A Firenze, in una delle strade più centrali e frequentate della città, si sta vivendo da settimane una situazione sempre più grave e insostenibile. In via Cavour, un uomo senza fissa dimora è diventato il terrore dei passanti: ogni sera si aggira nei dintorni brandendo catene, un martello, e urlando frasi sconnesse mentre rincorre chiunque gli capiti a tiro. I racconti dei residenti, raccolti sui social, sono inquietanti: una giovane fiorentina ha denunciato di essere stata inseguita fin sotto casa, minacciata, e di vivere ormai in uno stato di paura costante.
Le forze dell’ordine sono già intervenute più volte e conoscono il soggetto, che è stato arrestato e poi rilasciato. Ma la situazione, lontana dal migliorare, sembra peggiorare. Dopo la scarcerazione, l’uomo è tornato nella stessa zona e continua a comportarsi in modo aggressivo e potenzialmente pericoloso. La frustrazione tra gli abitanti cresce. Alcuni si dicono esasperati, altri hanno iniziato a organizzarsi da soli.
Un gruppo di cittadini ha deciso di reagire, lanciando una raccolta firme e presentando nuovi esposti alle autorità. Hanno chiesto che venga installato un cancello di ferro per impedire l’accesso al fondo dove l’uomo solitamente dorme e si rifugia. La mobilitazione è partita anche sui social: l’account “Ilmondochevorrei_ofc” ha pubblicato un messaggio chiaro e determinato, annunciando l’intenzione di proseguire la battaglia con ogni mezzo lecito, pur di ripristinare condizioni di sicurezza nella zona.
Quello che sta succedendo in via Cavour non è soltanto un problema di ordine pubblico, ma riflette una crisi più ampia. Da tempo Firenze si confronta con le difficoltà legate al disagio psichico e sociale di persone senza fissa dimora, spesso lasciate sole a vagare per le strade senza cure né supporto. Il confine tra abbandono sociale e rischio per l’incolumità pubblica si fa sempre più sottile, e quando questo confine viene superato, come in questo caso, la risposta delle istituzioni dovrebbe essere rapida ed efficace.
I cittadini chiedono maggiore presenza delle forze dell’ordine, ma anche un intervento strutturato da parte dei servizi sociali. La persona in questione ha bisogno di essere seguita, aiutata, e inserita in un percorso di recupero o, se necessario, allontanata da contesti dove può diventare un pericolo. La città non può permettersi che situazioni del genere degenerino in tragedie annunciate. Non è solo una questione di sicurezza, ma anche di dignità, per chi vive in strada e per chi ogni giorno cerca di vivere serenamente il proprio quartiere.
Oggi, via Cavour è un simbolo di questo scontro silenzioso tra paura e inazione. E a gridare aiuto non sono solo le vittime dirette, ma una comunità intera che chiede di essere ascoltata. Prima che sia troppo tardi.
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