"Quotare in borsa la Multiutility toscana (acqua, rifiuti ed energia) vuol dire che questa dovrà prima generare profitti che servizi utili ai cittadini. Secondo me, e tanti altri, non è la strada giusta. Mi meraviglio davvero che oggi a sinistra si possa pensare che cedere il 49% della multiutility toscana ai privati sia una buona idea. La Borsa non è certo il 'male', ma è lo strumento con cui gli investitori vogliono veder remunerati i propri investimenti, il più velocemente possibile. E chi ripagherà quei profitti? Le tariffe pagate da cittadini e imprese su servizi gestiti di fatto in regime di monopolio". Lo scrive su Facebook Lorenzo Falchi della segreteria nazionale di Sinistra Italiana e sindaco di Sesto Fiorentino (Firenze).
"Una volta in borsa il titolo della multiutility sarebbe quotidianamente valutato dagli analisti - aggiunge - ogni decisione pesata per la sua capacità di generare profitto per gli azionisti. Estendere le fognature in aree poco abitate, portare le reti idriche dove ancora non arrivano, realizzare innovativi impianti di rifiuti ma poco remunerativi diventerebbero scelte di fatto non realizzabili perché non utili a generare profitto immediato. Per questo motivo mi opposi, insieme ad altri sindaci, alla nascita della Multiutility". "Non ero contrario ad un'unica società per servizi pubblici diversi - osserva ancora -. Ero e sono contrario ad un progetto nato con l'obiettivo di quotarsi in borsa e che per farlo ha disegnato una governance iper verticistica, che delega quasi ogni scelta strategica al management cancellando il ruolo dei Comuni".
Per Falchi "dobbiamo oggi avere l'ambizione di disegnare un modello diverso: proprietà interamente pubblica, vicinanza ai diversi territori, sguardo al medio-lungo periodo, valorizzazione delle professionalità e non profitti sul costo del lavoro, sostegno alla conversione ecologica, investimenti giusti, mirati e attenzione alle tariffe".
"Accantoniamo quindi - conclude Falchi - Borsa, finanza e svendita ai privati, scriviamo un vero piano industriale che risponda solo ai bisogni del nostro territorio e finanziamolo reinvestendo gli utili, oltre ad obbligazioni e bond come tante realtà del Paese fanno da anni con successo, come il servizio idrico di Milano e molte società pubbliche del Veneto".
"Una volta in borsa il titolo della multiutility sarebbe quotidianamente valutato dagli analisti - aggiunge - ogni decisione pesata per la sua capacità di generare profitto per gli azionisti. Estendere le fognature in aree poco abitate, portare le reti idriche dove ancora non arrivano, realizzare innovativi impianti di rifiuti ma poco remunerativi diventerebbero scelte di fatto non realizzabili perché non utili a generare profitto immediato. Per questo motivo mi opposi, insieme ad altri sindaci, alla nascita della Multiutility". "Non ero contrario ad un'unica società per servizi pubblici diversi - osserva ancora -. Ero e sono contrario ad un progetto nato con l'obiettivo di quotarsi in borsa e che per farlo ha disegnato una governance iper verticistica, che delega quasi ogni scelta strategica al management cancellando il ruolo dei Comuni".
Per Falchi "dobbiamo oggi avere l'ambizione di disegnare un modello diverso: proprietà interamente pubblica, vicinanza ai diversi territori, sguardo al medio-lungo periodo, valorizzazione delle professionalità e non profitti sul costo del lavoro, sostegno alla conversione ecologica, investimenti giusti, mirati e attenzione alle tariffe".
"Accantoniamo quindi - conclude Falchi - Borsa, finanza e svendita ai privati, scriviamo un vero piano industriale che risponda solo ai bisogni del nostro territorio e finanziamolo reinvestendo gli utili, oltre ad obbligazioni e bond come tante realtà del Paese fanno da anni con successo, come il servizio idrico di Milano e molte società pubbliche del Veneto".
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