Quanto successo a Novoli nei giorni scorsi non fa altro che ricordarci quanto sarebbe utile una collaborazione tra Comune e governo

Divieto di stazionamento, per i prossimi sei mesi, nel parco delle Cascine, alla Fortezza da Basso e alla stazione di Santa Maria Novella fino alla zona di via Maso Finiguerra per coloro «che si rendano responsabili di condotte aggressive, determinando un concreto pericolo per la sicurezza pubblica». Recita così l’ordinanza del prefetto di Firenze, Francesca Ferrandino, emanata a seguito del Cosp del 30 settembre a cui prese parte anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Una (prima) risposta ad un tema, quello della sicurezza, su cui si era giocata gran parte della campagna elettorale. 

La nuova amministrazione insomma, e prima fra tutti la neo Sindaca Sara Funaro, hanno finalmente capito che quello della sicurezza (appunto) non era solo un argomento di destra o valido soltanto per mettere in difficoltà chi governa la città. Bene così insomma, così come vanno accolte con favore le iniziative che il Comune sta prendendo o cercando di prendere per overtourism e, nonostante le ultime non buonissime notizie (il no ribadito ai 55 milioni dal Pnrrr per il Franchi) per quanto riguarda lo stadio con un nuovo e più costruttivo rapporto con la Fiorentina.

Quanto successo negli ultimi giorni però, e stiamo parlando della baby gang che ha aggredito e derubato alcuni ragazzi a Novoli, ci ricorda quanto sia molto più complesso il tema sicurezza. Perché ne coinvolge altri, e tutti complessi: parliamo di integrazione, del ruolo della scuola, di certezze della pena. Basta leggere il racconto del padre di uno dei ragazzini colpiti. “Lunedì ci hanno chiamato dall’Esselunga per segnalarci che i colpevoli erano nel supermercato e indossavano i giubbotti rubati a mio figlio e ai suoi amici”. Eccolo, uno dei motivi per i quali la cittadinanza fatica a sentirsi sicura. 

Certo, come detto qua bisogna ampliare (a parecchio) il discorso. Perché parliamo comunque di giovani che, quindi, andrebbero inseriti nelle nostre scuole o ai quali dare comunque un’alternativa allo stare per strada. Ecco. In questo caso però molto (non tutto, ovviamente) dipende dal Governo di Roma, e non dai Comuni. Perché gli ultimi decreti legge non hanno fatto altro che creare decine di migliaia di nuovi clandestini e perché, e basta pensare alla questione Albania e a tutto il resto, da quelle parti probabilmente conviene alimentare un certo tipo di rabbia nei confronti di uno dei tanti nemici. Veri, o immaginari.

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