Prima la morte del padre, suo punto di riferimento e aiuto importantissimo per accudire la figlia con problemi di salute. Poi un infortunio al ginocchio, per il quale ha dovuto subire un’operazione e la riabilitazione. Infine, la pandemia, con la chiusura dell’attività per cui lavorava e la cassa integrazione. E i debiti che si accumulavano.
Per una donna che vive e lavora a Firenze, però, l’incubo di essere sommersa dai debiti è finita grazie ai giudici del Tribunale di Firenze.
Come riporta questa mattina il Corriere Fiorentino, infatti, per la donna è stata decisa l’applicazione della legge “salva-suicidi”, che viene applicata nei casi di persone sovra-indebitate che rispondono a determinati requisiti di merito sotto l’egida dell’Organismo composizione crisi.
La donna, racconta il quotidiano, aveva accumulato debiti per circa 110mila euro con banche e istituti finanziari, per far fronte alle ingenti spese per sostenere la figlia (non solo le cure, ma anche, ad un certo punto, una baby-sitter) e per la propria salute, subendo poi il fermo dell’auto e il pignoramento di un quinto dello stipendio. Proprio per questo la donna, assistita da un legale, è stata riconosciuta come meritevole di tutela, e per lei i giudici hanno disposto l’annullamento del fermo e del pignoramento dello stipendio e l’azzeramento dei debiti, che poi, riconteggiati e ricalcolati, sono stati fissati a 20mila euro, che la donna dovrà restituire con rate mensili da 200 euro per i prossimi otto anni.
Per una donna che vive e lavora a Firenze, però, l’incubo di essere sommersa dai debiti è finita grazie ai giudici del Tribunale di Firenze.
Come riporta questa mattina il Corriere Fiorentino, infatti, per la donna è stata decisa l’applicazione della legge “salva-suicidi”, che viene applicata nei casi di persone sovra-indebitate che rispondono a determinati requisiti di merito sotto l’egida dell’Organismo composizione crisi.
La donna, racconta il quotidiano, aveva accumulato debiti per circa 110mila euro con banche e istituti finanziari, per far fronte alle ingenti spese per sostenere la figlia (non solo le cure, ma anche, ad un certo punto, una baby-sitter) e per la propria salute, subendo poi il fermo dell’auto e il pignoramento di un quinto dello stipendio. Proprio per questo la donna, assistita da un legale, è stata riconosciuta come meritevole di tutela, e per lei i giudici hanno disposto l’annullamento del fermo e del pignoramento dello stipendio e l’azzeramento dei debiti, che poi, riconteggiati e ricalcolati, sono stati fissati a 20mila euro, che la donna dovrà restituire con rate mensili da 200 euro per i prossimi otto anni.
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