"Quasi cento suicidi nelle carceri italiane nel 2024, in gran parte detenuti ma anche agenti di polizia penitenziaria. E la Toscana non è estranea a questo drammatico aumento, a cui va ad aggiungersi l'impennata di aggressioni dei detenuti ai danni di agenti. Le cause? Il sovraffollamento delle carceri e la fatiscenza delle strutture. Un fenomeno che può essere in qualche misura arginato con interventi strutturali, a cui sta lavorando il Governo. Anche la Regione può dare il suo apporto, senza porre paletti ideologici". Così il consigliere regionale della Lega Marco Casucci, a commento dell'approvazione di un suo ordine del giorno alle norme finanziarie regionali.
"Un atto con il quale si impegna la Giunta a collaborare con il ministero della Giustizia - aggiunge in una nota - al fine di predisporre un piano regionale di messa in sicurezza e ammodernamento del sistema carcerario toscano, valutando anche la realizzazione di nuove e più moderne strutture che permettano la chiusura e il cambio di destinazione di alcune di quelle attuali, obsolete o comunque non più funzionali".
Per Casucci "senza un intervento strutturale il piano di prevenzione sul rischio suicidi varato dalla Regione e annunciato nei giorni scorsi rischia di essere un pannicello caldo che non migliorerà le condizioni di lavoro degli agenti di Polizia penitenziaria, costretti ad operare in contesti inaccettabili, né dei detenuti".
"Un atto con il quale si impegna la Giunta a collaborare con il ministero della Giustizia - aggiunge in una nota - al fine di predisporre un piano regionale di messa in sicurezza e ammodernamento del sistema carcerario toscano, valutando anche la realizzazione di nuove e più moderne strutture che permettano la chiusura e il cambio di destinazione di alcune di quelle attuali, obsolete o comunque non più funzionali".
Per Casucci "senza un intervento strutturale il piano di prevenzione sul rischio suicidi varato dalla Regione e annunciato nei giorni scorsi rischia di essere un pannicello caldo che non migliorerà le condizioni di lavoro degli agenti di Polizia penitenziaria, costretti ad operare in contesti inaccettabili, né dei detenuti".
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