Secondo l'Osservatorio Irpet l'attrattività regionale è diffusa

In Toscana il 28% dei comuni è classificato a vocazione turistico-culturale prevalente, e un ulteriore 16% a vocazione turistico-culturale parziale, per un totale pari a quasi la metà dei comuni (44%). Lo afferma l'Osservatorio regionale della cultura realizzato dall'Irpet, che per il 2023 ha stimato "una quasi completa ripresa dei livelli di fruizione pre-Covid del patrimonio storico-artistico", in virtù di "una crescita delle presenze turistiche, soprattutto nella componente internazionale".

Il turismo culturale, spiega l'Irpet, è il segmento considerato di maggior pregio "per i ritorni economici maggiori (spesa media per turista più elevata) e i minori impatti negativi (minore stagionalità, maggiore sensibilità ai temi della conservazione e della tutela), anche se il grande successo di alcune città d'arte, tra cui Firenze, ha recentemente aumentato la visibilità degli impatti negativi: effetti inflattivi sui prezzi locali, a cominciare da quelli delle abitazioni, distorsione del tessuto produttivo verso le attività ricettive e il commercio orientato ai turisti, innalzamento dei livelli di microcriminalità, pressione sulle risorse naturali e culturali fragili".

Tuttavia, secondo i ricercatori Irpet, "al di là di alcuni punti e di alcuni mesi dell'anno di eccessiva concentrazione, l'attrattività regionale è in realtà piuttosto diffusa e può contare su fattori di richiamo diversi (arte, mare, campagna), tutte caratteristiche queste che possono aiutare politiche di maggiore diffusione dei flussi di visitatori, magari a vantaggio di quelle aree (soprattutto appenniniche) che al momento ne beneficiano meno". 
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