Sono passati otto mesi da quando siamo stati in piazza della Libertà, e l'impressione che allora molti avevano espresso con ironia e sconforto si è purtroppo consolidata: le nuove sedute in cemento restano inutilizzabili, almeno in questi mesi estivi. Il caldo feroce di luglio — con picchi di oltre 37 gradi — ha trasformato quei blocchi grigi e spigolosi in vere e proprie piastre roventi. Altro che sosta all’ombra in attesa dell’autobus: qui si rischia la scottatura.
“Ci ho provato una volta, alle due del pomeriggio. Sono balzata in piedi come se avessi toccato un ferro da stiro acceso”, racconta Serena, studentessa che ogni giorno cambia autobus in piazza. “Alla fine mi metto per terra, all’ombra di un palo. È più fresco e anche più comodo, incredibilmente.”
I blocchi di cemento, definiti fin da subito “le tombe della piazza” per il loro aspetto monolitico e poco accogliente, sono oggi simbolo di un errore, definito da tanti, progettuale che non è solo estetico, ma soprattutto funzionale. “Ma chi ci si dovrebbe sedere?”, si chiede Gianni, pensionato che abita a pochi isolati. “Quando aspetti l'autobus, vuoi una panchina, non un altare votivo in mezzo al sole. E poi: dov’è l’ombra? Dov’è il verde promesso?”
“Pensavo fosse un’installazione artistica moderna... non un posto dove sedersi”, dice con un sorriso amaro Michael, in vacanza da Berlino.
Nel frattempo, sui social, il sarcasmo non si è placato. “La Firenze dei Medici avrebbe tollerato una cosa del genere?”, scrive un utente. Un altro propone: “Perché non ci grigliamo le salsicce sopra, visto che sedersi è impossibile?”
La piazza, da cuore storico e snodo vitale della città, rischia di rimanere uno spazio respingente.
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