La proposta di Piano faunistico venatorio della Toscana è stata al centro della seduta della commissione controllo del Consiglio regionale, guidata per la prima volta dal nuovo presidente Massimiliano Baldini (Lega). Il piano è stato illustrato dal dirigente Marco Ferretti.
Si tratta del primo vero Piano redatto direttamente dalla Regione, si spiega in una nota, e prende il posto dei vecchi Piani faunistici venatori provinciali, un corposo lavoro di oltre 1600 pagine, frutto di un percorso già avviato da anni, elaborato interamente con l'impegno delle strutture regionali, senza ricorso a incarichi esterni.
La finalità principale del Piano è la conservazione delle specie di fauna selvatica (uccelli e mammiferi) e la programmazione di un prelievo venatorio compatibile con le esigenze di tutela, impostato sulla base di stime quantitative (specie sedentarie) e valutazione dello stato di conservazione (specie migratrici).
Il Piano deve contemporaneamente tenere conto delle esigenze delle diverse categorie interessate: cacciatori, agricoltori, ambientalisti, escursionisti ed operatori che a diverso titolo possono essere coinvolti nelle scelte di pianificazione. Prevista anche una ampia fase di partecipazione, con l'iter già avviato in Consiglio regionale, nel corso del quale si tengono audizioni e consultazioni e sarà possibile presentare osservazioni.
"Il Piano era atteso da tanti anni, come ci hanno confermato gli interventi delle varie associazioni del settore - ha osservato Baldini -. C'è il tema del calo drastico del calo drastico dei cacciatori con una serie di conseguenze che dovranno essere tenute oggettivamente sotto controllo". Baldini ha chiesto chiarimenti in merito alla partecipazione e alla "salvaguardia delle autorizzazioni in essere per i capanni da caccia". Per queste, è stato risposto dal dirigente, "l'indicazione è quella del mantenimento degli appostamenti fissi che già ci sono, per la loro valenza gestionale, con alcuni parametri che vengono introdotti in relazione alle Zps, le zone di protezione speciale". Baldini ha poi programmato l'espressione del parere da parte della commissione nella seduta del 30 giugno.
Si tratta del primo vero Piano redatto direttamente dalla Regione, si spiega in una nota, e prende il posto dei vecchi Piani faunistici venatori provinciali, un corposo lavoro di oltre 1600 pagine, frutto di un percorso già avviato da anni, elaborato interamente con l'impegno delle strutture regionali, senza ricorso a incarichi esterni.
La finalità principale del Piano è la conservazione delle specie di fauna selvatica (uccelli e mammiferi) e la programmazione di un prelievo venatorio compatibile con le esigenze di tutela, impostato sulla base di stime quantitative (specie sedentarie) e valutazione dello stato di conservazione (specie migratrici).
Il Piano deve contemporaneamente tenere conto delle esigenze delle diverse categorie interessate: cacciatori, agricoltori, ambientalisti, escursionisti ed operatori che a diverso titolo possono essere coinvolti nelle scelte di pianificazione. Prevista anche una ampia fase di partecipazione, con l'iter già avviato in Consiglio regionale, nel corso del quale si tengono audizioni e consultazioni e sarà possibile presentare osservazioni.
"Il Piano era atteso da tanti anni, come ci hanno confermato gli interventi delle varie associazioni del settore - ha osservato Baldini -. C'è il tema del calo drastico del calo drastico dei cacciatori con una serie di conseguenze che dovranno essere tenute oggettivamente sotto controllo". Baldini ha chiesto chiarimenti in merito alla partecipazione e alla "salvaguardia delle autorizzazioni in essere per i capanni da caccia". Per queste, è stato risposto dal dirigente, "l'indicazione è quella del mantenimento degli appostamenti fissi che già ci sono, per la loro valenza gestionale, con alcuni parametri che vengono introdotti in relazione alle Zps, le zone di protezione speciale". Baldini ha poi programmato l'espressione del parere da parte della commissione nella seduta del 30 giugno.
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