Il candidato per la circoscrizione centro ha le idee chiare sulla questione terremoti in Toscana: “Una strategia di messa in sicurezza sarebbe l’Europa che piace a me”. E spiega come mai ha scelto lo scarpone come simbolo del partito

“Stare in politica è come fare l'allenatore di calcio. Devi essere tanto furbo da capire il gioco e tanto fesso da pensare che sia importante”. E chissà se Sergio Pirozzi ha fatto sua questa frase del filosofo Eugene McCarthy. Già perché l’uomo nato a San Benedetto del Tronto nel 1965 ricopre entrambi i ruoli.

Al momento è candidato per le Europee per la circoscrizione centro – Toscana, Marche, Lazio e Umbria – con il suo Civici in Movimento, che ha aderito, insieme ad altre 18 realtà, alla lista 'Libertà' di Cateno De Luca. Ma il 59enne ha alle spalle una lunga carriera politica.

Nel 2009 diventa sindaco di Amatrice. Quattro anni dopo, nel 2013, viene nominato Presidente della VI Comunità Montana del Velino e nel 2015 viene eletto Presidente dell’Associazione dei Comuni Dimenticati.

Un uomo, come si definirebbe lui, che non conosce mezze misure: diretto, immediato e pragmatico. E sono proprio queste le tre parole chiavi del suo programma politico.

Lo stesso Pirozzi, in vista delle Europee in programma l'8 e 9 giugno 2024, ha deciso di raccontare al nostro canale la sua passione per la politica con uno sguardo al problema terremoti nella regione Toscana.

Pirozzi partiamo dal principio. Com’è nata la passione per la politica?

“E’ nata quando avevo 29 anni. Sono partito con la carica di consigliere comunale, poi vicesindaco, consigliere provinciale, sindaco di Amatrice per due legislature, presidente della Comunità Montana e presidente dell’Associazione dei Comuni dimenticati. Poi nel 2018 mi sono candidato con una lista civica per le elezioni regionali prendendo da solo il 5%. Nonostante questo, però non sono stato accolto dalla famiglia del centrodestra, forse perché ero un uomo indipendente e non influenzabile da lobby. Infine, grazie all’opportunità che mi ha dato Cateno De Luca, ho deciso di candidarmi alle Europee. Insomma, un percorso bello perché sono riuscito a fare tante cose. Le 4 leggi approvate all’unanimità testimoniano questo. La prima legge che parla in Italia di prevenzione sismica, la legge sui padri separati, la riforma del sistema di protezione civile e la riforma del terzo settore”.

'Un mondo a parte. Ripartire da qui!', questo è il suo slogan. Ce lo racconta?

“Esistono due mondi: il mondo a parte e quello virtuale che viene raccontato soprattutto dai media. C’è una narrazione che non tiene conto dei problemi reali delle persone e poi c’è questo mondo a parte, questo mondo sommerso che non viene raccontato, che non viene tutelato. Il mondo a parte è l’ambulante, è quello che ha il piccolo negozio, quello che vive nelle aree interne. Sono tutte quelle persone che hanno attraversato la zona rossa del dolore e che non vengano capite”.

Il vostro simbolo è uno scarpone. Come mai questa scelta?

“Il nostro simbolo all’interno di quel contenitore che è libertà è quello dello scarpone perché io porto sempre l’esempio che la politica a volte decide con i mocassini cioè non sapendo i problemi reali delle persone”.

Lei sa cosa significa vivere un terremoto visto che il 24 agosto 2016 ha affrontato le due terribili scosse che hanno investito Amatrice. Concentrandoci su quello che ha colpito la zona del Mugello nel 2019, a che punto siamo con la prevenzione?

“Per parlare di questo dobbiamo rifarci alla legge 12 del 2018 approvata all’unanimità nella regione Lazio. Questa partiva da un principio: per chi abitava nelle zone più a rischio aveva il 50% a fondo perduto. Il dato nazionale ci dice che più del 55% di abitazioni nella nostra penisola sono state costruite dal 1974. Perché proprio il 1974? Perché le prime norme che parlano di sismicità dell’abitazione datano 1974. Io pensavo che la legge Pirozzi diventasse un modello per le regioni. Quello che interessava a me era salvare la vita umana: era la mia missione. Quando un provvedimento legislativo salva almeno una vita umana ha già raggiunto il suo scopo. Ricordiamoci che chi ha la casa vecchia significa che non ha soldi. E noi dovremmo andare ad aiutare proprio queste persone. E’ un meccanismo dove non c’è la sensibilità perché la prevenzione non porta voti. Una strategia di messa in sicurezza sarebbe l’Europa che piace a me. E questa non sarebbe una battaglia ideologica ma di ideali”.
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