Il Governo ha deciso di declassare il Teatro della Toscana da Teatro Nazionale a Teatro della città. Dietro la decisione evidenti ragioni politiche

Una brutta storia. Anzi. Una bruttissima storia. Una tragedia, visto il tema di cui si tratta, con un unico (enorme) problema: qua non ci sono palcoscenici, attori, recite o finzioni. Qua, purtroppo, è tutto vero. Il riferimento, va da sè, non può che essere al Teatro della Pergola, e a quanto successo nelle ultime ore. Riassunto in breve: nelle scorse settimane Palazzo Vecchio (leggasi la Sindaca Sara Funaro) ha voluto che a guidarlo fosse Stefano Massini, dando così il benservito (dopo 25 anni) a Marco Giorgetti. Vicenda della quale si è discusso a lungo, tra trattative per la buonuscita e malumori. Fino a ieri, quando da Roma, il Ministero della Cultura (quale Cultura?) non ha saputo far di meglio che non rispondere declassando il Teatro della Toscana. Una decisione talmente curiosa da spingere tre commissari al mic a presentare le proprie dimissioni. Un atto di decenza, per quanto ci riguarda, da parte dei pochi che evidentemente hanno dentro di loro ancora uno straccio di decenza e (soprattutto) di consapevolezza di cosa significhi dover rappresentare la cultura.

Perché sia chiaro. Qua si sta parlando di una tristissima ripicca. Nè più, nè meno. Una bambinata che si inserisce tra l'altro in un'occupazione (altroché lottizzazione da prima e seconda Repubblica) della quale ci si fa gran vanto. Certo, fa sorridere (o piangere) pensare che tutto questo avvenga per mano di chi si riempie la bocca con la parola "merito". E chi allora, più di Stefano Massini (il più grande drammaturgo italiano vivente) merita quel posto? La domanda è retorica, e la risposta scontata: nessuno. Il suo enorme (de)merito però, agli occhi di chi comanda il governo, è aver osato in questi anni aprire bocca per criticare e/o dire la propria. Un peccato imperdonabile, per Meloni, Giuli e compagnia cantante. Basta pensare alla violenza con la quale, ciclicamente, il partito della Premier si è scagliato contro Roberto Saviano. Un'altra mente pensante e, per questo, da picconare con tutta la forza possibile. 



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