Possibile non ci sia una soluzione concreta?

A distanza di quasi un anno dall’ultimo grido d’allarme, nulla è cambiato al Parco delle Cascine. O meglio: è cambiato in peggio. Quello che dovrebbe essere il polmone verde della città, simbolo storico e culturale di Firenze, continua a versare in uno stato di abbandono, incuria e degrado che ormai non sorprende più nessuno. I problemi sono sempre gli stessi, solo più evidenti.

Passeggiare alle Cascine significa, ancora oggi, imbattersi in siringhe abbandonate, resti di bivacchi, sporcizia e atti di microcriminalità. In alcune zone del parco, soprattutto nelle ore serali, la percezione di insicurezza è altissima. Residenti e frequentatori parlano apertamente di un’area “persa”, dove droga e degrado dettano legge.

Numerose le segnalazioni di cittadini, comitati e associazioni che chiedono interventi concreti. Ma le risposte istituzionali – quando arrivano – sembrano parziali e temporanee, incapaci di scalfire un problema ormai strutturale.

Un anno fa si parlava di un piano di riqualificazione, di maggiori controlli, di un rilancio del parco in chiave culturale e sportiva. Ma quei buoni propositi sono rimasti sulla carta. I pochi interventi messi in campo – più telecamere, qualche pattuglia in più – si sono rivelati insufficienti. E nel frattempo, le Cascine sono rimaste prigioniere di spaccio, marginalità e trascuratezza.

Il parco delle Cascine non è solo un’area verde. È un luogo che appartiene alla storia di Firenze, teatro di eventi, sport, vita sociale. Eppure, oggi, rappresenta una ferita aperta nel tessuto urbano. Una zona che molti evitano, che pochi difendono davvero, e che – di fatto – continua a peggiorare giorno dopo giorno.

«Ci avevano promesso una rinascita, ma è tutto come prima. Anzi, peggio», racconta un anziano residente della zona. «Qui si vive nel timore, anche di giorno. I turisti ci passano raramente e chi abita vicino cerca di starne lontano».

I comitati di quartiere chiedono l’intervento deciso delle istituzioni: più presidio fisso, una vera politica sociale e una progettualità a lungo termine. Ma, finora, è mancata una visione organica. Si rincorrono emergenze, senza affrontare la questione alla radice.

Possibile non ci sia una soluzione concreta?

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