“Come Fratelli d'Italia abbiamo votato contro alla legge sul fine vita della Regione Toscana e nel corso del dibattito abbiamo ampiamente dimostrato che questa materia non è di competenza legislativa delle Regioni.
La legge fa venir meno il principio di uguaglianza tra i cittadini e non è chiaro a chi potrà applicarsi.
Per ribadire il nostro dissenso riguardo l'incompetenza della Regione sul tema, non abbiamo partecipato al voto sugli emendamenti perché avrebbe legittimato un percorso istituzionale che non condividiamo. C'è poi da dire che si è voluto trasformare una vicenda procedurale, attuativa della sentenza della Corte costituzionale 242 del 2019, in una questione politica; ignorando perfino una circolare del Ministero della salute che sin dal 2022 aveva chiesto alle Regioni di provvedere tramite il SSN. È assurdo che proprio con la legge toscana ciò che concerne il 'fine vita' rientrerà nei servizi extra LEA, mentre la circolare del Ministero dice l'esatto opposto.
Il punto è che ci sono cittadini che richiedono un intervento normativo in questo senso ma non sono le Regioni a doverlo fare. Di fatto questa norma è già incostituzionale ancor prima di entrare in vigore e quella domanda fatta dai promotori della legge sarà comunque inevasa. Ciò non toglie che il Parlamento debba - con i tempi che una simile materia impone per i tanti risvolti, sociali, umani, personali - trovare un punto di equilibrio tra il diritto alla vita e il diritto alla autodeterminazione in casi estremi. Senza spalancare le porte ad applicazioni che in alcuni paesi del Nord Europa stanno già provocando situazioni al limite, come il suicidio assistito addirittura accordato ai minorenni 'stanchi di vivere'.
Ci spiace che già adesso ci siano personalità che ritengono che chi oggi vota contro in Toscana, lo farà anche in Parlamento!” lo afferma il gruppo di Fratelli d'Italia nel Consiglio regionale toscano, il capogruppo Vittorio Fantozzi e i consiglieri regionali Sandra Bianchini, Alessandro Capecchi, Diego Petrucci, Elisa Tozzi e Gabriele Veneri.
La capogruppo della Lega, Elena Meini, esprime l'auspicio "che il governo faccia la propria parte e quindi impugni la legge, e che il Parlamento legiferi: ma questo perimetro, con la legge così come è arrivata oggi in Consiglio regionale, sia il perimetro massimo su cui anche il Parlamento si possa muovere. Auspichiamo che non si vada oltre, perché per noi la vita è sacra e rimane sacra: saremo sempre dalla parte di chi decide per le cure palliative, e di chi decide un percorso di accompagnamento dolce alla morte. Non possiamo far passare il messaggio come istituzioni che si può scegliere di morire".
Per il capogruppo di Forza Italia, Marco Stella, con la nuova legge "in Italia la Toscana sarebbe la prima regione dove si può venire a morire, dove il suicidio medicalmente assistito è fatto attraverso una legge regionale: e cosa ci sarebbe, il turismo della morte? Dalla Puglia, dalla Campania, dalla Lombardia si viene in Toscana perché in Toscana si può morire? Sarebbe assolutamente folle".
Secondo Stella la Toscana "ha aperto un grave scontro istituzionale e costituzionale", e "i cattolici del Pd" votando a favore "hanno ceduto ai ricatti della segreteria nazionale del loro partito".
La legge fa venir meno il principio di uguaglianza tra i cittadini e non è chiaro a chi potrà applicarsi.
Per ribadire il nostro dissenso riguardo l'incompetenza della Regione sul tema, non abbiamo partecipato al voto sugli emendamenti perché avrebbe legittimato un percorso istituzionale che non condividiamo. C'è poi da dire che si è voluto trasformare una vicenda procedurale, attuativa della sentenza della Corte costituzionale 242 del 2019, in una questione politica; ignorando perfino una circolare del Ministero della salute che sin dal 2022 aveva chiesto alle Regioni di provvedere tramite il SSN. È assurdo che proprio con la legge toscana ciò che concerne il 'fine vita' rientrerà nei servizi extra LEA, mentre la circolare del Ministero dice l'esatto opposto.
Il punto è che ci sono cittadini che richiedono un intervento normativo in questo senso ma non sono le Regioni a doverlo fare. Di fatto questa norma è già incostituzionale ancor prima di entrare in vigore e quella domanda fatta dai promotori della legge sarà comunque inevasa. Ciò non toglie che il Parlamento debba - con i tempi che una simile materia impone per i tanti risvolti, sociali, umani, personali - trovare un punto di equilibrio tra il diritto alla vita e il diritto alla autodeterminazione in casi estremi. Senza spalancare le porte ad applicazioni che in alcuni paesi del Nord Europa stanno già provocando situazioni al limite, come il suicidio assistito addirittura accordato ai minorenni 'stanchi di vivere'.
Ci spiace che già adesso ci siano personalità che ritengono che chi oggi vota contro in Toscana, lo farà anche in Parlamento!” lo afferma il gruppo di Fratelli d'Italia nel Consiglio regionale toscano, il capogruppo Vittorio Fantozzi e i consiglieri regionali Sandra Bianchini, Alessandro Capecchi, Diego Petrucci, Elisa Tozzi e Gabriele Veneri.
La capogruppo della Lega, Elena Meini, esprime l'auspicio "che il governo faccia la propria parte e quindi impugni la legge, e che il Parlamento legiferi: ma questo perimetro, con la legge così come è arrivata oggi in Consiglio regionale, sia il perimetro massimo su cui anche il Parlamento si possa muovere. Auspichiamo che non si vada oltre, perché per noi la vita è sacra e rimane sacra: saremo sempre dalla parte di chi decide per le cure palliative, e di chi decide un percorso di accompagnamento dolce alla morte. Non possiamo far passare il messaggio come istituzioni che si può scegliere di morire".
Per il capogruppo di Forza Italia, Marco Stella, con la nuova legge "in Italia la Toscana sarebbe la prima regione dove si può venire a morire, dove il suicidio medicalmente assistito è fatto attraverso una legge regionale: e cosa ci sarebbe, il turismo della morte? Dalla Puglia, dalla Campania, dalla Lombardia si viene in Toscana perché in Toscana si può morire? Sarebbe assolutamente folle".
Secondo Stella la Toscana "ha aperto un grave scontro istituzionale e costituzionale", e "i cattolici del Pd" votando a favore "hanno ceduto ai ricatti della segreteria nazionale del loro partito".
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