La Corte d'assise d'appello di Firenze ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione per Elona Kalesha la 41enne di origine albanese imputata di duplice omicidio e vilipendio di cadavere per aver ucciso i genitori dell'ex fidanzato, Teuta e Shpetim Pasho, scomparsi dal capoluogo toscano nel novembre 2015 e i cui resti fatti a pezzi furono trovati cinque anni più tardi, nel dicembre 2020, in quattro valigie gettate in un campo tra la superstrada Firenze-Pisa-Livorno e il carcere fiorentino di Sollicciano.
Per la donna, condannata a 30 anni di reclusione per duplice omicidio e distruzione di cadavere (non vilipendio di cadavere come in precedenza scritto), la Corte d'assise d'appello di Firenze ha disposto anche la carcerazione preventiva fino a dicembre 2026.
I giudici, dopo poco più di due ore di camera di consiglio, hanno confermato la condanna di primo grado respingendo la pena dell'ergastolo sollecitata dalla procura generale e la richiesta di assoluzione formulata dai difensori della 41enne, Antonio D'Orzi e Federico Febbo. In aula era presente l'imputata, al fianco dei suoi legali: alla lettera del dispositivo , è rimasta in silenzio. Nessun commento nemmeno dei figli delle vittime, Taulant, Dorina e Vitore. "Non abbiamo dubbi che vi fossero gli elementi per arrivare a una sentenza di condanna" ha detto l'avvocato Cristina Masetti, legale di parte civile per i familiari delle vittime Cristina Masetti. "Era quello che speravano" ha aggiunto l'avvocato Filippo Viggiano, che assiste Taulant Pasho.
I coniugi erano scomparsi il 1 novembre 2015. Le indagini hanno ricostruito che l'ultima a vederli fu proprio Elona Kalesha. Cinque anni dopo i resti della coppia furono trovati da un pensionato cha stava ripulendo dalle erbacce un orto sociale, era la sera del 9 dicembre 2020. I corpi ormai erano saponificati. Ma grazie a un'ancora tatuata, Sphetim fu identificato dai familiari. La coppia, ha ricostruito la Procura, era arrivata a Firenze per alcune visite mediche e rivedere il figlio che sarebbe uscito dal carcere a novembre 2015. Elona affittò per loro un appartamento in via Fontana, nel quartiere di San Jacopino. In quell'abitazione, la 41 enne avrebbe ucciso i suoceri e poi avrebbe fatto a pezzi i resti nascondendoli in quattro trolley, finiti poi a ridosso del carcere di Sollicciano. Una ricostruzione che, dopo i giudici di primo grado nel maggio 2023, ha convinto anche quelli d'appello che hanno confermato la condanna.
Per la donna, condannata a 30 anni di reclusione per duplice omicidio e distruzione di cadavere (non vilipendio di cadavere come in precedenza scritto), la Corte d'assise d'appello di Firenze ha disposto anche la carcerazione preventiva fino a dicembre 2026.
I giudici, dopo poco più di due ore di camera di consiglio, hanno confermato la condanna di primo grado respingendo la pena dell'ergastolo sollecitata dalla procura generale e la richiesta di assoluzione formulata dai difensori della 41enne, Antonio D'Orzi e Federico Febbo. In aula era presente l'imputata, al fianco dei suoi legali: alla lettera del dispositivo , è rimasta in silenzio. Nessun commento nemmeno dei figli delle vittime, Taulant, Dorina e Vitore. "Non abbiamo dubbi che vi fossero gli elementi per arrivare a una sentenza di condanna" ha detto l'avvocato Cristina Masetti, legale di parte civile per i familiari delle vittime Cristina Masetti. "Era quello che speravano" ha aggiunto l'avvocato Filippo Viggiano, che assiste Taulant Pasho.
I coniugi erano scomparsi il 1 novembre 2015. Le indagini hanno ricostruito che l'ultima a vederli fu proprio Elona Kalesha. Cinque anni dopo i resti della coppia furono trovati da un pensionato cha stava ripulendo dalle erbacce un orto sociale, era la sera del 9 dicembre 2020. I corpi ormai erano saponificati. Ma grazie a un'ancora tatuata, Sphetim fu identificato dai familiari. La coppia, ha ricostruito la Procura, era arrivata a Firenze per alcune visite mediche e rivedere il figlio che sarebbe uscito dal carcere a novembre 2015. Elona affittò per loro un appartamento in via Fontana, nel quartiere di San Jacopino. In quell'abitazione, la 41 enne avrebbe ucciso i suoceri e poi avrebbe fatto a pezzi i resti nascondendoli in quattro trolley, finiti poi a ridosso del carcere di Sollicciano. Una ricostruzione che, dopo i giudici di primo grado nel maggio 2023, ha convinto anche quelli d'appello che hanno confermato la condanna.
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