"Ancora una volta ci ritroviamo sul banco degli imputati semplicemente per aver fatto il nostro lavoro. I manifestanti, in quell'occasione, non hanno esitato più volte a sfondare il cordone di sicurezza, obbligando le forze dell'ordine ad agire per tutelare la sicurezza pubblica e della loro incolumità. Siamo dispiaciuti di essere messi sullo stesso piano di chi scende in piazza con l'unico obiettivo di scontrarsi con la polizia, che viene costantemente presa come bersaglio e interlocutore, quando invece il nostro ruolo è solo quello di garantire ordine e sicurezza". Così in una nota il segretario del Sap di Firenze Massimo Bartoccini in merito all'indagine sui poliziotti per le cariche contro gli studenti avvenute il 23 febbraio scorso
"Siamo fiduciosi - aggiunge - che i colleghi sapranno far luce sui fatti contestati e dimostrare la loro correttezza. Come sindacato, abbiamo messo a disposizione i nostri legali, gratuitamente, per offrire pieno supporto ai poliziotti coinvolti. Non possiamo accettare che chi tutela la legalità venga costantemente esposto a un accanimento mediatico con relativa sentenza". Bartoccini si rivolge poi a coloro che, all'interno di altri sindacati, sostengono la necessità di introdurre numeri identificativi per i poliziotti durante i servizi di ordine pubblico: "Questo caso è la dimostrazione che non è necessario alcun numero identificativo. I colleghi non si sono mai tirati indietro dall'essere identificati e la magistratura non ha avuto alcuna difficoltà nel farlo. Non dobbiamo cedere a pressioni politiche o mediatiche che mettono ulteriormente a rischio il nostro lavoro, già difficile e pericoloso."
"Siamo fiduciosi - aggiunge - che i colleghi sapranno far luce sui fatti contestati e dimostrare la loro correttezza. Come sindacato, abbiamo messo a disposizione i nostri legali, gratuitamente, per offrire pieno supporto ai poliziotti coinvolti. Non possiamo accettare che chi tutela la legalità venga costantemente esposto a un accanimento mediatico con relativa sentenza". Bartoccini si rivolge poi a coloro che, all'interno di altri sindacati, sostengono la necessità di introdurre numeri identificativi per i poliziotti durante i servizi di ordine pubblico: "Questo caso è la dimostrazione che non è necessario alcun numero identificativo. I colleghi non si sono mai tirati indietro dall'essere identificati e la magistratura non ha avuto alcuna difficoltà nel farlo. Non dobbiamo cedere a pressioni politiche o mediatiche che mettono ulteriormente a rischio il nostro lavoro, già difficile e pericoloso."
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