"Ancora una volta la sinistra toscana dimostra di preferire gli slogan alla sostanza, votando una legge che introduce un presunto salario minimo nei bandi pubblici, che ha tutto il sapore di un'operazione di immagine e nulla del rigore istituzionale che servirebbe davvero per difendere i diritti dei lavoratori". Così la deputata toscana Fi Chiara Tenerini e il segretario regionale del partito e capogruppo in Consiglio regionale della Toscana Marco Stella.
"Chi conosce il mondo del lavoro sa che la vera tutela passa attraverso la contrattazione collettiva nazionale - aggiungono in una nota -, non attraverso soglie arbitrarie imposte per via politica. I Contratti collettivi firmati dalle parti sociali più rappresentative garantiscono già retribuzioni orarie superiori ai 9 euro lordi, ma soprattutto includono un sistema articolato di diritti: sicurezza, formazione, welfare, progressioni di carriera. Il salario minimo legale, al contrario, rischia di diventare un tetto anziché un pavimento, penalizzando proprio i lavoratori più fragili e rendendo strutturale il minimo, anziché superarlo".
Per Stella e Tenerini "il lavoro non si protegge con la propaganda, ma con regole chiare, con controlli seri, e con l'impegno a sostenere le imprese che applicano i contratti giusti e rispettano le persone. Invece di costruire una filiera sana degli appalti pubblici, la Regione si rifugia nella scorciatoia ideologica: quella che parla alla pancia dell'opinione pubblica, ma non risolve le ingiustizie reali nei luoghi di lavoro".
"La politica, quando è seria, non cerca il consenso facile: si assume la fatica del confronto, della responsabilità, della coerenza. Forza Italia - concludono - non confonde il riformismo con l'assistenzialismo né la giustizia sociale con l'imposizione burocratica. Il nostro modello è chiaro: un'economia della qualità, che premia il merito, riconosce la dignità del lavoro, sostiene le imprese virtuose e combatte il dumping con gli strumenti della libertà contrattata, non con la legge imposta dall'alto. La Regione Toscana, invece, continua a preferire la scorciatoia dell'annuncio alla strada difficile del governo".
"Chi conosce il mondo del lavoro sa che la vera tutela passa attraverso la contrattazione collettiva nazionale - aggiungono in una nota -, non attraverso soglie arbitrarie imposte per via politica. I Contratti collettivi firmati dalle parti sociali più rappresentative garantiscono già retribuzioni orarie superiori ai 9 euro lordi, ma soprattutto includono un sistema articolato di diritti: sicurezza, formazione, welfare, progressioni di carriera. Il salario minimo legale, al contrario, rischia di diventare un tetto anziché un pavimento, penalizzando proprio i lavoratori più fragili e rendendo strutturale il minimo, anziché superarlo".
Per Stella e Tenerini "il lavoro non si protegge con la propaganda, ma con regole chiare, con controlli seri, e con l'impegno a sostenere le imprese che applicano i contratti giusti e rispettano le persone. Invece di costruire una filiera sana degli appalti pubblici, la Regione si rifugia nella scorciatoia ideologica: quella che parla alla pancia dell'opinione pubblica, ma non risolve le ingiustizie reali nei luoghi di lavoro".
"La politica, quando è seria, non cerca il consenso facile: si assume la fatica del confronto, della responsabilità, della coerenza. Forza Italia - concludono - non confonde il riformismo con l'assistenzialismo né la giustizia sociale con l'imposizione burocratica. Il nostro modello è chiaro: un'economia della qualità, che premia il merito, riconosce la dignità del lavoro, sostiene le imprese virtuose e combatte il dumping con gli strumenti della libertà contrattata, non con la legge imposta dall'alto. La Regione Toscana, invece, continua a preferire la scorciatoia dell'annuncio alla strada difficile del governo".
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