La nostra intervista in esclusiva a Marzio Mori, uno dei capilista della lista civica a sostegno di Sara Funaro

Un tema molto dibattuto negli ultimi mesi è stato quello del grave stato di declino del sistema penitenziario regionale.

Violenza e ingovernabilità nelle carceri toscane regnano sovrane. E Sollicciano viene definito come uno dei peggior carceri della nazione. Una struttura fatiscente, sovraffollata e segnata dalla carenza di personale.

Di questo tema abbiamo parlato con Marzio Mori, uno dei capilista della lista civica che sostiene la candidatura di Sara Funaro come prossima sindaca di Firenze. Un tema, quello delle carceri, che conosce bene, perché ha una lunga ed onorata esperienza nell'ambito sociale ed è direttore dei servizi che si occupano di immigrazione, di marginalità e di carcere all'interno della fondazione Caritas.


Quella delle Carceri in Italia, in questo momento, è senza ombra di dubbio un'emergenza e Sollicciano non fa non fa differenza in questo senso.

No, assolutamente. È una cosa abbastanza diffusa su tutto il territorio nazionale e alcune carceri della Toscana, fra cui Sollicciano, non fanno eccezione. In particolare, ci sono più persone della capienza possibile”.

E in più ci sono lavori che non sono mai partiti e che continuano a essere rimandati, rendendo ancora più difficile la condizione dei detenuti all'interno della struttura.

Indubbiamente. Molti anni fa, quando lavoravo con i Padri Mercedari mi occupavo principalmente di carcere, ho avuto occasione di frequentare molti Istituti in Italia e anche potendomi così rendere conto della situazione. Ogni tanto si evoca la costruzione di nuove carceri per superare la situazione di sovraffollamento - cosa che peraltro ha poco senso come ricetta se non facciamo invece una riflessione seria sulle misure alternative. Molte delle carceri esistenti, con poche virtuose eccezioni, sono spesso obsolete, se non addirittura fatiscenti, sono sovraffollate e hanno altri innumerevoli problemi. E chiaramente questo contribuisce a far scontare la pena in condizioni pessime”.

E questo oltretutto rende anche forse più difficile quello che è il percorso di recupero del detenuto…

Io ragiono da tecnico, sono abituato a portare dati a sostegno di ciò che dico. Si dovrebbe fare una riflessione su quella che è la giustizia riparativa, sulle misure alternative. Ricordiamo che Firenze è stata la patria di tutto questo, ha avuto uomini illustri che hanno tracciato la via, penso a Gian Paolo Meucci per quanto riguarda la giustizia minorile, Alessandro Margara e Mario Gozzini, che hanno legato il loro nome alle pene alternative. Per citare un articolo de il Sole24Ore di febbraio 2023, chi ha l’opportunità di accedere a misure alternative o opportunità di lavoro e formazione professionale ha un tasso di recidiva del 2%, contro un tasso di recidiva medio su base nazionale di circa il 70%. Il gap tra le due percentuali è talmente evidente che da solo basterebbe ma se vogliamo ampliare il ragionamento possiamo dire che limitare la recidiva nella commissione dei reati ha un effetto evidente anche sulla sicurezza, così tanto invocata da alcune parti politiche. Inoltre, così avrebbe piena attuazione anche il principio costituzionale del valore rieducativo della pena. Quindi possiamo dire che la giustizia riparativa e le misure alternative hanno un impatto positivo anche sul sovraffollamento delle carceri e devono rappresentare lo strumento principale per limitarlo”.


In questo senso, vedrebbe di buon grado un intervento di investitori privati in supporto proprio del percorso formativo dei detenuti?

Sicuramente. Premetto che sono un grande sostenitore del settore pubblico; ci sono alcuni servizi come la sanità e la giustizia che devono essere amministrati e gestiti dal pubblico. È evidente che l’attività pubblica ha necessità di interventi privati per integrare il proprio intervento e arrivare laddove da sola non riuscirebbe, esempi in questo senso vengono dalla riforma del Terzo settore, che ha previsto gli istituti delle coprogrammazione e coprogettazione. Quindi la possibilità di avere percorsi professionali tramite imprese private o enti del Terzo settore rappresenta un’opportunità da promuovere."

In una fase storica dove il tema della sicurezza è centralissimo non solo a Firenze ma in tutta Italia….

Assolutamente. Io credo che il tema della sicurezza sia caro a tutti perché a tutti piace vivere in ambienti accoglienti e sicuri. Si può dire tutto sulla sicurezza, ma tutto poi va argomentato, vanno portati i dati e vanno trovate anche strade che siano percorribili. Ripeto, non è costruendo carceri, non è con la sola mobilitazione dell’esercito che riusciamo ad avere le nostre città più sicure. Ma è costruendo legami sociali, costruendo comunità accoglienti, accendendo luci, organizzando eventi, portando cultura e aprendo strutture che possono accogliere i più deboli che facciamo promozione della sicurezza”.

Tornando al tema Sollicciano, una recente visita dei deputati del PD Federico Gianassi e Debora Seracchiani ha acceso un’ulteriore luce sulle condizioni precarie della struttura. Ed è stata segnalata anche una carenza di agenti penitenziari.

Laddove si evidenziano grandi criticità c’è sempre il concorso di più cause, e Sollicciano ne è un esempio. La struttura è obsoleta, il personale sia di Polizia Penitenziaria che educativo e sanitario spesso è sottorganico, i detenuti sono più della capienza possibile solo per fare alcuni esempi. Quindi è chiaro che il sommarsi di tutte queste cose rende veramente difficile la vita all'interno per chi deve dare il suo apporto professionale e per chi deve scontare la pena. Questo modello di carcere è un modello sul quale dobbiamo necessariamente fare un ragionamento. In questi anni, ho potuto toccare con mano la sensibilità e l’attenzione della candidata sindaca Sara Funaro su questo tema nella sua veste di assessora, mi ha spesso segnalato situazioni complesse che sarebbe stato opportuno accogliere in comunità. In questo momento, per esempio, stiamo lavorando insieme all’amministrazione per dare risposta a un bisogno emerso sempre di più negli ultimi tempi che è quello delle donne in esecuzione penale esterna. Un lavoro portato avanti anche in collaborazione con il garante dei diritti dei detenuti del Comune”.

Con la necessità il prima possibile anche di un intervento del ministero.

Assolutamente. La competenza del sistema carcerario dipende dal ministero della Giustizia e quindi è chiaro che i fondi, le linee guida, la politica di intervento e il numero degli operatori che stanno all'interno del carcere è un qualcosa che è competenza del ministero attraverso il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria. L'ente territoriale che ha il carcere sul proprio territorio (la Toscana è una regione con molti istituti penitenziari) non può incidere in modo profondo”.
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