Fiorentina, la lunga attesa per Albert Gudmundsson

L'islandese, finora mai in gruppo, lavora per tornare in campo il prima possibile

L'attesa, la speranza. Quelle di Albert Gudmundsson e Raffaele Palladino, i cui destini sono incrociati e appesi alla data del 15 settembre, quando la Fiorentina tornerà in campo dopo la sosta per le nazionali. L'appuntamento è già fissato: ore 15, Gewiss Stadium di Bergamo contro l'Atalanta. In teoria una delle competitor dei viola nella lunga corsa all'Europa, quella che conta davvero. In pratica, dopo tre pareggi di fila su altrettante sfide di campionato, il primo vero banco di prova per le ambizioni di Biraghi e compagni. Tre mesi dopo, i viola torneranno nello stadio che segnò la fine del triennio con Vincenzo Italiano: la vittoria, inutile ai fini della classifica, nei giorni successivi alla sconfitta di Atene. L'esordio di Martinelli tra i pali, le reti di Belotti e Nico Gonzalez, l'appello degli ultras a fine gara e quelle parole d'addio di Pradè e Italiano. Molto è cambiato. E molto dovrebbe cambiare, anche nei piani di Palladino che sfrutterà questa sosta per cercare di mettere a posto la fase difensiva, inserire al meglio i nuovi acquisti e, appunto, sperare nel pronto rientro di Gudmundsson. Potenzialmente l'acquisto più caro della storia viola, alle prese con un acciacco al polpaccio che ne mette in dubbio la presenza a Bergamo. A riferirlo, un po' a sorpresa, è stato il tecnico viola dopo il pari col Monza. Come dire: l'islandese ci proverà ma non è detto che possa farcela. D'altronde, fin qui, non si è mai allenato in gruppo. La speranza è quella di vederlo presto nei due dietro la punta. Perché in attacco, alla voce Moise Kean, molto sta funzionando. Tre gol, il ritorno alla rete in campionato, la convocazione di Luciano Spalletti, le parole di elogio di Palladino. Kean c'è ma ha bisogno di supporto. Colpani pare in ritardo di condizione, Sottil fatica, Ikonè e Kouame rappresentano alternative e molto ruota attorno a Gudmundsson. Per qualità, gol, assist, giocate. L'attesa continua, la speranza è che possa terminare il prima possibile. 

Fiorentina, la settimana della verità sul mercato

E' arrivato Richardson ma cresce l'attesa per il doppio affare che comprende Gudmundsson e Nico Gonzalez

La settimana della verità. Quella che si è appena aperta, per la Fiorentina, potrebbe rivelare il vero volto della squadra che verrà. Il centrocampista Amir Richardson è appena arrivato: ha festeggiato il terzo posto alle Olimpiadi col Marocco ed è atterrato in mattinata a Firenze per poi sottoporsi alle visite mediche di rito. Arriva dal Reims, ha 22 anni e chi lo conosce bene descrive il nuovo acquisto dei viola come una potenziale rivelazione del nostro campionato. Fisico, statura ma anche qualità e abilità nello stretto. Il rinforzo che Palladino attendeva ma che avrà bisogno di un po’ di tempo per inserirsi nei suoi sistemi di gioco e nelle dinamiche del calcio italiano. Ma la settimana della verità potrebbe sbloccare anche Albert Gudmundsson, con la conseguente cessione di Nico Gonzalez alla Juventus. Gli accordi col Genoa e il calciatore sono raggiunti da tempo e adesso il club ligure avrebbe trovato anche il suo sostituto che così libererebbe l’islandese completando il domino degli incastri. Una pedina fondamentale per i viola, con Gudmundsson che si piazzerebbe insieme a Colpani alle spalle di Kean nel 3-4-2-1. Ma questi sono i giorni anche delle altre trattative. La Fiorentina ricerca un altro centrocampista e non è ancora detta l’ultima parola su Tanner Tessmann. Ci sono anche altri nomi, compreso quello di McKennie della Juventus per il quale però ci sarà da riflettere sull’ingaggio pesante dello statunitense. Poi ci saranno da risolvere alcune questioni, anche in uscita. Che fare con Kouame, Ikonè, Brekalo e Sabiri? Andranno valutate le eventuali offerte. Così come per Sofyan Amrabat, col Fenerbahce che ha proposto un contratto da oltre 4.5 milioni di euro al marocchino ma che non ha ancora soddisfatto le pretese del club viola. Non solo. Palladino sta cercando di convincere il giocatore a rimanere un altro anno e a quel punto la società penserebbe a un rinnovo di contratto. Opere di convincimento in corso ma difficile ipotizzare cosa accadrà. Nel frattempo viene presentato il portiere De Gea, campione che avrà bisogno di un po’ di tempo per ritrovare il top della condizione. Anche per questo Terracciano dovrebbe rimanere e anche per lui si pensa a un prolungamento di contratto. I giorni scorrono, il campionato è alle porte. Ma per la fine del mercato, ci sono ancora due settimane abbondanti. Quelle più importanti, quelle dove da sempre si incastrano le operazioni più interessanti. 

Fiorentina, quasi 30% in meno di abbonati (e non è tutta colpa del mercato)

Flessione inevitabile a causa dei lavori di restyling dello stadio

Dodicimila. E’ questo il numero definitivo sulla campagna abbonamenti 2024/25 promossa dalla Fiorentina. Un pacchetto che comprendeva 19 partite di Serie A e l’ottavo di Coppa Italia. Il club ha ringraziato chi ha scelto di abbonarsi e specificato che per chi non fosse riuscito a rinnovare la tessera, ovvero gli abbonati alla stagione 2023/24, la società riserverà per ogni gara di campionato una fase di prelazione dedicata a un prezzo promozionale. Dati alla mano, i numeri seguono un trend in calo ormai da qualche stagione. Basti pensare che nel 2022/23, ovvero il secondo anno con Vincenzo Italiano in panchina e la Fiorentina tornata in Europa, furono in tutto oltre 21 mila le tessere staccate. L’anno successivo circa 17 mila e quest’anno 12 mila con un calo del 29.4% sull’anno precedente. Una campagna acquisti in fase di stallo ma non solo, con gli ultimi giorni che comunque hanno raccontato anche di alcuni arrivi. Richardson a centrocampo e De Gea tra i pali. Ancora in attesa di Gudmundsson, se mai arriverà. Ma regna l’incertezza derivante anche dai lavori di restyling dello stadio Artemio Franchi, con la sua capienza ridotta (24 mila in totale) e molti settori che non sono stati messi in vendita. Ovviamente la Curva Fiesole, chiusa per lavori. Ma anche metà settore di Maratona, la tribuna laterale coperta lato Curva Fiesole e alcuni posti che causa lavori non possono essere venduti per scarsa visibilità. A proposito: la Fiorentina attende anche il parere definitivo del Gruppo Operativo Sicurezza sul settore ospiti. Nelle scorse settimane il club viola aveva chiesto una deroga alla Lega Calcio per poter ospitare circa 250 tifosi nella zona “formaggino”. Ovvero l’attuale settore ospiti tra la Curva Ferrovia e la Maratona, con un cuscinetto tra queste aree per motivi di sicurezza. Anche perché nel frattempo gli ultras viola si sono spostati proprio in Ferrovia. 

Fiorentina, cosa ha detto l’amichevole con la Reggiana

La rete di Kean, i movimenti di Sottil e il ritorno della Curva Fiesole

Il baricentro basso, il possesso che si accende in un istante verso la verticalizzazione, le reti di Sottil, Kean, Kouamè e anche qualche mugugno per Ikonè. La prima vera amichevole della Fiorentina, quella al Viola Park contro la Reggiana (formazione di Serie B) mostra molti aspetti positivi nei primi giorni di gestione da parte del tecnico Raffaele Palladino. Su tutti spiccano la dinamicità di Sottil, impiegato alle spalle della punta e capace di spaziare su tutto il fronte offensivo. Bellissima la rete che porta in vantaggio i viola con un destro a giro dal limite dell'area.Ma in generale è il gioco che si intravede. I ritmi che provano ad alzarsi, Palladino che tiene in campo i potenziali titolari per quasi tutta la gara. Sulle tribune circa 1.500 tifosi, compresi gli ultras della Curva Fiesole che incitano dall'inizio alla fine. Ci sono anche il direttore generale Ferrari, il direttore sportivo Pradè e il direttore tecnico Goretti arrivato proprio dalla Reggiana questa estate.Bene Sottil, bene Kean che si gira e mette all'angolino, bene anche Parisi che affonda con naturalezza largo a sinistra nel 3-4-2-1 che disegna Palladino. I difensori salgono quasi fossero attaccanti, le due corsie sono inesauribili e in mezzo al campo il pallone non sta mai fermo. Kouamè mette a segno un doppietta e la Fiorentina chiude tra gli applausi (4-0 il risultato finale). Certo, non sarà un test super probante ma in attesa dei colpi sul mercato i viola raccolgono fiducia ed entusiasmo in vista dei prossimi appuntamenti. Quanto necessario in questa fase della stagione. 

Fiorentina, perché non regge quel paragone col 2012 di Montella

Come i tempi sono cambiati da quel ritiro a Moena dodici anni fa

Dodici e dodici, ventiquattro. Ma i conti non tornano. Flashback: la Fiorentina è nel ritiro di Moena, in val di Fassa. La società ha appena cambiato pelle, con l’addio a Pantaleo Corvino I e l’arrivo di Daniele Pradè in coppia con Eduardo Macia. Sul campo perfetto del Benatti, il centro sportivo sede degli allenamenti, si aggirava uno sconsolato Vincenzo Montella. Il suo entusiasmo, dopo l’esperienza al Catania e una carriera in rapida ascesa, si stava lentamente sgonfiando sotto il sole di una campagna acquisti in dismissione. Via i migliori, dentro i giovani provenienti dalla Primavera e qualche esubero di troppo che non aiutava la costruzione del gruppo. Era quella l’estate degli striscioni di contestazione con Cognini e il suo lungo naso in stile Pinocchio. Il tutto immerso nello splendore della Fata delle Dolomiti. Era, soprattutto, l’estate che svelò al mondo intero e anteprima il capolavoro de “La Notte delle Pernici”. Ovvero il thriller, un po’ giallo, su come un gruppo di ragazzi stranamente assortiti riuscì a intrufolarsi in una baita di montagna, bere e mangiare pressoché di tutto e poi staccare fisicamente dai loro chiodi alcuni uccelli impagliati simbolo di quella valle e reperti ai quali il proprietario del rifugio era follemente affezionato. La notte che cambiò il corso di quella Fiorentina. Montella che chiamò Andrea Della Valle e che pretese un confronto con l’allora presidente viola. Nessuna aria di smobilitazione, rassicurò ADV: soltanto questione di tempo. E così fu. Dopo alcuni giorni di nulla assoluto, con allenamenti apatici e giocatori svogliati, iniziarono ad arrivare i vari Cuadrado, Gonzalo Rodriguez, Borja Valero. Della Valle non fece un passo indietro ma rilanciò il suo progetto. A Montella tornò il sorriso, così come nel triennio con l’aeroplanino l’avrebbero ritrovato, eccome, anche i tifosi viola. Dodici anni dopo, qualcuno vorrebbe paragonare quel periodo a quello attuale. Ovvero a una Fiorentina che cambi quasi totalmente pelle, che perde i suoi giocatori più rappresentativi a vantaggio di giovani, talenti in prospettiva, scommesse più o meno comprensibili, occasioni last minute. Ma qualcosa non torna. Innanzitutto il contesto storico della società: Commisso non ha mai detto di voler rilanciare, semmai di proseguire su una linea già tracciata. Anzi, l’input di questo mercato è chiaro e certificato dai fatti: abbassare il monte ingaggi, liberarsi di quegli stipendi più pesanti per favorire acquisti che siano maggiormente calibrati alle intenzioni future. Quali? Pradè, ancora lui, ha parlato di “ambizione” condivisa dal club e dal nuovo allenatore Palladino. Ma quella di Montella era una Fiorentina che avrebbe conquistato tre quarti posti di fila (a quei tempi però non portavano in Champions), che sarebbe arrivata in finale di Coppa Italia e in semifinale di Europa League. E che, soprattutto, nella mente dei suoi giocatori aveva l’idea di poter competere per i primi posti della classifica. Fu lo stesso Pepito Rossi, qualche anno dopo, a dichiarare che la convinzione del gruppo era quella di poter ambire alla vittoria dello Scudetto. Follia? Possibile. Ma la sensazione interna era quella. La Fiorentina del Pradè atto due, invece, lotta per alzare l’asticella di una classifica che ha visto i viola arrivare ottavi a conclusione del triennio con Italiano. E che lotta a fatica con Atalanta e Bologna sul mercato alla ricerca di colpi intriganti. Difficile ipotizzare un rilancio. Così come differente è lo stile dei suoi allenatori: Palladino lavora con quel che ha, sicuramente potrà essere soddisfatto di alcuni acquisti e in attesa di altri. Ma sa cosa l’attende e quali siano le prospettive future. I tifosi hanno contestato dopo la sconfitta di Atene, hanno chiesto ai giocatori di tirare fuori gli attributi e di farsi da parte a chi non se la sentiva di lottare per questi colori. Alla dirigenza hanno chiesto rispetto e fatti concreti. Ma quel quarto posto sfiorato al termine del girone d’andata pochi mesi fa e poi abbandonato sotto i non colpi del mercato, ha lasciato un segno profondo. E la dirigenza, con Pradè in testa, è attesa a un salto di qualità per rimediare a quegli errori dichiarati dallo stesso direttore sportivo e per i quali ha chiesto pubblicamente scusa. L'estate, la più calda, è appena cominciata.

Fiorentina, Kayode e un futuro a tinte azzurre

Nel 2026 i Mondiali tra Nord e Sud America: il 2004 punta a essere protagonista

La Nazionale ripartirà anche da Michael Kayode. Tra i nomi che circolano in ambienti vicini a Luciano Spalletti, nei giorni del post disastro europeo e delle riflessioni attorno al presidente della Figc Gabriele Gravina, c’è anche quello del classe 2004 di proprietà della Fiorentina. Laterale difensivo destro, esordio un anno fa alla prima di campionato contro il Genoa sotto la guida di Vincenzo Italiano e un futuro tutto da vivere. La Fiorentina ci ha creduto, ci ha puntato e adesso inizia a raccogliere il frutti. Dal settore giovanile all’Europeo di categoria vinto con l’U20. Kayode incarna il prototipo di giocatore potenzialmente devastante: gamba, tecnica, intelligenza tattica, duttilità. Può giocare più basso, più alto e tutti gli indicatori raccontano di un ragazzo che ha margini di crescita indefiniti. Tanto che il club viola gli ha fatto firmare un contratto fino al 2028 e finora ha respinto i tentativi dei top club, specie quelli di Premier League, che già ronzano attorno al suo cartellino. Assistito da Claudio Vigorelli, dove Andrea Ritorni è head of scouting e suo scopritore, l’estate di Kayode è appena cominciata. Non mancheranno altri sondaggi, altri apprezzamenti, probabilmente anche altre offerte allettanti. E’ il secondo giocatore viola per valore di mercato, intorno ai 25 milioni di euro. Secondo soltanto a Nico Gonzalez (35 milioni) che non a caso è il gioiello viola da tenere al riparo in vista delle settimane cruciali di contrattazioni. Non solo. Kayode rientra in quella lista di giocatori che dovrebbero far parte del ringiovanimento della rosa azzurra. Spalletti l’ha dichiarato dopo la disfatta agli Europei e Kayode era già nel mirino del ct prima che si infortunasse a metà stagione. Farà parte sicuramente del gruppo base dal quale attingere, con un occhio al Mondiale 2026 che si svolerà tra Canada, Messico e Stati Uniti. Sempre che l’Italia riesca a centrarlo. La prossima stagione sarà decisiva per Kayode. Con Palladino troverà ulteriore spazio, con la continuità che serve a un ragazzo sulla via della maturità. Per una società che vuol credere nella linea verde, con giocatori provenienti dal settore giovanile e dunque dal Viola Park, impossibile pensare a una cessione imminente del suo talento per eccezione. Kayode è presente e futuro di una squadra che ha bisogno di credere nella forza del suo vivaio.

Fiorentina, cosa c'è dietro la trattativa per Lorenzo Lucca

La ripresa dei rapporti tra il ds viola Pradè e il potente procuratore Beppe Riso

Lorenzo Lucca e il suo ritorno in testa alle preferenze della dirigenza della Fiorentina per completare il reparto offensivo dopo l’imminente arrivo di Moise Kean. Due giocatori classe 2000, due talenti in cerca di spazio, continuità, stimoli e un sistema di gioco che sia disegnato attorno a loro. Con Raffaele Palladino pronto ad accogliere entrambi a braccia aperte. Tra una settimana l’inizio del raduno al Viola Park, il centro sportivo di Bagno a Ripoli. In quell’occasione il nuovo allenatore viola potrà contare sul gruppo, al netto dei nazionali impegnati con le rispettive selezioni, con alcuni giovani provenienti dalla Primavera e i ritorni dai prestiti. Molto probabilmente ci sarà anche Kean, che dovrebbe svolgere le visite mediche tra giovedì e venerdì per poi firmare il suo contratto quinquennale da circa 2 milioni di euro a stagione. E chissà che non possa arrivare anche Lucca, ultima stagione all’Udinese dove ha messo a segno 9 gol in totale. Al di là delle sensazioni di mercato, al via ufficialmente da oggi e fino al prossimo 30 agosto, c’è un particolare che non può sfuggire in questa trattativa. E porta a Giuseppe (detto Beppe) Riso. Ovvero il procuratore di Lucca, lo stesso di Palladino ma anche di Riccardo Sottil che non a caso il tecnico viola ha già indicato come talento dal quale ripartire in maniera netta. Senza esitazione. Beppe Riso è un potente procuratore, uno dei più abili. Nella sua scuderia, tanto per citarne alcuni, ecco Tonali, Frattesi, Buongiorno, Valentin Carboni (altro obiettivo di mercato). Ma Riso fino a poche settimane fa non era in buoni rapporti con la Fiorentina e i contatti col direttore sportivo Daniele Pradè erano praticamente zero. Questioni di calciomercato, di affari, di chissà quali circostanze. Ma era un dato di fatto. Proprio Palladino ha risolto in buona parte questa situazione. Grazie anche all’intermediazione di Michelangelo Minieri, molto vicino ai viola. Poi i rapporti ricuciti con un incontro tra Pradè e Riso. E adesso le voci di mercato che portano a Lucca (ma non solo). Ancora da capire come andrà a finire l’operazione che porta all’attaccante ex Pisa. Ma di certo la ripresa di questi rapporti non può che essere positiva per la Fiorentina a caccia di idee, di occasioni ma anche di talenti dai quali ripartire. 

Fiorentina, Funaro e la linea della continuità sul restyling del Franchi

Con l'elezione della prima Sindaca di Firenze, tramonta definitivamente la possibilità di un nuovo stadio

Fine della campagna elettorale e fine anche delle residue possibilità di dar seguito ai sogni di un nuovo stadio per la Fiorentina. Con la vittoria di Sara Funaro prima sindaca di Firenze (battuto nettamente l’avversario politico di centrodestra Eike Schmidt), tramontano anche le speranze di chi aveva captato nelle parole dell’ex direttore degli Uffizi il desiderio di poter salutare lo stadio Franchi e costruire così una nuova struttura secondo le indicazioni della Fiorentina. Ex novo. Alla faccia del restyling, del concorso di idee e di progetti, del piano già operativo e dei lavori che hanno già preso il via sia in Curva Fiesole che in Curva Ferrovia. Funaro, in continuità col suo predecessore Dario Nardella, non si muoverà di un millimetro rispetto a quanto stabilito. Avanti col restyling e dunque coi lavori che proprio in queste settimane estive avanzeranno in Curva Fiesole stravolgendo lo scenario fin dalla prossima stagione. Nei giorni scorsi, tramite nota ufficiale, la Fiorentina aveva reso noto che aveva inviato una richiesta formale tramite PEC al Comune di Firenze ed alla Questura di Firenze per chiedere un incontro urgente in merito ai posti disponibili allo Stadio Artemio Franchi per la prossima stagione sportiva. La Società - si leggeva in quella nota - ha la necessità impellente di conoscere quanti e quali saranno i posti realmente disponibili per poter programmare la prossima stagione ed, in particolare, la campagna abbonamenti che, a differenza della stragrande maggioranza delle squadre di Serie A, non è ancora potuta partire per via della mancanza di certezze sulle numeriche. Nel documento fornito dal Comune si parla di 24000 posti lordi, ma il Club si chiede come può essere considerato un posto lordo e, di conseguenza, quanti sono, invece, i posti netti e quindi realmente nella disponibilità del Club e dei tifosi”. Una convenzione firmata, mille polemiche. E uno scenario che non si è ancora risolto. L’incontro col Comune, e dunque con la nuova Sindaca Funaro, avverrà. Ma la sensazione è che al di là dei saluti di rito e anche di qualche sorriso, niente cambierà. Con una campagna abbonamenti, quella 2024/25, tutta da scrivere. Capienza ridotta, stadio ancora scoperto, settore ospiti da ricollocare e alcune incognite che accompagneranno anche i preparativi per il centenario del club del 2026. I tifosi attendono mentre sperano che almeno la campagna acquisti regali maggiori soddisfazioni. 

Fiorentina, Sarri e i suoi tormenti

Il tecnico toscano non si dà pace ma la Fiorentina ha scelto altro

Maurizio Sarri, ovvero il non darsi pace. Per un incontro che non c'è mai stato, che si attendeva, che pensava potesse essere quello giusto. Dopo l'addio alla Lazio, che non ha lasciato indifferente la piazza romana, il tecnico di Figline è rimasto col telefono accanto in attesa di una telefonata. Milan e Fiorentina i numeri desiderati. Ma niente da fare. E non c'è occasione che Sarri non rimarchi la sua amarezza. Ultima, soltanto in ordine cronologico, l'intervista al Corriere della Sera: " Non mi sono arrivate offerte da club italiani purtroppo - ha detto - E sinceramente un po’ mi spiace, c’erano panchine libere in squadre che immaginavo potessero fare per me. Non sono stato interpellato neanche per una chiacchierata. Sono i presidenti a decidere, ci mancherebbe. Ma meritavo di essere ascoltato almeno un quarto d’ora". E a chi gli ha chiesto se si riferisse anche a Milan e Fiorentina, ha risposto: "Certo, erano due squadre adatte a me". Rammarico? Occasione persa? Oppure soltanto questione di prospettive, di strategie, di altri orizzonti? Il futuro lo chiarirà. Perchè la Fiorentina ha scelto Raffaele Palladino ed è sicura di aver trovato in lui l'allenatore giusto per proseguire sul percorso tracciato da Vincenzo Italiano. Chissà se la questione puramente tecnica non sia stata alla base della non scelta di Sarri. Di sicuro Palladino adesso dovrà alzare l'asticella delle ambizioni viola, a partire dal piazzamento in classifica che non può accontentarsi di un ottavo posto. Europa League obiettivo minimo, il resto si vedrà. Alla dirigenza e ai suoi uomini mercato il compito di trovare i giocatori giusti per completare e arricchire la rosa. Perché c'è un passaggio che non è passato inosservato dell'ultima conferenza stampa del ds Daniele Pradè: aggiungere e non sostituire. Non un dettaglio, alle soglie di una lunga e intensa estate di cambiamenti.

Fiorentina, i giorni delle scelte di Palladino

Tra chi potrebbe andare via e chi, invece, cerca conferme

Porte girevoli, via Italiano e dentro Palladino. Tra saluti, addii, abbracci e tanta emozione. Sono giorni davvero intensi sull’asse Firenze-Bologna. Ieri l’annuncio, a sorpresa per le modalità, del nuovo allenatore della Fiorentina. Un esordio in sala stampa al Viola Park per un primo saluto ai giornalisti e soprattutto ai tifosi, prima della conferenza stampa ufficiale che dovrebbe andare in scena nei prossimi giorni. Ambizione, rilancio, crescita. Ma anche le scuse, quelle da parte di Rocco Commisso e della sua dirigenza. Parole non affatto scontate in un momento così delicato, con la Curva Fiesole che ha chiesto spiegazioni e i rumors di una vendita del club seccamente smentita. Ma torniamo agli allenatori, appunto. Se Palladino si è presentato con tutto il suo entusiasmo, pronto a raccogliere l’eredità del suo predecessore, ecco che Italiano alla fine ha accettato la destinazione Bologna. Lavorerà fianco a fianco col direttore sportivo Sartori e in una società che giocherà in Champions con l’obiettivo di confermarsi ai livelli alti della classifica. Missione tutt’altro che semplice, pensando a Thiago Motta e a quel che ha lasciato. Nomi, profili, incontri, colloqui. Palladino dovrà parlare con buona parte della sua rosa attuale prima di fare alcune scelte. I giocatori in scadenza come Bonaventura, Castrovilli, Duncan. E poi quelli che potrebbero partire, come Kouame, Ikonè e chissà quali altri. Chi cerca rilancio, come Parisi e Barak, e chi invece verrà attratto dal mercato come Gonzalez per il quale il ds Pradè ha detto che sarà incedibile al 99%. Insomma, la lunga estate è appena iniziata. E tanto dovrà accadere sotto il sole di Firenze e Bologna, mai così vicine nel momento delle scelte. 

Fiorentina, Palladino incontra la dirigenza viola

Decisione rinviata dopo la sfida con l'Atalanta: martedì conferenza stampa della società

L’arrivo nella serata di venerdì, l’incontro con la dirigenza della Fiorentina, la grande attesa attorno alla fumata bianca. Raffaele Palladino a Firenze, in un blitz in piena regola. L’allenatore ancora sotto contratto col Monza avrebbe sciolto le proprie riserve e comunicato ad Adriano Galliani che il suo futuro sarà altrove. La chiacchierata coi viola è andata bene anche se ogni decisione definitiva è rimandata alle ore successive alla sfida di domenica contro l’Atalanta. Un recupero, datato 17 marzo causa malore (e poi decesso) di Joe Barone, che adesso ha soltanto senso per i nerazzurri che potrebbero arrivare terzi in caso di vittoria. La Fiorentina, infatti, è già matematicamente qualificata alla prossima edizione della Conference League. Dunque? Tutto nelle mani di Palladino, che potrebbe ripartire da alcune certezze ma anche da alcune incognite da risolvere. Tecniche, societarie, di prospettiva. Occhio anche alla Lazio, il cui tecnico Tudor non convincerebbe del tutto la dirigenza bianco celeste che potrebbe virare proprio sull’allievo di Gian Piero Gasperini. Intanto, sul fronte Italiano, giornata intensa. L’ultimo allenamento al Viola Park, l’ultima convocazione da tecnico viola prima del grande addio al termine di tre stagioni, tre qualificazioni europee e tre finali perse. Il Bologna lo attende, così come la Champions. A Bergamo tanti volti nuovi, forse alcuni esordi, certamente qualcosa in più sulla Fiorentina del futuro. Poi martedì con quasi ogni certezza una conferenza stampa da parte del club per fare il punto su quanto accaduto e prospettare quel che sarà. Potrebbe arrivare, in quell’ocasione, anche l’annuncio del nuovo allenatore. Firenze attende, la Curva Fiesole anche.

Fiorentina, i giorni delle risposte di Rocco Commisso

Tra rumors sulla cessione della proprietà e un mercato da rifare: cosa accadrà?

Da dove ripartire, in che modo, con chi. Domande legittime che in queste ore di profonda tristezza, dopo la sconfitta in finale con l’Olympiacos, contagiano i tifosi della Fiorentina. Tante le incertezze, enormi le incognite. Se è vero che Vincenzo Italiano se ne andrà, subito dopo la gara di Bergamo che viene immersa nell’irrealtà più totale, cosa accadrà al club viola? In questi giorni il presidente Rocco Commisso dovrà sbrogliare alcune questioni.Tecniche, certo. Ma non solo. Si diffonde sempre più, a livello di rumor, la possibilità imminente di una cessione della società. Commisso che vende, la Fiorentina che sarebbe vicina a un closing. Ma sarà davvero così? E’ possibile che avvenga tutto questo nel giro di pochi giorni? Risuonano le parole del presidente, nel periodo successivo alla scomparsa improvvisa di Joe Barone. Commisso che parla con gli ultras viola e dice loro che adesso si sente ancor più vicino a Firenze, alla Fiorentina, ai fiorentini. E poi, nel 2026 ci sarebbe il centenario con lo stadio Franchi ancora tutto da restaurare.Dubbi che arrivano anche all’interno della squadra. Molti giocatori sono pronti a dire addio: chi a fine contratto, chi a fine ciclo, chi a caccia di nuove avventure. E chi arriverà? Tutto nelle mani del direttore sportivo Daniele Pradè, sotto lo sguardo del direttore generale Alessandro Ferrari. Presto dovrebbe arrivare la fumata bianca per Raffaele Palladino, erede di Italiano. A quel punto si capiranno strategie e prospettive. La Fiorentina ancora in Conference League ma con una classifica che non si schioda dall’ottavo posto. Troppo poco per le ambizioni dei tifosi viola, specie in una stagione in cui i posti Champions sono diventati cinque e club come Bologna e Atalanta, una volta inseguitori dei viola, adesso veleggiano a un ritmo superiore.Domande alle quali soltanto Commisso, e il suo operato, potrà rispondere. Il silenzio, presto, troverà fine.

Fiorentina, sarà esodo di tifosi viola ad Atene

Venduti tutti gli 8 mila biglietti a diposizione del club per la finale di Conference League

Sarà esodo viola ad Atene. Dopo alcuni giorni di incertezze, coi tifosi della Fiorentina alle prese con una logistica non certo semplice per organizzare il viaggio verso la capitale della Grecia, alla fine nessun dubbio. Sono stati venduti gli 8 mila biglietti a disposizione del club per il 29 maggio, data della finale di Conference League contro l’Olympiacos all’AEK Arena. Tra voli, treni, macchine. Viaggi che hanno dell’incredibile per rotte, scali, tappe infinite. Così come l’amore dei tifosi viola che sognano di vedere la propria squadra alzare un trofeo. Dunque lo stadio sarà tutto esaurito. I tifosi greci hanno acquistato tutti i biglietti a loro disposizione, così come i viola. Alla Uefa spettano altri tagliandi da gestire per la vendita libera che sicuramente andranno esauriti. Negli ultimi giorni poi si era diffusa la notizia di alcuni tifosi greci che avevano provato a tesserarsi con l’InViola Card per poi acquistare il biglietto spettante ai viola e dunque in qualche modo fregare la biglietteria della Fiorentina. Ma questo non è possibile perchè il club ha disposto un blocco geolocale proprio su questa tipologia di acquisto e dunque è impossibile potersi registrare anche con un altro nome. Sospiro di sollievo e incubo ordine pubblico scongiurato. Atene sarà pronta a colorarsi di viola, così come un anno fa Praga fu presa d’assalto. Sarà la notte più attesa dell’anno, e non solo. Quella dove Firenze e la sua Fiorentina incroceranno il destino. 

Fiorentina, l'ultima notte della Curva Fiesole

Dalla prossima stagione i lavori di ammodernamento, il settore sarà tutto coperto

L’ultima romantica notte della Curva Fiesole. Almeno per come in quasi cent’anni di storia i tifosi della Fiorentina l’hanno conosciuta. Un blocco semi circolare che ha racchiuso il cuore pulsante degli ultras viola. Decenni di cori, striscioni storici, lacrime ed esplosioni di gioia. Quella di stasera, con la sfida col Napoli in programma alle ore 20.45, sarà l’ultima uscita stagione in casa per Vincenzo Italiano e i suoi. E coinciderà anche con l’ultima della Curva Fiesole prima che i tifosi viola, prossima stagione, traslochino nell’attuale Curva Ferrovia per far spazio ai lavori di ammodernamento previsti dal progetto di restyling dello stadio. Lavori che dovrebbero durare fino al 2026, anno che coincide col centenario del club: la nuova Curva ospiterà un migliaio di tifosi in meno (poco più di 10 mila), sarà tutta coperta, molto più vicina al campo e in un blocco meno curvo e più rigido in stile curva del Gewiss Stadium di Bergamo. Una curva nuova, certo, ma che richiederà sempre il cuore vivo dei tifosi viola. Con tutta la loro passione e la loro storia. Scorrono le immagini di quel che è stato. Coi leader dei gruppi organizzati che si sono alternati tra tradizione e leggenda. Quanti idoli che sono andati sotto la Curva per festeggiare, per salutare, a volte anche per criticare. E’ successo soprattutto con gli avversari, giocatori e allenatori, che si sono spesso rivolti alla Fiesole per accendere uno scontro o per sfogare tutta la loro rabbia. La prossima stagione la Fiesole traslocherà e i tifosi ospiti verranno posizionati accanto alla curva che sarà chiusa per avviare i lavori lasciando il Franchi comunque agibile per le gare della Fiorentina. La capienza totale si abbassa intorno al 22 mila spettatori e la speranza è che presto lo stadio possa essere moderno, interamente coperto, senza altri ritardi nei lavori. Lo meritano soprattutto Firenze e il popolo viola per una struttura che sia finalmente degna del suo sconfinato amore. 

Palladino accostato ai viola farà visita al Franchi lunedì sera, poi Italiano affronterà il Napoli che lo vorrebbe

Questione di incroci. Nel giro di pochi giorni tra presente e futuro

Questione di incroci. Nel giro di pochi giorni tra presente e futuro. Ipotesi e scenari che chissà se si potranno mai realizzare. Italiano, Palladino, Fiorentina, e Napoli. Ma andiamo con ordine. Lunedì sera al Franchi arriva il Monza e per i viola sarà l'occasione di riprendere il filo interrotto a Verona dopo le due vittorie di fila in campionato. C'è un ottavo posto, almeno, da conquistare. Vorrebbe dire ritorno in Conference League per il terzo anno consecutivo e la lotta sarà col Napoli fino all'ultima giornata. Proprio il Napoli, che sarà l'avversario dei viola dopo la sfida col Monza. E l'incrocio qui è doppio. Perchè se sulla panchina dei lombardi c'è Raffaele Palladino, accostato a Firenze come erede di Vincenzo Italiano che a fine stagione concluderà il suo triennio, ecco che col Napoli l suggestione riguarderà proprio l'attuale allenatore viola che è sempre tra i papabili per guidare i partenopei nella ricostruzione al termine di un anno davvero difficile che ha seguito quello magico dello Scudetto. Monza, Napoli, Cagliari e il recupero con l'Atalanta a fine campionato. La via europea passa anche da queste sfide, oltre ovviamente a quella finale di Conference in programma il prossimo 29 maggio ad Atene. Tra emozioni, sogni e realtà. 

Fiorentina, è tutto ancora possibile: vietato mollare adesso

Tra campionato e Conference League, è arrivato il momento di archiviare la semifinale di Coppa Italia e pensare alle ultime decisive gare della stagione

Niente è ancora perduto. Non è facile smaltire rabbia e delusione per l’eliminazione in Coppa Italia a un passo da quella che sarebbe stata la seconda finale di fila. Non solo. Soltanto il pensiero di poter immaginare un ultimo atto all’Olimpico contro la Juventus degli ex Chiesa e Vlahovic, aveva acceso ancor di più il desiderio dei tifosi viola. E invece, niente da fare. Un po’ i soliti limiti di questa Fiorentina: dal suo allenatore ai giocatori, dalle scelte societarie nell’allestimento della rosa, a quelle strategiche. Qualcosa non ha funzionato, è vero. Ma non tutto è perduto. Il campionato, innanzitutto. Con ranking Uefa che vede l’Italia stabilmente in prima posizione, è arrivata l’ufficialità: la prossima stagione saranno ben cinque le squadre che accederanno alla nuova edizione della Champions League. Dunque saranno validi il sesto e il settimo posto per l’Europa League e l’ottavo per la Conference. Ma non finisce qui. Potrebbe valere anche il nono posto nel caso una tra Atalanta e Roma vincesse l’Europa League e non si piazzasse negli slot validi in classifica. Scenari a parte, per la Fiorentina è ancora tutto in palio. L’ottavo posto, per intendersi, è a soltanto due punti di distanza. Occupato da un Napoli in crisi, incapace di dare continuità alle proprie prestazioni, battuto dall’Empoli nell’ultimo turno e che domenica riceverà al Maradona la Roma lanciata sia in classifica che in Europa dall’arrivo di De Rossi in panchina. Occasione da sfruttare al massimo, insomma. Anche perché la Fiorentina giocherà subito dopo, domenica sera al Franchi, contro il Sassuolo in lotta per non retrocedere. E poi il calendario, al netto del recupero contro l’Atalanta che potrebbe slittare anche a inizio giugno, pare molto più agevole rispetto a quello vissuto nell’ultimo mese e mezzo. L’altra via passa dalla Conference. Giovedì prossimo, al Franchi, l’andata delle semifinali contro il Club Brugge. Gara da non fallire: per tornare in finale e per sognare, oltre ad alzare un trofeo, l’accesso diretto alla prossima Europa League. Che vorrebbe dire alzare l’asticella e rivedere i piani che al momento prospettano i viola fuori da qualsiasi competizione futura. Niente è ancora detto, tutto in discussione. La stagione si può ancora salvare e celebrare.

Fiorentina, dove sono finiti i leaders

Nessuno ha battuto un colpo

Nessuno ha battuto un colpo. Eppure Vincenzo Italiano, che aveva scelto di tenere fuori dai convocati per Salerno i vari Bonaventura, Gonzalez, Beltran e Belotti, è rimasto con un pugno di mosche in mano. Anzi, con quattro reti in tasca e una finale, che poteva essere la sua seconda di fila in Coppa Italia, che è sfumata al 95’ di una sfida davvero infinita. E maledetta. Italiano che si aspettava una prova di qualità anche dai suoi trascinatori. I capitano Biraghi e i quattro rimasti fuori dall’ultima di campionato. E invece? Errori, ritmi bassi, svarioni incredibili. Biraghi che pennella il cross del momentaneo uno a uno di Quarta ma poi incappa in una prestazione insufficiente. Non solo per spinta ma soprattutto in fase difensiva. Troppi palloni persi, troppo larga la marcatura, poca incisività. E che fine ha fatto Nico Gonzalez? Un paio di conclusioni, un rigore reclamato per un pestone di Carnesecchi (l’ex arbitro Luca Marelli, proprio a Radio Bruno, ha confermato come fosse penalty) e poco altro. Dove è finito il vero Nico? Quello dai colpi di classe e dalle partite risolte con una conclusione a effetto, un volo in cielo, una sgasata irrefrenabile? Se poi anche Beltran e Bonaventura steccano e vanno in affanno, allora come è possibile determinare? E nessuno ha dimenticato lo score di Andrea Belotti: un solo gol, in casa contro il Frosinone, chissà quanti giorni fa. Non certo il rendimento che si attendeva il tecnico viola, alle prese con un problema enorme fin dalla cessione di Dusan Vlahovic nel gennaio di tre anni fa. Servirà ben altro, insomma, per provare a schiantare fuori dalla Conference League il Club Brugge e volare in finale. Il sogno di una Coppa non è finito: Italiano e i suoi vorrebbero conquistarla per lasciare un segno al termine di un percorso che li ha visti comunque protagonisti. Ma occorrerà ben altro, a partire proprio dai senatori e da coloro che possono accendere in ogni momento una gara. A Italiano e al suo staff il compito di ritrovare sorrisi, entusiasmo e voglia di terminare col botto una stagione ancora tutta da vivere. 

Fiorentina, Italiano e Gasperini a caccia di un trofeo

Ma chi l’ha detto che senza Coppe si è perdenti? 

E chi l’ha detto che senza Coppa si è perdenti? A chi chiedeva se fosse necessario alzare un trofeo per definirsi vincitori a tutti gli effetti, soltanto pochi giorni fa, il tecnico dell’Atalanta Gian Piero Gasperini ha risposto zittito. Non propriamente d’accordo, al termine di otto anni alla guida della sua squadra portata dalla lotta per rimanere in Serie A ai grandi palcoscenici europei. Capace di schiantare fuori dall’Europa League il quotato Liverpool di un certo Jurgen Klopp e di guardare alla finale di Coppa Italia. Di fronte una Fiorentina, quella di Vincenzo Italiano, che cerca la sua terza finale nel giro di un anno. Ancora tu, Gasp. Nei precedenti nove incroci tra i due allenatori, Italiano ne ha vinti cinque e persi soltanto due (due anche i pareggi). Ma quella di mercoledì sera (ore 21 al Gewiss Stadium) sarà sfida da dentro o fuori. In palio proprio la finale dell’Olimpico, che vorrebbe dire possibilità di alzare al cielo un trofeo. Quel successo che manca ai due allenatori, abili comunque a trascinare le rispettive squadre fino a qui. Nessuno lo ammetterà ma è chiaro che vincere una Coppa vorrebbe dire completare un ciclo, un percorso. Quello di Gasperini è ben più lungo rispetto a quello di Italiano, sulla panchina viola dall’estate del 2021. Il tecnico della Fiorentina sa che con l’Atalanta si gioca una buona parte della stagione e, di fatto, anche della sua esperienza in viola. Poter tornare in finale, così come accaduto lo scorso anno, vorrebbe dire compiere un altro passo verso il sogno di poter regalare un trofeo a una piazza che non lo festeggia da 23 anni. Filosofie a confronto e quel gol d Mandragora, nella gara d’andata, che comunque avrà un peso. Sfida dalle forti emozioni, con 500 tifosi viola al seguito che in realtà sarebbero stati molto di più. Il settore ospiti, però, non può essere ampliato a causa dei lavori che stanno interessando lo stadio di Bergamo. Il calore e la spinta, comunque, non mancheranno. Italiano e Gasperini si giocano molto, se non tutto delle speranze di poter alzare un trofeo. Ma chi l’ha detto che senza Coppe si è perdenti? 

Fiorentina, la macumba del Gallo e le speranze di Italiano

Forse l’unica nota stonata della notte che ha rilanciato la Fiorentina in Europa

La macumba del Gallo. Forse l’unica nota stonata della notte che ha rilanciato la Fiorentina in Europa consegnando la squadra di Vincenzo Italiano alle semifinali di Conference League per la seconda volta negli ultimi due anni. L’assalto, i tiri in porta, pali, traverse. E quella macumba, per utilizzare un termine sdoganato proprio dal tecnico viola, che non ne vuol sapere di lasciare in pace Andrea Belotti. L’attaccante che avrebbe dovuto, almeno in parte, mettere fine alla crisi del gol dei viola. E invece il Gallo si ritrova, suo malgrado, a esserne il principale protagonista. Merito ai portieri avversari, ok. Un po’ di imprecisione che non guasta mai, va bene. Ma poi? Lotta, aiuta, gioca di sponda, esegue i giusti movimenti, arriva alla conclusione. Ma non segna. Un solo gol, all’esordio al Franchi contro il Frosinone al primo pallone arrivato dalle sue parti, e stop. Davvero poco. Italiano lo sprona, la dirigenza lo aspetta, i compagni lo incoraggiano, i tifosi viola lo apprezzano per tutto quel che fa di contorno al gol. Ovvero per il suo apporto in fase offensiva, per il pressing sugli avversari, per la capacità di creare spazi per lanciare in profondità i laterali d’attacco o i centrocampisti che si inseriscono. Ma il gol, non arriva. Complice l’isolamento sempre più evidente di Nzola, assente contro il Viktoria Plzen per “problemi personali” non meglio specificati, tutto ricade comunque sulle spalle di Belotti. Il campionato, con la sfida di domenica pomeriggio in casa della Salernitana, e soprattutto le coppe. La semifinale di ritorno contro l’Atalanta, mercoledì prossimo, e le due semifinali di Conference League contro il Club Brugge. L’attaccante sarà sempre lui. E Italiano, che nel frattempo sta eseguendo qualsiasi rito scaramantico dentro e fuori dal campo, spera che presto la macumba voli via. Spezzando la maledizione e svelando finalmente quel bomber capace di segnare oltre 100 gol in Serie A. 

Fiorentina, l'aspetto mentale nella sfida contro il Viktoria Plzen

Gestione, mentalità e personalità: queste le armi per battere i cechi

Gestione, mentalità, personalità. Quella di domani sera in Conference League, nella sfida di ritorno dei quarti contro il Viktoria Plzen, potrebbe rivelarsi una partita lunga e non di facile risoluzione per la Fiorentina dopo il pareggio a reti bianche ottenuto in Repubblica Ceca. Il fattore mentale, dunque, sarà fondamentale e da non sottovalutare. Lo sa bene Vincenzo Italiano, allenatore dei viola, che infatti ha chiesto tutto il supporto dei tifosi al Franchi. Ci sarà bisogno del loro calore, della loro spinta, del loro entusiasmo specie nei momenti di maggiore difficoltà. Questione di testa, appunto. La Fiorentina dovrà attaccare, ricercare gli spazi giusti, affondare, segnare. E non sarà facile contro una squadra che si chiude tutta dietro la linea del pallone e pensa quasi esclusivamente a difendersi. Per questo, non banale, conterà molto anche quel che sarà l'approccio e quella che sarà eventualmente la gestione del risultato. D'altronde è una caratteristica che potrebbe rivelarsi strategica per la Fiorentina: un salto di qualità a livello mentale per poter gestire e non soltanto spingere sull’acceleratore. Un aspetto che non sempre ha accompagnato Italiano e i suoi. Una squadra costruita per attaccare, per alzare i ritmi del gioco senza pensare troppo a contenere. Anche se proprio nella gara d'andata, nel corso dello zero a zero, Italiano ha mostrato di puntare più alla gestione del risultato che a sbilanciare i suoi ed esporsi teoricamente alle ripartenze avversarie. Uno scatto mentale, insomma, è quel che potrebbe servire alla Fiorentina nel momento più decisivo della stagione. Non di sola spinta si vive, insomma. 

Fiorentina, la sfida infinita con Gasperini

Entrambi si giocano l’accesso alla finale di Coppa Italia

Ancora tu. La storia infinita, o quasi. Quella tra la Fiorentina e Gian Piero Gasperini, nuovamente l’una di fronte all’altro nella semifinale d’andata di Coppa Italia in programma mercoledì sera al Franchi (ore 21). Negli ultimi anni quasi una classica tra due società che con modelli di programmazione differente, cercano un posto fisso in Europa. Chi punta sul prodotto del proprio vivaio, chi fa plusvalenze, chi ancora ha scelto di affrontare ogni avversario proponendo un gioco offensivo e meno contenitivo. E poi il fattore “Gasp”: ovvero l’incrocio con un tecnico indubbiamente tra i migliori per qualità di gioco proposta e per capacità di far esprimere al meglio ogni giocatore a disposizione. Ma non certo tra i più amati a Firenze, altroché. Tutto risale a quel febbraio 2009, quando Gasperini sedeva sulla panchina del Genoa e un certo Adrian Mutu decise di scatenarsi al Ferraris con una tripletta d’autore che in pochi minuti vanificò il triplice vantaggio dei rossoblù e consentì, con quella perla all’ultimo tuffo, di gelare il Marassi (citazione). Un punto d’oro, che avrebbe consentito a fine stagione alla Fiorentina di Cesare Prandelli di tornare in Champions a scapito proprio di Gasperini. Che non la prese benissimo e che da quel momento è bersaglio di cori, a volte ironici a volte al limite dell’offensivo, da parte dei tifosi viola. “Gasperini uno di noi”, il messaggio sulla maglia regalata da parte della tifoseria al tecnico che poi sarebbe andato a Bergamo a avrebbe accusato, tra le altre, Federico Chiesa di essere un simulatore. Un cascatore alla ricerca di chissà quale rigore. Tra gesti verso la Curva Fiesole, presunti sputi all’indirizzo della dirigenza viola, movimenti nel parterre di tribuna, cori razzisti da parte dei tifosi bergamaschi nei confronti di alcuni giocatori della Fiorentina, la sfida è davvero infinita. E alimentata dalla posizione in classifica: adesso migliore quella dell’Atalanta, poco fa quella dei viola. Entrambi si giocano l’accesso alla finale di Coppa Italia, che potrebbe spalancare le porte anche della prossima Europa League oltre ad assicurare le Final Four di Supercoppa in Arabia Saudita. Lo stadio sarà discretamente gremito (intorno ai 25 mila spettatori) e la sfida si preannuncia intensa. Come un classico, ormai. 

Fiorentina, Beltran il grande assente e il rimpianto della Roma

Da centravanti a rifinitore, il momento d'oro dopo mesi complicati

Sarà il grande assente della serata, il desiderio svanito nel giro di poche ore. Si tratta di Lucas Beltran, uomo d’attacco della Fiorentina che in una notte di mezza estate si è imbarcato sul volo che da Buenos Aires lo ha portato a Firenze nonostante i tentativi in extremis della Roma e del suo amico Paulo Dybala. L’argentino, classe 2001 e a segno anche nell’andata degli ottavi di Conference League contro il Maccabi Haifa, sta vivendo il suo periodo di riscatto dopo alcuni mesi, quelli iniziali, davvero complicati. Doveva inserirsi, adattarsi, comprendere il passaggio dal calcio sudamericano a quello italiano tutto fisico e tattica. Da centravanti a rifinitore. La mossa di Vincenzo Italiano è stata perfetta: allontanarlo dalla linea difensiva avversaria, collocarlo sulla trequarti e permettere così all’argentino di muoversi, inserirsi negli spazi e inventare. Nove gol in stagione e la sensazione che quella zona ormai sia di sua competenza. Tanto che Italiano, nel suo 4-2-3-1 che nelle ultime partite si è trasformato in un inedito 4-1-4-1 in fase offensiva, ha abbassato Bonaventura sulla mediana e così tenuto insieme tutti i giocatori di maggiore qualità.Momento d’oro, insomma. Eppure Beltran contro la Roma non ci sarà: è squalificato e così il tecnico viola dovrà inventarsi altro. Magari schierando Bonaventura al suo posto oppure, seguendo il dettame tattico delle ultime sfide, lasciando Jack a centrocampo con Barak che potrebbe trovare spazio dall’inizio dopo la rete della vittoria sul neutro di Budapest. Beltran sarà in tribuna e sicuramente troverà modo di salutare il suo amico Dybala, che per un periodo da ragazzino ha vissuto in casa sua in Argentina insieme al fratello Federico che giocava con la “Joya”. E pensare che per una notte, la scorsa estate, i giallorossi hanno provato a soffiarlo proprio alla Fiorentina puntando anche sul rapporto stretto tra Lucas e Paulo. Gli accordi già presi e la forte volontà anche del River Plate di non rompere quanto già scritto nero su bianco, hanno fatto la differenza. Fondamentale il ruolo del direttore tecnico Nicolas Burdisso, che ha tenuto il punto e portato in viola un talento che dopo il primo periodo altalenante, adesso pare finalmente sbocciato.

Fiorentina, il ritorno in campo di Gaetano Castrovilli

L'ex numero 10 è sceso in campo con la Primavera tornando a riassaporare il campo

Sessanta minuti per tornare a respirare. Si è concluso così il ritorno in campo di Gaetano Castrovilli, reduce da un’operazione che ne ha condizionato la stagione dopo la mancata cessione la scorsa estate in Premier League. L’ex numero dieci viola ha giocato con la Primavera, così come da programma, dopo 276 giorni dall'ultima volta. In versione trequartista nel 4-2-3-1 del tecnico Galloppa, partendo dietro l'unica punta Sene. Un'ora di gioco in cui Castrovilli ha mostrato tutta la sua vivacità nella sfida contro il Milan, riuscendo a colpire anche un palo. Dopo il mancato trasferimento al Bournemouth, e dopo l’operazione per un’insufficienza del legamento crociato anteriore, Castrovilli ha iniziato da metà agosto la lenta riabilitazione che lo ha riportato nel gruppo di Italiano nelle scorse settimane. Già protagonista con la Primavera in un'amichevole negli scorsi giorni, dopo il ritorno in gare ufficiali Castro punta adesso alla convocazione con la Fiorentina dei grandi, magari prima della pausa nazionali in programma fra due settimane.

Italiano ha bisogno dei suoi tre leader

Che fine hanno fatto i trascinatori?

Che fine hanno fatto i trascinatori della Fiorentina? Nico, Arthur, Jack. Tutti e tre a metà servizio con motivazioni differenti, proprio nel momento di crisi dei viola. Non è un caso se nell’ultimo mese e mezzo Vincenzo Italiano e i suoi abbiano raccolto soltanto cinque punti in sette gare di campionato, avviando così una crisi di risultati e di prestazioni che vede la Fiorentina distante sette lunghezze da quel quarto posto che a fine dicembre legittimava con una vittoria di carattere al Franchi contro il Torino. Paradosso, Gonzalez non c’era. Alle prese con un infortunio rimediato a inizio dicembre nella trasferta di Conference League a Budapest. Fuori fino alla seconda metà di gennaio, dopo la semifinale di Supercoppa a Riad persa malamente contro un Napoli che prima e dopo quella gara ha manifestato tutta la sua crisi (è dietro ai viola, in classifica). A spiegare il momento dei suoi tre leader, ci ha pensato direttamente Italiano dopo il pari di Empoli. “Nico è rientrato dopo due mesi, Bonaventura ha avuto un problema al tallone, Arthur deve essere gestito”. Poi ha aggiunto: “Soltanto facendoli giocare possono crescere di rendimento. Devono alzare la qualità e li stiamo aspettando”. Molto dipende dal loro pieno recupero, fisico e mentale. Gonzalez sta trovando continuità e ormai si avvia ai 90’ nelle gambe ma non riesce a incidere come vorrebbe. Poca esplosività, spostato prima a sinistra come agli inizi della sua avventura in viola e poi nuovamente a destra. Il feeling con Belotti da affinare, la concretezza da ritrovare. Arthur invece è alle prese con un problema da alcune settimane e Italiano lo sta gestendo: salta alcuni allenamenti, altri lavora in maniera differenziata. Non sempre a regime, il tecnico però non ha sostituti all’altezza in rosa e Maxime Lopez è stato bocciato anche a Empoli con l’inserimento di Mandragora al fianco di Duncan nella mediana. Infine Bonaventura. Tra qualche panchina di troppo, per un Beltran schierato trequartista, e i rumors sulla trattativa per il rinnovo che si è arenata per ammissione del suo agente. Che succede? E’ un momento delicato per Jack ma Italiano lo conosce bene, sa anche livello caratteriale cosa sia giusto fare con quel suo ex compagno di squadra (ai tempi del Padova) e adesso leader dentro e fuori dal campo. Nel malessere di Bonaventura c’è tutta l’insoddisfazione di un gruppo che però sta cercando in tutti i modi di ripartire per non vanificare quanto costruito negli ultimi tre anni con Italiano in panchina. Il tecnico si affida al loro ritorno al 100% e la sensazione è che soltanto in quel momento la Fiorentina potrà davvero ripartire a pieno regime.