“Il carcere si trova in una condizione di sovraffollamento e non è in grado di garantire un'adeguata assistenza medica”

"Il carcere di Prato attualmente non ha un direttore titolare. Non ha un comandante titolare. Ha una gravissima carenza di organico di polizia penitenziaria e si trova in una condizione di sovraffollamento". Queste alcune frasi della lettera che la sindaca di Prato Ilaria Bugetti e il presidente del Consiglio comunale Lorenzo Tinagli hanno scritto al ministro della Giustizia Carlo Nordio in seguito al suicidio di un detenuto sabato scorso alla Dogaia, per chiedere un incontro urgente sul carcere pratese ed invitarlo a verificare di persona la gravità della situazione con l'obiettivo di adottare dei miglioramenti.
    
Nei giorni scorsi, sottolineano nella missiva, "il carcere di
Prato è stato teatro del 60mo suicidio in un istituto di pena italiano. Sono numeri preoccupanti che rappresentano una situazione di emergenza purtroppo comune su tutto il territorio italiano".

Per Bugetti e Tinagli "la casa circondariale La Dogaia di
Prato si è guadagnata un grave primato. Una macchia indelebile per la nostra città. In sette mesi, tre detenuti si sono tolti la vita, con una striscia di morte iniziata alla fine del 2023. Sono casi dolorosi che rappresentano solo la punta di una condizione alla quale detenuti, agenti di polizia penitenziaria, operatori sono costretti, e che più volte alla nostra istituzione hanno rappresentato la condizione di seria difficoltà".
    
"Il carcere di
Prato attualmente non ha un direttore titolare - ricordano -. Non ha un comandante titolare. Ha una gravissima carenza di organico di polizia penitenziaria, soprattutto per quanto riguarda ispettori e sovrintendenti. Si trova in una condizione di sovraffollamento. Non è in grado di garantire una adeguata assistenza medica, nonostante l'incredibile sforzo del personale competente. Non è in condizione di seguire e sorvegliare adeguatamente i detenuti con problemi psichiatrici riconosciuti. Non ha mediatori culturali sufficienti a gestire un'alta percentuale di stranieri. Riceve, come rappresentato dai sindacati di polizia penitenziaria, un alto numero di detenuti trasferiti da altri istituti per ordine e sicurezza, aggravando la condizione di chi lavora o è costretto alla detenzione già pesante all'interno dell'istituto".
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