Sono affezionato a Marco Baroni: l’ho visto esordire in una di quelle due, tre giornate in cui la Fiorentina perse lo scudetto, a Milano con l’Inter, quando Casagrande sbagliò almeno due gol facilissimi e pareggiammo la partita.
Ero contento quando nel 1991, dopo aver segnato il gol decisivo del secondo scudetto del Napoli, stava per arrivare a Firenze, prima di quella vergognosa caccia alle streghe di cui fece le spese il grande Moreno Roggi.
Sempre gentile, mai sopra le righe, ha sempre sofferto di quella che si potrebbe chiamare “sindrome della modestia” e infatti non è mai stato considerato possibile per la panchina viola.
Qualche mese fa Sandro Mencucci, che ormai dopo oltre vent’anni di calcio, si intende di allenatori me lo aveva indicato come “molto bravo e anche adatto a Firenze”.
Peccato che sia fiorentino, che abbia sempre tifato per la squadra della sua città e che appunto…sia Baroni: se fosse venuto in estate: in quanti si sarebbero arrabbiati se domani si fosse seduto al posto di Palladino?.
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