna arrangiarsi con quello che c’è in casa.Come ai tempi di Sousa nel 2016 e le sue ormai mitiche omelette, rimaste nella storia viola piuttosto indigeste a tutti.

Avviso ai naviganti: non siamo più quarti…

Illusione Champions

Spero di sbagliare, ma forse ci siamo crogiolati un po’ troppo con la storia del quarto posto. Sì, è vero, giochiamo male, ma saremmo in Champions... Ok, gli attaccanti non segnano neanche con le mani, ma se finisse oggi il campionato…E va bene, cambiamo l’ordine dei fattori, cioè degli esterni, e il prodotto senza Nico è deprimente, però guarda la classifica… Ecco, dalle 17 di oggi non saremmo più in Champions, però c’è sempre un domani (o un Inter) per tornare a sognare.

"Casa Itala" e Fondazione Bacciotti

Il ricordo di Itala Meucci per Tommasino

Era una donna piccola, minuta, che se la stringevi avevi paura che ti si rompesse tra le braccia, ma fortissima. Una quercia a cui ti potevi appoggiare e lei ti dava la forza per capire dove avevi sbagliato e come potevi ripartire. Con dolcezza, entrando nella testa e nel cuore di chi aveva di fronte, amando, lei che non ne aveva avuti, soprattutto i bambini. Era quindi quasi inevitabile che Itala Meucci e la meravigliosa Fondazione Tommasino Bacciotti incrociassero le loro strade e infatti mercoledì 7 febbraio alle 10.45 Paolo Bacciotti aprirà la ventiseiesima abitazione per aiutare chi non può mettersi un alloggio dove stare nei giorni e nelle settimane in cui devono essere curati i propri figli. Si chiamerà giustamente “Casa Itala”, in via Pier Capponi 49, ed è l’appartamento dove lei ha vissuto per tantissimi anni, dispensando saggezza e amore. Ed è quello che Itala Meucci avrebbe voluto.

Belotti-Ikoné, perché sì

I vantaggi di uno scambio

Cosa perderebbe la Fiorentina con la cessione di Ikoné? Poco e niente, visto il modesto apporto dato in questi due anni. Tante promesse e pochi fatti, col rigore calciato al vento a cristallizzare il fallimento dell’investimento. Ikoné è superiore a Sottil, Brekalo e Kouame e infatti è anche l’unico esterno, Nico a parte, ad avere un po’ di mercato.Belotti segna ultimamente come Nzola, ma è un’altra cosa e magari davvero a Firenze riparte alla ricerca di un posto in Nazionale, lui che è pure Campione d’Europa. Per lui parlano gli oltre cento gol in Serie A e una grinta per ora estranea agli attaccanti viola. Per questo, se davvero ci fosse la possibilità, sarebbe uno scambio da fare al volo.

Un nemico amatissimo

Gigi Riva e la Fiorentina, una storia meravigliosa

Era il più bravo e forse nel calcio di oggi sarebbe stato fischiato e offeso. Cinquantacinque anni fa no, in quelle stagioni indimenticabili in cui Fiorentina e Cagliari rivoluzionarono il calcio italiano Gigi Riva era rispettato, e da tanti anche amato, pure a Firenze.Formidabili quei due campionati: nel primo i viola diventano Campioni d’Italia battendo allo sprint il Milan di Rivera e soprattutto il Cagliari di Riva, inaspettato protagonista di un calcio profondamente diverso e molto più a dimensione umana. Poi tocca ai sardi e a Firenze non dispiacque poi tanto, anche se il volo di Riva e compagni prese il via proprio all’ex Comunale, in una partita piena di errori contro la Fiorentina.Riva era il simbolo della forza e della lotta e di quelli che non ce l’avrebbero mai fatta e che invece alla fine vincono: indimenticabile.

Sembrano i cento metri, ma è una maratona

La corsa molto fiorentina per la poltrona di sindaco

La rincorsa ad un seggio europeo è roba da dilettanti in confronto a quello che sta accadendo per le amministrative fiorentine del prossimo 9 giugno.A oltre 140 giorni da quando andremo a votare sono già allineate ai blocchi di partenza e pronte a scattare, anzi già partite tre centometriste che un tempo giocavano nella stessa squadra e ora faticano a salutarsi: Sara Funaro, Stefania Saccardi e Cecilia Del Re. Tre ottime professioniste imprestate non si sa per quanto alla politica, che rinnovano l’inestinguibile, centenaria  tendenza alla frammentazione tipica della sinistra.Le senti parlare e fatichi a coglierne le differenze, almeno per quello che riguarda i temi più importanti di Firenze. Tra questi c’è anche lo stadio, ma, appunto, quello è uno dei problemi cittadini, non l’unico e neanche il più importante.E allora, perché non uniscono le forze? E soprattutto: come si può far passare il concetto che sia stata una buona idea quella di rinunciare a primarie aperte a tutte e tre?Poi c’è tutta la galassia esterna al PD e all’ex PD: Montanari, Sinistra Italiana, i 5 Stelle. Qui la corsa ancora non è partita e non è detto che sia un male.Nel frattempo la destra è lì che aspetta e si gode lo spettacolo, sfogliando la margherita (con la m minuscola): Schmidt o non Schmidt? E comunque un’occasione del genere in quasi ottanta anni di predominio rosso o biancorosso non c’era mai stata.