Firezenditori.it ha raccontato più volte ciò che ha lasciato in eredità la tragedia di Via Mariti: dal dolore dei familiari delle vittime a una comunità cittadina ancora scossa. Ma passando davanti a quel cantiere, che ha tutti gli aspetti di una tomba, non si può ignorare il degrado e le condizioni di abbandono in cui versa.
Sul cancello del cantiere, con una scritta bianca, sono riportati i nomi delle persone che, in quel febbraio del 2024, persero la vita, accompagnati da un toccante “Non dimentichiamo”. Anche il grido dei residenti, scolpito sulla rete che copre le grate esterne del cantiere – "Vogliamo fare un parco" – rompe metaforicamente il silenzio che avvolge il luogo.
Basta però affacciarsi, sbirciare da qualche buco lasciato dalla rete ormai logora, per scorgere sterpaglie ed erbacce che hanno preso il sopravvento tra le macerie e i macchinari inutilizzati all’interno del cantiere. Un colore marrone, simbolo di abbandono, domina tra il grigio della pietra e del cemento, suscitando un senso di impressione e malinconia, considerando ciò che è accaduto in quel luogo.
Ovviamente, essendo sotto sequestro, il luogo deve rimanere com’è. Questa può essere una spiegazione, ma dove c’è degrado non potrà mai esserci pace. E le famiglie delle vittime ne avrebbero diritto, eccome. Non resta che aspettare.
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