Benefici con il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Terziario, della Distribuzione e dei Servizi

Sono oltre 350.000 in Toscana i lavoratori dipendenti dei settori commercio e dei servizi che potranno beneficiare degli aumenti previsti dall'accordo per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Terziario, della Distribuzione e dei Servizi, firmato da Confcommercio-Imprese per l'Italia, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. Lo evidenzia Confcommercio Toscana specificando che a livello regionale sono oltre 109.000 i lavoratori del commercio al dettaglio potenzialmente interessati, mentre il resto sono dipendenti da imprese dei servizi (da quelli finanziari ai ricreativi, informatici, noleggio, vigilanza ed altro ancora). In Italia sono 3 milioni in totale L'accordo prevede un aumento salariale - a regime - di 240 euro mensili (parametrato al quarto livello) e 350 euro di una tantum a completamento del periodo di carenza contrattuale

"Oltre a più soldi in busta paga, i lavoratori avranno migliori garanzie", sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, "il Ccnl prende infatti in esame una serie di miglioramenti per valorizzare il ruolo dei dipendenti nell'azienda, puntando sui temi della formazione continua, della parità di genere e della sanità integrativa, che offre pacchetti gratuiti per le prestazioni sanitarie e rimborsi per visite specialistiche, interventi, maternità. Si prevedono anche congedi specifici per le donne vittime di violenza e si aggiorna il congedo parentale per ciascun genitore, con un tempo minore di preavviso dovuto al datore di lavoro"

"L'iter del rinnovo contrattuale", spiega il direttore di Confcommercio Toscana, "è stato rallentato dalla pandemia e dai suoi effetti sociali ed economici. Poi si sono aggiunti altri elementi di crisi come l'inflazione e il difficile quadro geopolitico internazionale. Ciò nonostante, con grande responsabilità la nostra associazione di categoria e i sindacati sono riusciti a trovare un accordo sostenibile che non scontentasse nessuno, né i lavoratori né le imprese, per arrivare alla scadenza del 31 marzo 2027, si spera, con prospettive migliori
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