La globalizzazione? Preoccupa più di metà degli italiani. In particolare 1 su 3 ne teme le conseguenze negative. Per 1 su 4 (44%) invece avrà effetti positivi, riconosciuti soprattutto dai più giovani. Così la ricerca Ipsos - mille le interviste - promossa dalla Fondazione Intercultura che alla globalizzazione dedica il suo prossimo convegno, 'Abitare le diversità: culture e complessità nuove', dal 4 al 6 aprile a Firenze. Dallo studio emerge anche che per il 63% degli italiani l'Intelligenza Artificiale avrà un impatto significativo sulla loro vita.
Tra quanti riconoscono gli effetti positivi della globalizzazione il 65% è composto dai più giovani: il 74% dei 16-24enni ritiene che i benefici supereranno o saranno uguali ai rischi. I più timorosi sono invece i nuclei familiari con figli in età scolare (14-19 anni). Per il 44% di loro i rischi superano i benefici. In particolare la metà degli intervistati teme ripercussioni negative per il lavoro e la sicurezza per la presenza di persone di culture diverse dalla nostra. Il 77% ritiene poi necessario sviluppare competenze interculturali per gestire al meglio le complessità della società moderna. Altro elemento di timore l'affermarsi degli strumenti di IA: nonostante cresca la conoscenza e la consapevolezza dei vantaggi, aumentano anche le preoccupazioni sul loro utilizzo.
Oltre 30 gli esperti riuniti al convegno fiorentino per confrontarsi su come si apprende a comunicare in modo culturalmente sensibile ed efficace in società complesse, come si impara ad affrontare e gestire l'incertezza culturale e quali competenze occorre acquisire. La domanda principale è se la nostra società sta andando verso una interculturalità 'liquida'. "Oggi - spiega Roberto Ruffino, segretario generale Fondazione Intercultura - non serve più il viaggio per incontrare le diversità, che stanno sull'uscio di casa e talvolta in famiglia. Oggi l'inglese serve da lingua sovranazionale, l'economia è globalizzata, i movimenti ideologici sono transnazionali, abbiamo vissuto due guerre mondiali e abbiamo paura di una terza, i tentativi di ridefinire identità nazionali sfumano nel patetico. E qui da noi in Italia e in moltissimi altri Paesi vivono in numero crescente cittadini nati in altre terre, in altre lingue, in altri contesti storico sociali. L'internazionalizzazione che veniva dall'alto si è accompagnata sempre più spesso a quella quotidiana che viene dal basso".
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