Diverse aziende stavano partecipando alla costruzione del nuovo negozio Esselunga: la Procura sta cercando di fare luce

I sindacati hanno denunciato fin da subito il sistema di appalti e subappalti con il quale il cantiere di via Mariti, come molti altri in Italia, stava andando avanti nella costruzione del negozio Esselunga.
La Nazione questa mattina ricostruisce la catena di rapporti intercorrenti fra le varie aziende che partecipavano ai lavori, citando gli atti di indagine della Procura di Firenze, che sta ricostruendo il microcosmo contrattuale.

La proprietaria del terreno è Villata, che per realizzare i lavori nell’area dove prima sorgeva il panificio militare si era affidata alla Aep, Attività edilizie pavesi: proprio la Aep avrebbe stipulato, nel marzo del 2023, un contratto di subappalto con la Rdb Ita spa per la realizzazione, scrive il quotidiano, dello “scheletro prefabbricato del futuro megastore”.

La Rdb avrebbe effettivamente prodotto l’armatura in cemento, ma a montarla è stata un’altra società, la Mina srl, che, riporta il quotidiano, aveva più volte mostrato perplessità sullo stato dei materiali forniti dalla Rdb, addirittura manifestando la volontà di abbandonare il cantiere.

A spingere per un rapido completamento dei cantieri sarebbe stato lo stesso ingegner Passaleva, il quale però, in una mail ora agli atti dell’indagine, sottolineava la scarsa qualità di alcuni elementi prefabbricati utilizzati nel cantiere.

Molto ingarbugliata è anche la matassa dei rapporti contrattuali con i quali alcuni operai si trovavano sul cantiere: La Nazione riporta che Mohamed Toukabri, Mohamed El Farhane, Taoufik Haidar e Bouzekri Rahim erano dipendenti di una società, la Maifredi srl, ma erano in distacco alla Go Costruzioni (una società con sede nel bergamasco), mentre Luigi Coclite, la quinta vittima della tragedia di Via Mariti, era dipendente della Se.Po.C srl, mentre hgli altri tre operai che al momento del crollo erano con lui sul tetto del cantiere erano dipendenti della Iftimie Rodica, un’azienda, scrive il quotidiano, incaricata da Pavindustria.
Un vero e proprio mosaico sul quale la Procura di Firenze sta cercando di far luce per ricostruire la complessa rete di accordi contrattuali mediante i quali reperire la manodopera per la realizzazione del cantiere e sulla quale si inizia a fare luce per ricostruire le responsabilità del disastro che il 16 febbraio 2024 costò la vita a cinque operai.
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