La società ha salutato i due calciatori. Fallimento azzurro agli Europei: in Italia si pensa solo a fare business

Si chiude dopo quattro stagioni, 162 presenze (11401 minuti giocati e quindi una media a partita di oltre 70 minuti) con 22 gol realizzati e 22 assist l’avventura di Giacomo Bonaventura alla Fiorentina. Che ha salutato il calciatore, con più qualità nel gioco della palla che aveva e non solo degli ultimi quattro anni in viola, con tre righe sui profili social del club.

L’addio di Bonaventura non è certo una novità, si era capito da settimane che tra Fiorentina e giocatore non si sarebbe trovato l’accordo per un nuovo contratto (l'età del giocatore non ha certo favorito la trattativa) e senza dubbio per i viola si può parlare di una perdita importante.

Di sicuro oltre all’attacco anche il nuovo centrocampo della Fiorentina che sarà affidato a Raffaele Palladino dovrà subire una vera e propria rivoluzione che a oggi vede in rosa il solo Mandragora visto che Duncan e Gaetano Castrovilli da domani potranno decidere dove andare a giocare perché anche per loro non c'è stato l'accordo per un nuovo contratto. Anche per Duncan (“Un viaggio insieme lungo più di 4 anni. Grazie di tutto, Alfred") e Castrovilli (“Grazie Castro. In bocca al lupo per il tuo futuro“) tre righe di saluto della Fiorentina sui propri profili social.

A proposito dell’attacco questa dovrebbe essere la settimana per le visite mediche e la firma del contratto di Moise Kean. La Fiorentina ha deciso di puntare forte sull’attaccante della Juventus. Fin qui nulla di male. D’altra parte, dopo due anni, i dirigenti viola hanno sottolineato come è sempre stato sbagliato il sostituto di Vlahovic, ultimo centravanti capace di andare in doppia cifra alta.

Vedremo se tatticamente sarà la scelta giusta (la Fiorentina lo aveva cercato anche lo scorso gennaio come lo stesso Monza di Palladino ma alla fine la decisione fu quella di andare all’Atletico Madrid, passaggio saltato all’ultimo perché l’attaccante non passò le visite mediche).

Semmai, qualche dubbio sull’intera operazione, numeri alla mano, può anche venire. Sull’operazione economica tra cartellino (13 milioni più 5 di bonus alla Juventus) e ingaggio (2,2 milioni a stagione, che per la società diventano oltre 4 milioni, per i prossimi 5 anni) sarà un investimento di almeno 40 milioni di euro.

Poi ci sono i numeri legati a presenze e gol. Prendendo in considerazione la Serie A, la League 1, Premier League e le rispettive coppe nazionali, la Champions League e Europe League Moise Kean negli ultimi 7 anni ha giocato 223 partite realizzando 47 reti (0,31 gol a partita) e quindi 1 gol ogni 3 partite. Per la cronaca l’ultimo gol in Serie A ben 23 presenze fa, in un Juventus-Verona del 1.04.2023 col risultato finale di 1-0.

Guardando questi numeri l’operazione Moise Kean assomiglia all’ennesima scommessa che la Fiorentina vuol provare a vincere. La speranza è che Palladino possa essere in grado di trasformare il giocatore in un attaccante che riuscirà a segnare con continuità. Di certo, l’impressione è che Kean possa giocare in più posizioni in attacco, meno quello di centravanti classico nonostante ‘qualcuno’ dei ben informati descrive un’altra realtà.

Ed’ chiaro che in questo momento questi numeri (nel calcio come in tutti gli sport dicono sempre la verità) non possono entusiasmare la tifoseria viola che spera in un capitolo nuovo, pieno di gol e belle prestazioni, nella vita sportiva di Moise Kean.

Infine, questione calcio italiano. A Euro 2024 è andato in scena l’ennesimo ‘fallimento’ azzurro. Responsabilità di Luciano Spalletti? Certo che si. Responsabilità dei giocatori? Certo che si. Responsabilità del presidente Gravina e della Figc? Certo che si. Responsabilità di normative e di una legislazione che penalizza i calciatori italiani a favore di quelli stranieri? Certo che si.

Di sicuro, per tornare ad avere una Italia competitiva, vincente e che faccia sognare deve cambiare tutto il ‘sistema calcio’ in Italia. Non c’è più un calciatore italiano capace di determinare, di fare la differenza. Le altre nazionali, più o meno forti, più o meno importanti, pensano a migliorare i propri talenti, sfornando spesso ottimi giocatori. Poi da lì, c’è la crescita del movimento. In sostanza si passa dai risultati sportivi per poi avere grandi risultati finanziari.

In Italia, invece, si ragiona solo, in maniera quasi unica, a fare business pensando di fare calcio con i soldi dei diritti televisivi (senza trovare altre forme di introiti) o battaglie di gruppo per avere ulteriori slot liberi per tesserare giocatori extracomunitari.

E non bisogna dimenticare, è la storia di sempre che lo dice, che prima di diventare giocatori nelle scuole calcio, nei settori giovanili, si diventava giocatori in strada. Non ci sono più i giovani nelle piazze e nelle strade a giocare a calcio….dove miglioravi in fantasia, controllo e personalità...Domandare a Baggio, Del Piero e Totti solo per citarne alcuni…

 

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