Per costruire Roma non bastò un giorno. Per trasformare una Fiorentina da settimo/ottavo posto in una squadra da Champions si potrebbe tranquillamente dire lo stesso.
La ‘dimensione’ della squadra viola è stata quella nell’ultimo triennio, settima/ottava forza della Serie A, con annesse due finali di Conference League e una di Coppa Italia, anche se tutte perse. Una legge non scritta del calcio, che non vuol dire verità assoluta, racconta che di norma è più ‘facile’, o almeno più immediato, riuscire a fare il salto dai bassifondi alle zone a ridosso dell’Europa piuttosto che quello da dove ha navigato la truppa viola negli ultimi tre anni a quello della Champions. Le romane, ad esempio, da anni sono lì, come la stessa Fiorentina, ma per fare quel salto può servire tempo. Certo con Prandelli e Corvino bastò un anno, così come col primo Montella (quando in Champions ne andavano solo 3). Ma, di norma, il percorso richiede tempo.
Il ko rimediato dalla Fiorentina a Bologna non deve indurre al pessimismo. Ci sta di perdere coi rossoblu, ci stava soprattutto dopo aver messo in fila 8 vittorie consecutive, cosa che non capitava da 60 anni (giusto per sottolineare quanto di straordinario era stato fatto prima del passo falso del Dall’Ara). Prima o poi doveva accadere. Peccato sia successo contro Italiano, ma chi se ne importa.
Il vero nodo, semmai, sta nel prendere coscienza di alcuni limiti che questa rosa ha. La filastrocca che Palladino aveva forgiato dal secondo tempo con la Lazio (De Gea, Dodo, Comuzzo , Ranieri, Gosens, Adli, Cataldi, Bove, Gudmundsson, Colpani, Kean) ha bisogno di alternative che non facciano rimpiangere i titolarissimi. Se Beltran aveva risposto presente prima del match di Bologna, così come Sottil, altri continuano a faticare. Colpani, su tutti. Nel momento in cui Palladino ha dovuto/voluto interrompere l’alternanza totale tra Serie A e coppe, schierando con l’Empoli e col Lask tanti elementi che solitamente erano stati preservati per il campionato, il conto è subito arrivato.
Poco male. Come detto non sarà certo la sconfitta di Bologna a far ridimensionare i sogni di gloria di una piazza che è tornata a respirare aria di altissima classifica come non accadeva da anni. Piuttosto, già da giovedì col Guimaraes e lunedì prossimo con l’Udinese, sarà fondamentale ripartire. Non solo nei risultati, ma anche in termini di ‘stato di salute’. La Fiorentina vista nelle gare con Empoli in Coppa Italia, Cagliari e Bologna, infatti, non è stata certamente la stessa di quella che si era vista fino al malore di Bove (il 7-0 al Linz lascia il tempo che trova). Già quella del primo tempo del Dall’Ara era stata comunque incoraggiante, con almeno 2-3 buone occasioni da gol e un rigore che sembrava netto, a differenza di un secondo tempo in cui in campo si è visto molto più Bologna che Fiorentina. Lo ripetiamo, ci stava. Ma…
Se Roma non è stata costruita in un giorno, se si vuole provare a far sì che questa stagione prosegua in quelle zone di classifica senza trascurare troppo la Conference League, servirà che dal mercato di gennaio arrivi qualche pezzo buono, o comunque qualcuno che quando i big non sono al top possa dare un contributo decisamente migliore di quello dei vari Quarta, Kouame, Ikoné, Mandragora, Kayode etc etc. O che questi si diano una mossa, sempre che ce l’abbiano nelle corde.
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